Ancisi: “Poco conveniente cedere l’Accademia a Bologna. Ecco le nostre proposte per tenerla qui”

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sabato 18 ottobre 2008

"Avevo visto giusto – afferna il capogruppo di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi – mercoledì scorso, in commissione, nel chiedere un supplemento di informazioni sul conto economico e di approfondimento degli aspetti tecnici riguardo alla convenzione con l’Accademia di Bologna: richiesta accolta, col rinvio della decisione della commissione consiliare Cultura ad una seconda riunione, che avrà luogo lunedì prossimo.

Il raffronto, prodotto ieri dall’amministrazione comunale, tra le previsioni di spesa secondo l’attuale gestione dell’Accademia di Ravenna e quelle secondo la convenzione con Bologna dimostra che il risparmio di spesa, da un’operazione così traumatica come la soppressione delle scuole tradizionali di pittura, scultura e decorazione e il mantenimento della sola scuola del mosaico, è di appena 200 mila euro su 932.

Peraltro, le entrate, praticamente pari (-4 mila euro), non tengono conto che le iscrizioni ai primi anni delle scuole tradizionali, bloccate, di fatto, fin da luglio, quando se ne erano registrate otto a livello di pre-iscrizione, avvengono normalmente in autunno. Del resto, come si può pretendere che arrivino iscrizioni, quando sul sito web dell’Accademia non esiste informazione al riguardo?

1. Un risparmio di spesa potrebbe ricavarsi, per circa 100 mila euro, adeguando gli attuali corsi delle scuole tradizionali al decreto 482 del 2008 (che richiede la maturazione di 108 crediti formativi per le discipline di base e caratterizzanti), tenuto anche conto che la scuola di scultura, andando in pensione l’insegnante di ruolo, era comunque destinata a non ricevere nuovi iscritti. In tal senso, la dichiarazione degli studenti di voler proporre uno schema riorganizzativo dei corsi, capace di produrre risparmi, rappresenta l’opportunità per ricercare una soluzione equilibrata tra le opposte concezioni.

Si potrebbe così comporre o almeno ridurre la frattura traumatica che si è prodotta nella città, le cui voci di ogni genere e autorevolezza si sono unanimemente espresse contro la convenzione con Bologna così com’è, difesa soltanto dalla giunta comunale e, magari a denti stretti o senza dire una parola (PRI, PDCI, Sinistra Democratica), dai soli gruppi di maggioranza.

2. Altre risorse potrebbero venire da sponsor privati, come le Fondazioni bancarie, i grandi gruppi industriali, ecc., i quali si spendono continuamente su molti progetti culturali caldeggiati dall’amministrazione comunale, che non hanno tutti la valenza di un problema così grave come la demolizione di un’istituzione culturale pluricentenaria.

3. In ogni caso, se è vero (anche se non lo è) che, pure con Bologna, l’autonomia di Ravenna è mantenuta, come assicura la giunta comunale, l’Accademia deve essere subito dotata di uno statuto e dei conseguenti regolamenti didattici, imposti dalla legge di riforma del 1999 e mai introdotti. Lo “Statuto di autonomia”, che è possibile e ammesso anche in presenza di insegnanti assunti soprattutto a tempo determinato, serve per dare valore alle decisioni del collegio dei docenti, riconoscendolo come organo che, autonomamente, contribuisce alla gestione dell’istituto, assumendo la responsabilità piena della didattica.

4. Infine, la spaccatura tra il governo locale e il mondo della cultura e della società suggerisce che la gestione del rapporto con l’Accademia di Bologna e del suo impatto con l’Accademia di Ravenna, con particolare riferimento alla scuola di mosaico, si avvalga di una commissione tecnica ristretta, di carattere consultivo, creata ad hoc, che, per esempio, potrebbe essere composta dal coordinatore della scuola, prof. Strada, dal dirigente del liceo Artistico, prof. Landi, dalla dirigente del Comune competente sulla formazione superiore, dr.ssa Mazza, e ovviamente dal direttore dell’Accademia di Bologna, o suo delegato".

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