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RAVENNA FERMO IMMAGINE / 18. Sei identità svelate negli affreschi di Santa Maria in Porto Fuori

Che i polentani considerassero la basilica di Santa Maria in Porto Fuori la loro chiesa, è questione documentata fin dal 1292 quando Lamberto da Polenta, podestà di Ravenna, fa occupare a mano armata il campanile a fini di difesa della costa. Lo stesso Lamberto nel testamento del 1316 dispone che il suo corpo abbia sepoltura in quella chiesa.

Nel 1314 Guglielmo da Polenta, nipote di Lamberto e di Francesca (“da Rimini”) figura come priore ed è sotto di lui che si eseguono lavori e decorazioni nella basilica. Guglielmo reggerà le sorti di Porto sino al 1337 quando signore di Ravenna è, prima Guido Novello, l’ospite di Dante, poi in tempi alterni, Ostasio da Polenta.

A tale filiera polentana possiamo aggiungere che verso la fine del XIII secolo, Chiara da Polenta ha fondato il monastero di Santa Chiara e che gli affreschi delle due chiese furono eseguiti quasi in contemporanea dalle stesse maestranze dei pittori riminesi.

GLI AFFRESCHI PORTUENSI

Negli affreschi portuensi, oltre la figura statuaria identificata nell’arcivescovo Rainaldo (eseguiti quindi dopo la sua morte nel 1321) altri due gruppi si presentavano, raffigurando persone totalmente estranee alle scene sacre dipinte sulle pareti.

Da un balconcino assistono alla strage degli Innocenti due figure femminili: una donna ornata, cui fa seguito una monaca.

Alla scena della nascita di Maria assistono, invece, tre figure maschili con gli abiti del tempo e tra questi, due uomini con la barba. L’uno e l’altro gruppo erano collocati all’estremità della parete orientale.

Numerosi studiosi si sono impegnati ad attribuire un nome alle cinque figure; in questa pagina ci atteniamo alla riflessione di Monsignor Mario Mazzotti che a suo tempo fu parroco della stessa chiesa di Porto e ne raccolse i resti l’indomani della sua distruzione avvenuta la domenica del 5 novembre 1944, a seguito di un bombardamento aereo anglo-americano.

“Sono le uniche figure – commenta Monsignor Mazzotti – completamente estranee dal punto di vista iconologico alle sacre rappresentazioni; ed un motivo per introdurle vi deve essere stato”.

La presenza della figura di Rainaldo in posizione così eminente può giustificarsi col fatto che egli nella Ravenna del primo Trecento svolse una azione davvero eccezionale non solo in campo religioso, ma anche in quello civile, come rettore della Romagna. Per la basilica di Porto egli fu il consacratore della nuova ampliata chiesa e il suo ricordo doveva rimanere legato nel tempo alla basilica.

MA LE ALTRE FIGURE?

Certo dovevano essere uomini e donne legati in modo particolare alla basilica di Santa Maria in Porto Fuori: alla chiesa, alla canonica, alla vita ravennate e alla famiglia della Signoria dominante.

Il nome di Guglielmo da Polenta potrebbe allora rivelarsi decisivo: un da Polenta che nelle pitture con cui fa ornare la sua basilica vuole onorare le persone che più gli erano vicine e che nella sua vita avevano un ricordo.

Guido Novello, cugino e signore, oppure Lamberto, zio sulla cui tomba poteva pregare ogni giorno. E se Lamberto, perché non anche la zia Francesca, la cui morte i da Polenta ritenevano un assassinio?

Forse proprio perché “assassinata” ebbe posto come spettatrice nella scena del grande assassinio erodiano. E poi Chiara da Polenta, che sembra voler attenuare col suo abito la mondanità della figura principale.

Si può riconoscere in una delle figure barbate (quella esterna) un ritratto di Dante, onorato ed ospitato da Guido Novello e qui in dialogo serrato con lui, che Santa Maria in Porto avrà certamente frequentato, magari in una di quelle giornate solenni in cui i ravennati veneravano l’icona greca della Vergine…

Fin qui Monsignor Mazzotti. Ma in questo gruppo noteremo infine un terzo volto, alle spalle di Guido e Dante: più paffuto e senza barba, che non partecipa al dialogo e che osserva noi che lo guardiamo. Perché non un ritratto dello stesso Guglielmo da Polenta sotto il cui priorato furono iniziati e portati a compimento anche i lavori pittorici?

Monsignor Mazzotti non accenna naturalmente a quest’ultima ipotesi ed anche noi uniremo la nostra confessione a quella del grande studioso e parroco “la mia fantasia ha corso un po’ troppo; allo stato attuale degli studi tutto quanto ho detto su queste figure rimarrà una ipotesi allettante, ma sempre una ipotesi”.

Santa Maria in Porto Fuori

Didascalie delle immagini:

1) La basilica di Santa Maria in Porto Fuori nell’anno 1938

2) Novembre 1944: la basilica distrutta dalle bombe. La figurina in nero al centro delle macerie è il parroco don Mario Mazzotti

3) Guido Novello da Polenta in dialogo con Dante. Alle loro spalle Guglielmo da Polenta

4) Francesca da Rimini e Chiara da Polenta

5) L’Arcivescovo di Ravenna, Rinaldo da Concorezzo

6) La celebre terzina dedicata a Ravenna come si legge nel Canto XXVII dell’Inferno. Trasportata in prosa e nel linguaggio corrente, potrebbe suonare così: “Ravenna non è cambiata, l’aquila dei da Polenta la governa e anche Cervia protegge sotto le sue ali”

7) De’ Bacco Venuti: Dante svela in sogno al figlio Jacopo dove cercare le pagine del Paradiso

8) Jan Toorop (1858-1928): Dante nella voragine infernale. Cartolina dell’artista per le poste olandesi nell’anno 1942

9) “I ritratti più conosciuti di Dante, da Giotto a Raffaello”, cartolina postale nella giornata della società Dante Alighieri (1935)

 

Commenti

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  1. Scritto da Marco

    È una meraviglia, inviterei Tutti a visitarla.