Barattoni (PD): condivido grido di dolore di Isola, errore non dare più battaglia su ricostruzione, ora serve cambio di passo. Voglio un piano verde per Ravenna

Mentre diluviava e un pezzo di Romagna si allagava, mentre la destra attaccava a testa bassa la Regione a Roma e a livello locale, il segretario PD di Ravenna Alessandro Barattoni taceva, tenendo per sé l’indignazione (“ho preferito restare in contatto con i sindaci ed essere accanto a loro, che con sofferenza e impegno stavano cercando di fare il meglio per le loro comunità travolte dagli eventi” dice).

Ma ora che il peggio è passato, il candidato del centrosinistra alla guida di Ravenna parla e non risparmia nulla alla destra (“credo che a questi dirigenti di Fratelli d’Italia della Romagna non freghi assolutamente nulla” dice e poi aggiunge su Musumeci: “Se poi questo qualcuno ha gestito per anni la Regione Sicilia, che oggi è nella morsa della siccità – solo per dirne una – e poi ci viene a dire che la Romagna vuole approfittarsi dello Stato, con tutto quello che è accaduto: beh, questo è troppo”). 

Ma fa anche autocritica sull’aver troppo sopportato (“l’errore strategico… abbiamo pensato che la leale collaborazione istituzionale da parte dei territori fosse una condizione utile e necessaria e quindi siamo passati sopra il ritardo nella nomina del Commissario, siamo passati sopra il fatto che il Commissario non era quello che il territorio aveva chiesto, siamo passati sopra al primo decreto…”), approva l’iniziativa del sindaco di Faenza Massimo Isola (“è un grido di dolore”) e promette un cambio di passo sulle politiche ambientali, nella battaglia culturale sui cambiamenti climatici: “Dovevamo e dobbiamo fare una battaglia e portarci dietro più persone possibili, perché oggi negare quello che sta accadendo vuol dire ingannare le persone e rendere più pericolosi i nostri territori. Serve maggiore consapevolezza non solo nelle forze politiche, non solo nei gruppi dirigenti della società, ma fra i cittadini.”  La battaglia decisiva – dice – è quella per i Piani speciali da 4,5 miliardi fermi al Ministero dell’Ambiente. Anche il PUG di Ravenna dovrà in qualche modo raccordarsi con quelli.

Alessandro Barattoni

L’INTERVISTA

Segretario Barattoni, partiamo dal fattore tempo. Credo tutti, nessuno escluso, si fossero illusi dopo l’alluvione dell’anno scorso che ci sarebbe stato più tempo per fare le cose e cambiare ciò che era necessario per mettere in sicurezza il territorio. Invece il tempo non è stato abbastanza: non c’è più tempo.

“Sedici mesi dopo gli eventi del maggio 2023 costituiscono un tempo brevissimo. Di quegli eventi abbiamo sempre riconosciuto il carattere di straordinarietà. Nessuno di noi nutriva l’illusione che dovessero passare secoli prima di rivedere un evento del genere, ma sedici mesi è davvero un lasso di tempo troppo breve. E in questo frangente purtroppo si è perso anche del tempo. Sebbene le opere di riparazione fatte abbiano tenuto.”

Ecco, questo va detto: non è vero come qualcuno va dicendo che i fiumi hanno rotto dove avevano rotto sedici mesi fa.

“Infatti, non è vero. Dove sono state fatte le opere di riparazione, gli argini hanno tenuto. A Faenza e a Marzeno, quelle opere non erano state fatte, e l’acqua ha fatto il suo corso, purtroppo. Ma anche nel fare si è perso del tempo, a partire dalla nomina del Commissario fino alla questione dei tronchi nell’alveo del Lamone, accumulati a Boncellino , che dovevano essere portati via prima. Quello che è stato fatto nei sedici mesi è stato molto importante: chi dice che non è stato fatto niente mente, sapendo di mentire. Di certo si è perso del tempo anche sul tema dei Piani speciali per la messa in sicurezza del territorio che sono fermi all’esame del governo, al Ministero dell’Ambiente, e che sono la vera grande sfida di questa fase.”

I Piani speciali stimati in 4,5 miliardi di investimenti e lavori non per ripristinare il passato, ma per migliorare e rendere più sicuro il territorio. Perché gli interventi di questi sedici mesi sono serviti sostanzialmente a riparare. Precisiamo questa cosa.

