La faentina Carlotta Ragazzini tra le protagoniste di Parigi: “Sempre più persone guardano alle Paralimpiadi con occhi diversi”

Carlotta Ragazzini, classe 2001 e originaria di Faenza, ha elevato il gioco tricolore nel tennistavolo alle Paralimpiadi di Parigi. L’Azzurra faentina ha infatti conquistato il bronzo nel singolare femminile WS3 regalando all’Italia la medaglia numero 56 (28 di bronzo) della XVII Paralimpiade. Si tratta della seconda medaglia nel medagliere italiano storico del tennistavolo.
La giovane atleta, all’esordio paralimpico, ha disputato uno splendido torneo: dall’inizio della competizione negli ottavi di finale, in cui ha superato al quinto set la turca Hatice Duman, nei quarti dove ha battuto in tre set la croata Helena Dretar Karic, fermandosi infine contro la sudcoreana Yoon Jiyu.

L’INTERVISTA

Carlotta iniziamo con la tua prima esperienza alle Paralimpiadi: che atmosfera hai respirato nel villaggio?

“E’ stata un’esperienza bellissima vivere nel villaggio paralimpico per due settimane. Trattandosi della mia prima Paralimpiade ero come una bambina nel paese dei balocchi! Per me era tutto nuovo, tutto bello e tutto grande (sorride). Ero contentissima insomma. Sicuramente al villaggio ho respirato un clima che in buon parte mi aspettavo. Ti ritrovi circondata da migliaia di persone provenienti da tutto il mondo che sono nel tuo stesso posto con le medesime ambizioni e gli stessi scopi. Tutti gli atleti giungono alle paralimpiadi con l’obiettivo di vincere le medaglie.
Riassumendo, quello che vediamo più in piccolo nei tornei internazionali l’abbiamo vissuto decisamente più in grande al villaggio paralimpico. Siamo abituati a vedere persone da tutto il mondo, ma che praticano il tennistavolo. Vedere invece tantissimi atleti e atlete che praticano sport diversi con tante disabilità differenti è sicuramente un’esperienza unica”.

Gli ascolti nei confronti delle paralimpiadi sono aumentati molto a livello globale. Che sensazioni hai riguardo la crescita del fenomeno paralimpico?

“Sicuramente è un fenomeno in crescita. I miei compagni di squadra e il nostro direttore tecnico vantano esperienza alle Paralimpiadi e mi hanno riferito che quella del 2024 è stata l’edizione più seguita e maggiormente coperta dai media (in particolare dalla TV) nella storia. Quando ho terminato la mia prima partita che è stata trasmessa in diretta, su Rai 2, ho acceso lo smartphone e non avevo mai ricevuto così tante notifiche in vita mia!  Ovviamente non siamo abituati a questo aspetto, però ti confesso che è una bella sensazione. In quel momento realizzi che la gente sta guardando con un occhio diverso rispetto a prima le Paralimpiadi. Penso che fino a non molto tempo fa, per la maggior parte delle persone, le Paralimpiadi fossero un evento da seguire con curiosità mista a scetticismo. Ora invece è evidente come la curiosità si estenda ad aspetti squisitamente tecnici e sulle fasi delle partite. Dovremmo arrivare (cosa che in parte sta già avvenendo) a guardare le Paralimpiadi seguendo la prestazione sportiva oltre che concentrarci sulla storia della persona che si cimenta in una disciplina paralimpica. Sicuramente la storia personale è una parte bellissima e importante, ma in quanto atleti ovviamente ambiamo ad essere valorizzati nel modo giusto dal punto di vista sportivo.”

Quanta differenza intercorre tra il percorso di un atleta normodotato e un atleta paralimpico?

“Molto meno di quello che si potrebbe pensare. I sacrifici compiuti e le ore trascorse in palestra per allenarsi sono gli stessi dei normodotati, anche se la storia personale di un atleta paralimpico può essere intesa come un valore aggiunto. E spesso lo è. Ovviamente il percorso che porta noi atleti paralimpici a iniziare la pratica sportiva rispetto agli atleti normodotati è diverso. Tuttavia, a un certo punto, si deve guardare la parte sportiva ed è quello che è successo a Parigi. Credo si tratti di un segnale di cambiamento decisamente positivo! Teniamo presente che le gare sono sempre più competitive, quindi la differenza con lo sport dei normodotati si sta assottigliando sempre di più”.

Carlotta Ragazzini_2

Ripercorriamo le fasi salienti del torneo tennistavolo a Parigi…

“I quarti di finale contro l’atleta croata sono stati una partita fondamentale. Si trattava di uno spartiacque tra l’essere eliminati o essere dentro per giocarsi la medaglia. L’avversaria la conoscevo come tutte le altre rivali, però il risultato non è mai scontato, soprattutto alle Paralimpiadi. Ritrovarmi alla prima esperienza nei quarti di finale, essendo consapevole di starmi giocando la possibilità di avanzare per conquistare una medaglia, è stato assai duro, in particolare per il nervosismo che ho provato.  Non vai certo a giocare una partita del genere a cuor leggero! Ho cercato di vivere la partita il più serenamente possibile mettendo in pratica quello che avevo imparato sino ad allora. Mi sono concentrata sulle questioni ‘tecniche’ piuttosto che pensare al fatto che mi stavo giocando il posto per la semifinale. Direi che tutto sommato è andata bene la partita e sono soddisfatta.
Successivamente ho disputato la semifinale contro l’atleta coreana che è la numero uno del ranking mondiale e partiva anche da favorita per vincere il titolo paralimpico. Avevo già affrontato l’atleta coreana in passato ma non avevo mai vinto contro di lei. Ho ben compreso la complessità della partita, ma volevo giocarmi tutte le carte senza partire dandomi già per vinta. E’ stata una partita aperta e abbastanza equilibrata. Sono contenta del mio risultato finale e di come ho affrontato l’impegno.”

Il tuo status è cambiato dopo l’esperienza paralimpica?

“Non credo. L’ho vissuta e la sto vivendo molto tranquillamente. Sono contenta di tutto il supporto che abbiamo ricevuto da casa. Sai, anche solo le persone che abitano vicino a noi ci hanno supportato mettendoci l’anima! Credo che le Paralimpiadi siano servite per invogliare la gente nel continuare a seguirci. Alla fine è questa la cosa importante. Personalmente non mi interessa essere famosa o molto chiacchierata”.

Quali sono i tuoi prossimi impegni con la nazionale?

“Dunque, a livello di grandi competizioni, nel 2025 disputeremo gli europei e nel 2026 i mondiali. In questi mesi restanti del 2024 non abbiamo tornei in programma quindi ripartiremo con i tornei internazionali dal 2025. Specifico che la preparazione in vista degli europei avverrà nel settembre 2025”.

Che mi dici invece del campionato per club?

“Il campionato di A1 italiano sarà molto tosto anche quest’anno. Innanzitutto giocheremo i “concentramenti” per il campionato e le società presenti sono davvero molte.
Sono tesserata per la società “Lo Sport è Vita” e negli ultimi tre anni abbiamo sempre vinto il campionato.
Durante l’anno affrontiamo solitamente tre concentramenti in posti diversi d’Italia nei quali giochiamo contro tutte le altre società presenti nel campionato di A1.
In una fase successiva della stagione disputiamo anche l’A2 dove militano squadre più toste rispetto all’A1.
Non dimentichiamo, infine, i play-off dei campionati italiani che si svolgono per decidere il titolo…si tratta sempre di match molto interessanti”.

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