Cercasi stagionali. Tommaso, ex porta pizze: “Cinque euro l’ora per lavorare in nero”. Cgil: “Mai vista una busta paga in regola”

"In caso di furto o smarrimento dei guadagni, 'l'accordo' era che dovevo restituire tutto, rimettendoci di tasca mia" aggiunge Tommaso. Cgil: "Stipendi al di sotto delle tariffe sindacali e orari di lavoro massacranti"

Cinque euro l’ora per lavorare in nero, senza alcuna responsabilità dei titolari in caso di incidente, furto o smarrimento dei guadagni di fine serata. “In quel caso, ‘l’accordo’ era che dovevo restituire tutto, rimettendoci di tasca mia” spiega il 18enne Tommaso, che ha lavorato come porta pizze in una pizzeria di Marina di Ravenna, per quasi due anni.

“Le mance non erano male, a fine turno ne usciva un bel gruzzoletto e poi era un lavoretto estivo, che ho iniziato per essere più indipendente dalla mia famiglia. Anche se lavoravo solo 4/5 ore al giorno, i turni erano abbastanza pesanti perché a Marina di Ravenna c’è sempre tanta gente, soprattutto d’estate. È vero, le condizioni lavorative non erano il massimo, ma non era altrettanto facile trovare di meglio. Ogni sera, mi davano un borsello con dentro 50 euro, che erano da restituire. I responsabili del locale tenevano i conti e, come accennavo prima, se mancava qualcosa, dovevo pagare io. C’erano serate dove andavi in giro con 500/600 euro in borsa; il rischio di essere derubato o perdere parte di quei soldi era molto alto e loro se ne approfittavano. Diciamo che in giro ci sono poche alternative e tutto sommato a me è sempre andata bene. Conosco ragazzi che non sono stati pagati e a fine turno dovevano anche passare lo straccio. Per fortuna non mi è mai successo nulla, perché altrimenti i danni sarebbero stati a carico mio e della mia famiglia. È ovvio che se avessi trovato di meglio, sarei andato via molto prima” aggiunge Tommaso.

Di tutt’altro avviso è invece l’esperienza di Francesca, che ha lavorato per cinque anni come barista in un locale della movida ravennate, facendo anche gli extra al mare.

“Lavoravo 9 ore al giorno, con pause sempre assicurate e un giorno di riposo settimanale – racconta Francesca – . La tariffa al mare era di 70 euro al giorno, in città un po’ meno.  Avevo un regolare contratto, che rinnovavano ogni 6 mesi e ogni 3 per la stagione estiva. Alla fine lo stipendio era decoroso, portavi a casa dai 1.000 ai 1.400 euro. Probabilmente ho avuto fortuna, immagino ci siano situazioni diverse, in cui i ragazzi sono sfruttati, ma è anche vero, dall’altra parte, che oggi molti miei coetanei rifiutano il lavoro stagionale perché ‘limitativo’. In effetti, chi fa il cameriere o il barista, soprattutto negli stabilimenti balneari, deve lavorare nei weekend e per tutta l’estate, mentre magari i suoi amici escono a divertirsi e a fare serata”.

“Molto probabilmente la difficoltà nella ricerca del personale da parte del settore turistico e della ristorazione è da imputare anche a questo aspetto: sempre meno giovani hanno voglia di lavorare, anche se pagati regolarmente. Si lamentano per gli orari di lavoro, per gli stipendi ritenuti bassi. Inoltre, c’è da valutare che da noi la stagione al mare è corta. Dura solo tre mesi, quindi hai diritto ad un mese di disoccupazione e molte persone tengono conto anche di questo. Il mio ex titolare mi raccontava che se fino a 12 anni fa riceveva in media 70 curricula tra febbraio e marzo per la stagione estiva, ad oggi ne ha ricevuti solo 7. Dopo la laurea, non trovando subito lavoro, mi sono iscritta ad un corso per ‘addetti alla ristorazione’ promosso da Confesercenti, che prevedeva anche un periodo di stage. Iniziato il tirocinio come barista presso questo locale, alla fine dello stage mi hanno assunta e sono rimasta per 5 anni. Il rapporto tra colleghi e datori di lavoro è sempre stato ottimo e anche oggi, che svolgo un lavoro di tutt’altro tipo, so che potrei tornare da loro se avessi bisogno di fare degli extra. Ho sempre lavorato fin da quando ero piccola, mia madre gestiva un’edicola. Ricordo che nonostante mi svegliassi presto ogni mattina e lavorassi anche nel weekend, non mi è mai mancato il tempo da dedicare agli amici. Volendo, con un po’ di organizzazione, si riesce a fare tutto, anche viversi l’estate e comunque, i ‘sacrifici’ lavorativi richiesti sono solo per tre mesi”.