“Esatto. I Piani speciali, come dicevo, sono stati predisposti dalla Regione Emilia-Romagna d’intesa con la struttura commissariale e con l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e ora sono al vaglio del Ministero dell’Ambiente. Devono essere approvati e poi bisogna trovare i finanziamenti per realizzare le opere. Sui Piani speciali bisogna accelerare, perché riguardano la riorganizzazione del reticolo primario e secondario dei fiumi e dei canali che irregimentano le acque, perché come ormai sappiamo il reticolo attuale non è più adeguato per affrontare portate d’acqua ed emergenze delle dimensioni che abbiamo visto.”

Qual è la sua lettura dell’alluvione di settembre e dell’interpretazione che ne ha voluto dare la destra fin dal primo minuto: non solo con la conferenza stampa di Musumeci e Bignami, ma anche con Ferrero, Buonguerrieri, Farolfi, Evangelisti e altri dirigenti locali. Loro hanno addossato tutte le colpe agli amministratori locali e regionali di sinistra.

“Ho evitato di polemizzare in quei giorni. Ho preferito restare in contatto con i sindaci ed essere accanto a loro, che con sofferenza e impegno stavano cercando di fare il meglio per le loro comunità travolte dagli eventi. Nessuno può pensare che la responsabilità sia dei sindaci. Le parole di Musumeci e Bignami, in quella conferenza stampa, quando si pensava ci fossero addirittura due dispersi, mi hanno indignato. Voglio ringraziare la Protezione civile e tutti gli organi dello Stato e i volontari che si sono impegnati fino allo stremo, perché tutti si sono mobilitati e siamo riusciti a salvare tutte le vite. Questa è la cosa più importante, non va dimenticato. Altrove con eventi di questa portata è accaduto qualcosa di molto più grave…”

Per le alluvioni in centro Europa si parla di 300 morti.

“Sì. E 200 sono stati i morti in Germania due anni fa. Da noi stavolta non è morto nessuno: lo sottolineo, perché è molto importante. Il governo con Musumeci e Bignami ha fatto una conferenza stampa quando si cercavano ancora i due dispersi, attaccando gli amministratori locali: è stata una cosa inaudita, di un cinismo esagerato. Io mi sono fatto un’idea, forse non troppo popolare, ma credo che a questi dirigenti di Fratelli d’Italia della Romagna non freghi assolutamente nulla. Non hanno l’obiettivo di conquistare la Romagna, ma semmai pensano cinicamente che se la Romagna va male a loro va bene così, tanto qui non sono in grado di andare a governare i municipi. Quindi se anche i cittadini della Romagna si disamorano della politica e delle istituzioni, se finiscono per odiare la politica, le conseguenze ricadranno su qualcun altro. Stanno contribuendo a questo messaggio distruttivo. Mettono in polemica e creano divisione politica su questioni come le emergenze di cui dovrebbero farsi carico tutti, chi è maggioranza e opposizione sia a Roma che a Ravenna.”

Quindi secondo lei esiste questo disegno estremo?

“Beh, due punti fanno una linea. L’hanno fatto ritardando la nomina del Commissario. L’hanno fatto non nominando il presidente della Regione Bonaccini, ma uno che non conosceva il territorio. L’hanno fatto fin dall’impostazione del primo decreto, con una struttura commissariale creata sostanzialmente per dare i voti ai Comuni e alla Regione, non come una struttura che doveva mettere in campo procedure straordinarie per fare opere straordinarie. Ieri la presidente facente funzioni Priolo ha detto che bisogna applicare alla ricostruzione post alluvione le procedure straordinarie applicate nel caso del Ponte Morandi. Ma di questo, nei sedici mesi trascorsi, non se ne è parlato.”

Ma allora, perché i sindaci, il Partito Democratico, il centrosinistra, il movimento democratico più in generale non si è opposto a questa deriva? Che cosa ha impedito ai sindaci di andare in piazza, alla gente di andare in piazza, alla sinistra di costruire o tentare di costruire un movimento di protesta di massa contro questo approccio estremamente centralistico e burocratico, lento e totalmente inadeguato alla situazione?

“Probabilmente proprio questo è l’errore strategico che abbiamo commesso. Abbiamo pensato che la leale collaborazione istituzionale da parte dei territori fosse una condizione utile e necessaria e quindi siamo passati sopra il ritardo nella nomina del Commissario, siamo passati sopra il fatto che il Commissario non era quello che il territorio aveva chiesto, siamo passati sopra al primo decreto del Commissario…”

Avete accettato anche le ordinanze del Commissario Figliuolo che hanno reso ingestibile la piattaforma Sfinge, creando enormi difficoltà per i rimborsi. Perché?

