Concerto, show e trionfo per Riccardo Muti al Pala De André di Ravenna fotogallery

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Ravenna e il Pala De André hanno riservato al Maestro Riccardo Muti, agli orchestrali, ai coristi e ai soliti una vera ovazione ieri sera, 11 luglio, al termine di un’impeccabile esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven nell’ambito del progetto Le Vie dell’Amicizia per il Ravenna Festival. Dopo l’ultima nota è scattato il caldissimo applauso e tutti sono scattati in piedi per attribuire, soprattutto al Maestro Muti, una sorta di trionfo.

Riccardo Muti

È ormai una consuetudine del Festival, eppure ogni anni l’applauso sembra più forte e caldo, come se la città volesse stringersi sempre di più attorno al suo musicista simbolo, che dà lustro al nome di Ravenna, oltre che della musica italiana, nel mondo. E il Maestro, anche in questa occasione, non ha mancato di tenere un breve discorso a braccio, che da subito si è trasformato in uno show, oltre che in una ramanzina rivolta soprattutto ai politici nazionali che non sanno valorizzare la grande musica italiana.

IL CONCERTO

Il concerto delle Vie dell’Amicizia di Ravenna Festival – il ponte di fratellanza attraverso l’arte, la musica e la cultura che quest’anno ha proposto il gemellaggio Atene – Ravenna – è giunto a Ravenna dopo Atene. Il concerto che si era tenuto con grande successo martedì 9 luglio al Teatro di Erode Attico sotto l’Acropoli è stato replicato ieri sera giovedì 11 luglio al Pala De André.

Dopo l’esecuzione degli inni nazionali italiano e greco – tutti in piedi – Riccardo Muti ha eseguito la Sinfonia n. 9 in re minore per soli coro e orchestra Op. 125 di Ludwig van Beethoven, un’opera carica di grande significato, con le parole dell’Inno alla gioia di Schiller che è diventato anche l’inno dell’Unione Europea.

LO SHOW

Dopo il concerto e gli applausi, Muti ha impugnato il microfono e ha parlato per alcuni minuti di fronte a quello che si definisce in gergo parterre de roi, fra il pubblico anche la signora Maria Elisabetta Alberti Casellati, Presidente del Senato. Muti ha iniziato ricordando a tutti, anche a qualcuno a Roma, che senza Italia e Grecia non esisterebbe l’Europa (primo scrosciante applauso). Ha ringraziato la signora Casellati per la sua presenza e anche i vari Sindaci di Ravenna che si sono susseguiti per il costante sostegno al Ravenna Festival, ma ha rampognato i politici nazionali perchè negli anni non hanno mai fatto molto per valorizzare la grande musica italiana, malgrado lui ne abbia conosciuti tanti e a tutti si sia raccomandato di fare qualcosa in questo senso, e qui ha fatto una battuta – è stato sempre un dialogo fra sordi e Muti – che ha mandato in visibilio il pubblico.

Poi è tornato sul tema a lui caro dell’insegnamento della musica e della valorizzazione soprattutto dei giovani, citando l’esempio dell’Orchestra Cherubini. Muti ha calcato la mano sull’orgoglio italiano, perchè non siamo solo il paese del bel canto come si sente dire oggi in giro per il mondo, ma siamo il paese che ha inventato la grande musica. Solo che ci stanno perfino scippando le parole, come per il modo di suonare il contrabbasso: ci sono due scuole, una francese e una tedesca, ebbene entrambi i modi di impugnare l’arco e di suonare sono stati inventati da italiani, ha detto il maestro, che poi ha chiuso con una facezia in napoletano, a dire che non dobbiamo come italiani rimanere nudi e che, quindi, i nostri politici devono darsi da fare per difendere la nostra grande tradizione culturale. Altra ovazione finale. E poi cala il sipario su una grande serata di musica, l’ennesima di questo Ravenna Festival numero trenta.

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Commenti

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  1. Scritto da Mirko Ragazzini

    Buongiorno, potreste pubblicare l’intero discorso di Muti?
    Grazie.

  2. Scritto da Direttore

    Abbiamo solo lo spezzone registrato. Ci dispiace. LA REDAZIONE