Una cosa è certa, esperienze positive o meno, anche quest’anno, come da diversi a questa parte, si torna a parlare della difficoltà, da parte degli operatori turistico-balneari, nel reperire lavoratori stagionali. Pochi giorni fa, il presidente della Cooperative Spiagge Ravenna Maurizio Rustignoli aveva dichiarato, in un‘intervista rilasciata a RavennaNotizie, che “il tema della carenza di organico è granitico e si ripete ogni estate. Il settore balneare ravennate soffre la carenza del 50% delle figure necessarie. E non accetto che la risposta sia ‘non li pagate’ perché sono baggianate. Negli ultimi anni siamo stato costretti a rivolgerci alle agenzie interinali e a pagare quindi ancora di più. Il sistema turistico ha bisogno di tutte le figure, dal bagnino allo chef. È chiaro che ‘fare la stagione al mare’ significa lavorare il sabato, la domenica e a volte anche la sera ma sono tutte ore pagate. Chi ha veramente voglia di darsi da fare riesce a guadagnare ottimi stipendi”.

Forte è la risposta che arriva dalla Cgil, che attacca e tuona contro le associazioni di categoria. “I dati forniti dal nostro Osservatorio – spiega Cinzia Folli, referente Filcams Cgil – ci mostrano una realtà ben diversa, in buona parte fatta di stipendi ormai al di sotto delle tariffe sindacali e di orari di lavoro massacranti, senza giornata di riposo e con inquadramenti contrattuali, che spesso non coincidono con la mansione effettivamente svolta. Ci sono part time, che si rivelano full time, stipendi versati per metà in busta paga e per l’altra metà no. Il tema delle condizioni precarie in questo settore non è una novità, diciamo che si ripresenta ogni anno. Solo che adesso, a fronte di turni di lavoro sempre pesanti, c’è una netta diminuzione in termini di retribuzione generale. Sappiamo che ci sono anche tante aziende che lavorano bene, tuttavia, quello che posso affermare per certo, dopo tanti anni nel sindacato, è di non aver mai visto una busta paga di uno stagionale che fosse in regola. Tra mancati riposi, straordinari non pagati, contributi non versati, qualcosa manca sempre”.

Commenti

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  1. Scritto da Maria

    Sono anni che dura questa situazione, tutti sanno, nessuno fa niente!

  2. Scritto da Ed

    Tranquillo tranquillo, i gestori si sono appena destati perchè dal 2024 FINALMENTE la (LORO) pacchia termina.

    Adesso capite perchè vorrebbero mantenere lo status quo…??!!

  3. Scritto da Giovanni lo scettico

    “Tra mancati riposi, straordinari non pagati, contributi non versati, qualcosa manca sempre” ma questi che sottopagano i dipendenti sono gli stessi che protestano contro la direttiva europea?

  4. Scritto da Paolo

    I privilegiati balneari, oltre che pagare ridicole tariffe demaniali e TARI, sfruttano anche i lavoratori.

  5. Scritto da Davide

    Non solo sono sottopagati ma li fanno lavorare in ambienti non idonei, che chiamano ristoranti ma sono delle baracche abusive. Visto le norme igieniche che devono rispettare i veri ristoranti, come è possibile che i bagni abbiano le autorizzazioni?

  6. Scritto da batti

    ma cosa srivete, i stagionali prendono anche piu di 15000 mila euro a stagione piu anche del reddito dei proprietari..

  7. Scritto da Piemme

    Se gli stagionali fossero assunti regolarmente (busta paga e contributi come da contratto Nazionale) forse ci sarebbe la fila per farsi assumere ma visto che le cose non sono cambiate nonostante il tempo passi(40anni fa 4 stagioni in un edicola 10 ore al giorno contributi versati 0 e uno stipendio basso) non lamentatevi se non trovate personale per le vostre attività.