“Per fortuna siamo ancora in un momento nel quale le istituzioni possono fare delle cose. E voglio fare un esempio, per spiegare che i politici non sono tutti uguali. L’anno scorso ci sono stati 3.400 cittadini che hanno firmato una petizione per segnalare la pericolosità del ponte di Boncellino e per chiedere che venga rialzato. C’è stata una lettera della sindaca Proni al ministro dei trasporti e a RFI per dire queste cose. Poi il 23 di ottobre dell’anno scorso la deputata dem Bakkali ha fatto un’interrogazione al ministro e fino ad oggi nessuno ancora ha risposto. Visto che il modo di operare di questa destra è quello di fare gli esposti in Procura, penso che negli esposti debba essere contemplata anche la responsabilità di RFI e del ministro dei trasporti Salvini, che non risponde all’interrogazione e alle domande dei sindaci del territorio, ma da due anni parla solamente del ponte sullo stretto di Messina. A me basterebbe parlasse anche del ponte di Boncellino. Quando c’era la Lega Nord almeno c’era qualcuno di loro che si interessava dei problemi del territorio. Qui stiamo parlando di un governo a cui o non interessa la Romagna e non ascolta nemmeno i propri dirigenti locali di centrodestra, perché quelle 3.400 firme non credo fossero tutte di sinistra. Tante volte abbiamo presentato degli emendamenti – dal credito d’imposta all’aumento dei ristori sui beni mobili – ma hanno sempre chiuso la porta, senza accogliere alcuna proposta. Non costruire un movimento popolare dopo questi continui rifiuti è stato un errore.”

Traversara dopo alluvione 23 settembre 2024

Alberto Ferrero che potrebbe essere il suo competitor del centrodestra a Ravenna, giusto ieri ha scritto una nota che fra l’altro recita così, cito testualmente: “Non vi è quindi alcuna necessità di cambiare paradigma come sostengono gli amministratori locali, ma c’è solo bisogno che si adoperino per fare ciò per cui hanno ottenuto lauti finanziamenti dai contribuenti, quindi anche dai loro, speriamo, ex elettori.” Per lui sull’ambiente non c’è nulla da cambiare, è solo colpa vostra, e il cambiamento climatico è un alibi che invocate per coprire la vostra incapacità.

“Quando dice queste cose – io credo in malafede, perché non le può pensare seriamente – commette una serie di errori tipici di chi non ha mai amministrato niente e probabilmente mai si troverà ad amministrare qualcosa. Lui parla solo degli effetti e non delle cause. Prima abbiamo parlato di 4,5 miliardi per i Piani speciali che devono essere trovati. In questi sedici mesi gli stanziamenti sono stati importanti, così come i lavori. Ma non bastano. Non possiamo limitarci alla riparazione degli argini. Oggi la situazione non è grave solamente dove gli argini hanno rotto, perché purtroppo negli ultimi due anni gli argini hanno subito delle grosse batoste lungo tutto il corso del fiume, dalla sorgente alla foce. Molte sommità arginali e molti argini dentro al corso del fiume sono più fragili anche dove non ha rotto. Quindi di che cosa stiamo parlando? O pensa Ferrero che un Comune preso da solo possa fare i lavori necessari? Certo che il cambio di paradigma è necessario, anzi fondamentale. In due modi. Primo: va ribaltata completamente l’impostazione della struttura commissariale. Secondo: serve il cambio di paradigma culturale rispetto alle cause che producono questi fenomeni estremi e bisogna lavorare per diminuirne la portata, per fare in modo che i danni siano il meno possibile. Se noi non ragioniamo mai delle cause parliamo sempre e solo del dopo. Quando dalla stalla sono scappati i buoi.”

A proposito di un Commissario che aiuta i Comuni, anche il sindaco di centrodestra di Brisighella ha detto a chiare lettere che aveva chiesto alla struttura commissariale un intervento per la sicurezza territoriale a Brisighella, che non è mai stato fatto.

