Conferenza-concerto su Ludwig van Beethoven e la Nona Sinfonia organizzato dall’Accademia degli Incamminati di Modigliana

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L’Accademia degli incamminati di Modigliana ha realizzato la conferenza-concerto “L’utopia della gioia, nascita e fortuna della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven”, in occasione di 200 anni della esecuzione di una delle opere più famose dell’autore tedesco.

Il Teatro Goldoni di Bagnacavallo, pienissimo per l’occasione, ha ospitato sabato scorso  l’evento promosso dall’Accademia col patrocinio del Comune di Bagnacavallo e la collaborazione della Biblioteca Classense di Ravenna.

“Il grande successo di pubblico riscosso dalla manifestazione – dichiara il Presidente Venerino Poletti – conferma la validità delle proposte dell’Accademia modiglianese e la sua attenzione nel promuovere e diffondere le conoscenze nel quadro dell’unità e universalità della cultura”

Per parlare dell’argomento è stato chiamato Sandro Cappelletto musicologo, scrittore e storico della musica, che ha realizzato una lezione spettacolo insieme ai maestri Andrea Cappelleri, direttore d’orchestra, e Daniele Ambrosi, pianista.

L’alternarsi di spiegazioni ed esecuzioni delle parti salienti della Nona Sinfonia, hanno permesso al pubblico di comprendere a fondo il significato di questa opera, composta da Beethoven quando il musicista oramai era diventato sordo. Per la prima volta Beethoven fece ricorso a un testo affidando ai solisti e al coro le parole dell’Ode alla Gioia di Friedrich Schiller. Il 7 maggio 1824, dopo alterne vicende, la Nona e ultima Sinfonia del grande compositore tedesco debuttò a Vienna e fu un successo assoluto.

“Con questa composizione Beethoven ci invita a credere che la lieve ala della Gioia possa posarsi su di noi, a credere che gli uomini, divenuti uno all’altro fratelli, si possano tutti abbracciare in una condivisa armonia – spiegano dall’Accademia degli incamminati -.  Questo è l’aspetto utopico di una musica che dal 1972 è diventata l’Inno dell’Unione Europea, ma che è stata anche l’inno della Rhodesia razzista, e che Stanley Kubrick, in Arancia meccanica, ha scelto come colonna sonora delle scene più violente. Tuttavia la sublime dolcezza di alcuni passaggi, l’entusiasmo che è capace di suscitare, ci fa sentire la necessità di quella musica e ci rendiamo conto di quanto quegli ideali, che troppo spesso appaiono irraggiungibili, siano assolutamente necessari”.

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