“Sì. Parliamo di un’amministrazione nella quale la vice sindaca è la senatrice Farolfi di Fratelli d’Italia. Ma io voglio parlare il meno possibile di Fratelli d’Italia e della Lega, per dire solo che sono completamente disinteressati al loro territorio e sembra addirittura che a volte godano nel vedere che le cose vanno male, pensando che più le cose vanno male più può esserci un beneficio per loro. Io penso che i cittadini invece apprezzino chi tenta di fare tutto quello che può per migliorare la qualità, la tenuta e la sostenibilità del proprio territorio. Non sanno nemmeno quello che è successo in collina. A Brisighella, Riolo, Casola, Modigliana c’è stato qualche rio che è penetrato nella roccia e ha buttato fuori acqua, anche dove non era mai accaduto prima. Qualcosa di inaudito. Allora bisogna partire da lì e arrivare alla foce, bisogna vedere la complessità del problema sicurezza se non vogliamo essere travolti ancora e ancora e ancora. Perché non sappiamo quanto tempo passerà da qui al prossimo fenomeno estremo.”

Gli scienziati dicono da tanto tempo che due sono le cause dei disastri a ripetizione: cambiamento climatico e consumo di suolo. Sul negazionismo climatico voi non avete colpe, vi si può imputare solo di non essere sempre stati decisissimi e del tutto conseguenti, ma mai negazionisti. Ma sul consumo di suolo a Ravenna e in Emilia-Romagna avete molto da farvi perdonare e da cambiare. Non pensa che sia arrivato il momento di una svolta radicale che vada oltre la legge Bonaccini sul consumo di suolo? Anche se è bene dirlo, è la più avanzata d’Italia, poiché una legge nazionale di questo tipo in Italia non esiste nemmeno. Come non esiste un piano nazionale sulla sicurezza idraulica e del territorio.

“Io credo che dovevamo essere meno teneri rispetto alle impostazioni che questo governo ha dato alla struttura commissariale e rispetto a tutte le bocciature che abbiamo ricevuto sulle nostre proposte. Ma anche sui cambiamenti climatici dovevamo e dobbiamo fare di più. Serve una grande operazione culturale per comprendere e per far comprendere la portata di questi fenomeni, perché questo dibattito purtroppo non c’è, né nel campo scientifico né in altri campi. Mi spiego. Il 99% degli scienziati ritiene che i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale con la CO2 rilasciata nell’aria abbiano raggiunto livelli tali per cui c’è un gravissimo rischio globale. Eppure nel dibattito politico sembra che ci siano due posizioni equivalenti – ambientalisti e negazionisti – e quel 99% di chi studia i fenomeni non conta nulla. Abbiamo dato troppo spazio anche a chi confonde il meteo col clima, per cui siccome la settimana scorsa ha nevicato sulle Dolomiti non è vero che c’è il surriscaldamento globale. Per chi non vuole chiudere gli occhi e le orecchie ci sono studi, dati, notizie, una mole di informazioni del tutto evidenti. Dovevamo e dobbiamo fare una battaglia e portarci dietro più persone possibili, perché oggi negare quello che sta accadendo vuol dire ingannare le persone e rendere più pericolosi i nostri territori. Serve maggiore consapevolezza non solo nelle forze politiche, non solo nei gruppi dirigenti della società, ma fra i cittadini. Chiunque oggi riprenda in mano le due encicliche di Papa Francesco sull’ecologia integrale, si troverà a leggere quello che oggi sta leggendo nella cronaca di ogni giorno.”

Lei ha parlato di battaglia culturale e di battaglia politica sulla crisi climatica e sul come farvi fronte. Dice: bisognava e bisogna fare di più. Lei è candidato a sindaco di Ravenna per il centrosinistra: che cosa ha in mente di fare in materia di consumo di suolo e di opere da realizzare da adesso agli anni a venire?

“Per prima cosa vorrei collegare questo tema a ciò di cui abbiamo parlato finora: non basta una risposta di breve respiro, come la semplice ricostruzione degli argini, o come ho letto da alcune parti, con l’innalzamento degli argini o il dragaggio dei fiumi…”

Ponte Nuovo Ravenna

Scienziati e specialisti del settore dicono che queste due ultime cose sono proprio sbagliate e pericolose, al di là dei tuttologi del web e dei social.

“La risposta di lungo respiro è trovare la maniera di dare spazio all’acqua e ai fiumi. Perché tutta quell’acqua caduta in 24 ore in collina da qualche parte viene giù e non può essere contenuta negli argini attuali, per cui si crea il rischio a valle. Noi dobbiamo aumentare le dimensioni dei fiumi, allargare l’alveo. Poi ci possono essere nel frattempo anche operazioni di breve respiro come le tracimazioni controllate con indennità per gli agricoltori che mettono a disposizione i terreni. Ci sono le casse di laminazione che per loro natura tendono poi a riempirsi e a diventare meno efficaci ogni volta. Ma serve una visione strategica più ampia e dobbiamo dare più spazio ai corsi d’acqua. Oggi abbiamo fiumi costruiti grazie all’uomo. Fino ad oggi hanno funzionato ed è bastato. Ora non basta più. Va cambiato l’approccio e quindi va allargato lo spazio per i fiumi per arrivare dalla sorgente alla foce. Questo vuol dire fare alcune scelte, che incidono sull’agricoltura, sulle abitazioni, sugli insediamenti industriali, perché più spazio per i fiumi va creato. E chi dice che lo spazio che c’è adesso va bene mente, sapendo di mentire. Un’altra cosa: nel 2050 in media le nostre città avranno il clima che hanno oggi le città situate mille km più a Sud: cosa facciamo? Apriamo un dibattito e iniziamo ad adattare o no?”

Ma sul consumo di suolo?

“Sul consumo di suolo oggi il Comune di Ravenna è in un passaggio di transizione rispetto al PUG Piano urbanistico generale che dovrà essere aggiornato e adottato. Per quanto riguarda i corsi d’acqua il PUG deve essere inserito in un ambito più ampio, necessariamente. Bisogna partire da quei Piani speciali da 4,5 miliardi ed effettuare un coordinamento perlomeno regionale e di bacino. Perché i corsi d’acqua non seguono le divisioni amministrative dei Comuni. Ci vuole una gestione coordinata dalla struttura commissariale che non può pensare di avere delle scadenze di breve periodo.”

Anche perché per fare queste opere – creare più spazio per i fiumi – bisogna anche dire ai cittadini o agli imprenditori che lì non ci possono stare più. Bisogna convincere e fare proposte convincenti. E ci vorrà tempo.

“A me chiedono come farai a fare una campagna elettorale con questo tema qui, così pesante?! Io sono nato qui, abito qui e ho intenzione di abitarci ancora in futuro, quindi non ho voglia di raccontare delle balle ai cittadini per poi perdere la mia credibilità. Chi pensa che queste opere possano essere fatte in un anno racconta delle menzogne. Queste opere saranno dolorose e necessitano di una visione poliennale, per quanto riguarda gli stanziamenti e per la messa in esecuzione delle opere. Non possiamo raccontare alle persone di scorciatoie che non esistono. Ci vorranno probabilmente anni e anni. Nel frattempo dobbiamo aggiungere qualche operazione puntuale di mitigazione del danno. Voglio dire che ridisegnare questo territorio è anche un’opportunità di crescita economica o almeno di stabilità economica, perché se non diamo questa visione e non lavoriamo per una sicurezza duratura, il rischio che questo territorio venga visto come insicuro è reale, e ciò può allontanare le aziende e le persone. Dobbiamo quindi ragionare insieme ai cittadini e alle imprese sull’opportunità o meno della loro delocalizzazione in certe zone. Noi li dobbiamo mettere al sicuro, vogliamo che restino qui.”

Lei condivide la “disobbedienza istituzionale” del sindaco di Faenza Massimo Isola? Ha fatto bene a scrivere a Mattarella e a lanciare quella iniziativa del facciamo da soli?

“È stato un grido di dolore, che deriva da quello che ci dicevamo prima. Cioè da sedici mesi nei quali da una parte c’è chi dice ai cittadini è tutta colpa del vostro sindaco, come se un sindaco potesse fermare l’acqua con le mani, e dall’altra c’è un governo e una struttura commissariale che hanno scelto la distanza dai problemi dei territori. Questo grido di dolore credo abbia l’intenzione di far scattare un cambio di passo che deve essere inevitabile. Purtroppo nel fare da soli io credo ci siano dei limiti oggettivi che derivano dalle risorse – stiamo parlando di scale di valore dei lavori che sono impossibili per un Comune – oltre che di tipo organizzativo, perché se parliamo di fiumi serve una collaborazione fra i Comuni. Ma quella lettera ha dato un segnale forte.”

Isola Mattarella

Secondo lei verrà il Presidente della Repubblica a Faenza?

“Questo non lo so. Credo che il Presidente abbia raccolto questo grido di dolore e saprà mettere in campo tutte le azioni possibili.”

Nascerà un movimento dei sindaci, che si portano dietro magari anche i cittadini, sull’onda di questa iniziativa di Isola. Ci state pensando come Partito Democratico e centrosinistra o la cosa resterà isolata?

“Io credo che questa iniziativa debba avere un obiettivo principale, quello di ripristinare la collaborazione efficace fra tutti gli organi di governo e quindi dal Comune al governo centrale, perché altrimenti ognuno da solo non ce la fa. Si rischia non solo di essere poco efficaci ma anche di assumersi delle responsabilità che non competono. Anche rispetto alla questione dei diecimila euro, credo vada costruito un equilibrio fra tutti i Comuni e fra tutti i cittadini colpiti. Quindi il mio impegno è perché ci sia a livello provinciale un’equità fra tutti i cittadini. Inoltre, serve come sollecitazione rispetto al tema dei rimborsi che rischia di passare sotto silenzio. Oppure si va verso l’assicurazione che diventa la privatizzazione del rischio, mentre le funzioni dello Stato sono quelle di garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio. Altrimenti che Stato è? Oggi incontro dei cittadini che mi dicono che le assicurazioni non li vogliono più assicurare, oppure fanno pagare un premio quattro volte superiore a quello di due anni fa. Cosa facciamo? Andiamo dai cittadini a dire, arrangiatevi, adesso sono fatti vostri?! Non è possibile. Questa è l’impostazione che la destra ha anche in campo sanitario. E non è accettabile.”

L’impressione che molti stanno traendo dagli eventi degli ultimi due anni è che la Romagna sia abbandonata a se stessa e resti ostaggio di una faida politica fra la Regione e gli amministratori di centrosinistra e il governo di centrodestra. Che cosa pensa di fare per scongiurare questa deriva pericolosa?

“Noi non abbiamo alimentato nessuna faida. Abbiamo chiesto solo rispetto per questo territorio. Abbiamo presentato delle proposte che se le avessero votate ora avremmo più ristori, il credito d’imposta e magari il progetto per il nuovo ponte di Boncellino. Invece la destra ha bocciato tutto. Quindi nessuna faida. Ma se a un certo punto qualcuno ti prende in giro, bisogna rispondere. Se poi questo qualcuno ha gestito per anni la Regione Sicilia, che oggi è nella morsa della siccità – solo per dirne una – e poi ci viene a dire che la Romagna vuole approfittarsi dello Stato, con tutto quello che è accaduto: beh, questo è troppo. Chiediamo solo rispetto per la Romagna. Niente faida, semmai dovevamo fare alcune battaglie, dovevamo essere meno istituzionali e più popolari, a partire da questo assunto sui doversi dello Stato verso la Romagna colpita. Non escludo che questo possa accadere adesso, a partire dalla questione dei Piani speciali che sono 4,5 miliardi solo per la Romagna e non per tutta la Regione.”

A proposito di clima e di suolo, lei ha detto che vuole trasformare Ravenna nella città degli alberi. Che cosa prevede il suo Green Deal per Ravenna?

“Sì. Ho parlato del tema della riforestazione e della città degli alberi. Contrasto ai cambiamenti climatici, mitigazione e adattamento: va messo in campo tutto quanto è possibile fare. Noi dovremmo avere una attenzione in più, perché il Mediterraneo e l’Adriatico sono due hotspot climatici e quindi qui aumentano gli effetti delle temperature del mare. Dobbiamo fare operazioni straordinarie per migliorare la vivibilità del nostro territorio e diminuire le missioni di CO2. Sulla riforestazione urbana e sulle alberature attorno alla città e dentro la città serve un cambio di passo. A breve partirà il grande progetto di riforestazione di 90 ettari alle spalle di Punta Marina, legato alle compensazioni di Snam per il rigassificatore. Ma penso che dobbiamo fare ancora di più. Chiediamo di accelerare sul grande parco eolico di Agnes. Da anni abbiamo aperto – inascoltati – un fronte per la riapertura delle trivelle al largo, oltre 12 km delle coste, che finora ha permesso solo di aumentare le importazioni di gas da altri paesi. Chiediamo di nuovo la chiusura anticipata di Angela Angelina prima del 2027, perché è troppo vicina alla costa in un’area naturalistica di estremo pregio. E dobbiamo ragionare sugli effetti negativi che produrrebbe il combinato disposto di un continuo e crescente livello del mare e della subsidenza.”