Dialogo a Ravenna sul clima. Luca Mercalli: non c’è più tempo, subito rinnovabili e opere di mitigazione. Michele de Pascale: serve un piano strategico per la messa in sicurezza del territorio

Mercoledì 11 ottobre, ore 21, Teatro Rasi di Ravenna: Lezione di Clima. In cattedra il professor Luca Mercalli – Presidente della Società di Meteorologia Italiana e giornalista scientifico – con l’immancabile papillon di ordinanza. Con lui sul palco il Sindaco di Ravenna Michele de Pascale, che prima fa una serie di domande a Mercalli e poi risponde a quelle del pubblico, quasi tutte rivolte al primo cittadino.

Il tema della serata è chiaro: “Cambiamenti climatici. Cosa sta succedendo e quali soluzioni per Ravenna”. Sono emersi tanti elementi durante l’incontro. Ma ce ne sono almeno tre più importanti degli altri.

Il primo è raccontato con grande chiarezza da Luca Mercalli: non abbiamo più tempo, o riusciamo a incidere sul progressivo riscaldamento globale ora, subito, nel giro di pochi anni, oppure andremo incontro a scenari ed eventi climatici sempre più estremi con esiti inediti che possono mettere a rischio l’esistenza della nostra specie sulla terra. Come? Riducendo drasticamente le emissioni di CO2 e quindi l’uso di combustibili fossili e allo stesso tempo riducendo la deforestazione selvaggia. Ma siccome il pessimismo è d’obbligo, visto lo stato dell’arte della politica mondiale e delle leadership in campo, Mercalli invita tutti a mettere in campo subito misure per mitigare i cambiamenti climatici, perché bisogna “prepararsi al peggio”.

Il secondo elemento chiaro emerge dal dialogo di Mercalli e de Pascale con il pubblico: per contrastare l’esito dei cambiamenti climatici bisogna ripensare tutta la politica urbanistica e smettere di consumare suolo e cementificare. Anche in Emilia-Romagna e anche a Ravenna. Ma la legge regionale sul consumo di suolo zero – che è molto perfettibile, dice con enfasi Mercalli, lasciando intendere che proprio non va bene – non è sufficiente e non aiuta ad affrontare radicalmente questo grande problema. Serve una direttiva europea e/o una legge nazionale che diventi vincolante e rigorosa per tutti, dai comuni ai privati alle attività economiche (e soprattutto possa introdurre dispositivi che mettano al riparo i comuni da cause milionarie con chi ha acquisito in passato il diritto a costruire).

La terza cosa chiara la dice il Sindaco di Ravenna Michele de Pascale e nemmeno questa è rassicurante: al momento la struttura commissariale per la ricostruzione post alluvione non ha ancora messo mano a un piano strategico per la messa in sicurezza del territorio. Quel piano tanto invocato dai Sindaci e dagli osservatori più avveduti fin dalle prime settimane dopo i fatti alluvionali. E che i Sindaci come quello di Ravenna non smettono di chiedere. Invece, in sostanza, dopo l’emergenza si ripara e si tenta di riportare il territorio alla sicurezza di prima, quella che tutti ritengono non sia più sufficiente. Purtroppo il Commissario Figliuolo non ha ancora messo nessuno a studiare e a predisporre un grande piano di riorganizzazione del territorio dalla collina al mare, un piano che deve essere almeno di bacino romagnolo se non regionale, che richiederà una mole enorme di risorse da investire e delle procedure speciali per essere realizzato in tempi ragionevoli.

Ma veniamo ai momenti salienti della serata. La prima parte è di carattere generale sui cambiamenti climatici e qui – interrogato dal Sindaco di Ravenna – il protagonista assoluto è il divulgatore scientifico Luca Mercalli. La seconda parte invece è dedicata a Ravenna e, quando viene lasciata la parola al pubblico per le domande del caso, al centro del confronto c’è il Sindaco Michele de Pascale.

Mercalli de Pascale

LUCA MERCALLI E I NEGAZIONISTI DEL CLIMA

Mercalli parte da lontano. Ricorda che il primo studio sugli effetti dell’uso di combustibili fossili risale addirittura al 1896, a cura di un prozio di Greta Thunberg. A significare che le cose si sanno e da tanto tempo. Parla della santa trinità all’origine dei nostri mali peggiori per quanto riguarda il rilascio di CO2 in atmosfera e il riscaldamento globale: carbone, petrolio e gas. Dice che siamo arrivati al rilascio in atmosfera di 54 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno negli ultimi 10 anni, di cui 37 miliardi da fonti fossili. Sottolinea che più anidride carbonica rilasciamo in atmosfera più fa caldo. Il 2023 sarà l’anno più caldo nella storia dell’umanità, da quando ci sono queste misurazioni. Una slide proiettata ricorda che i 10 anni più caldi della storia sul pianeta sono tutti concentrati dal 2010 in poi. 

E ancora. Fa vedere come il trend del riscaldamento globale sia diventato serrato dal 1990 in poi e che da qui al 2100 la temperatura media potrà aumentare da 2°C (se si applica l’accordo di Parigi 2015 sul quale si litiga da 8 anni) a 5°C nella peggiore delle ipotesi, con esiti imprevedibili e catastrofici per la sopravvivenza della specie sul pianeta. “La nostra finestra di intervento è piccola, – ripete il giornalista – abbiamo poco tempo e noi lo stiamo perdendo in chiacchiere e litigi”. Ricorda come già nel 2030 le cure che potremo mettere in campo rischiano di non avere più effetto, cioè non potranno riportare il pianeta alla situazione di prima.

Luca Mercalli mette i negazionisti del clima nell’Inferno e li condanna ad ascoltare in perpetuo le oltre 20 mila pagine dei rapporti IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change) che spiegano quello che sta avvenendo davanti ai nostri occhi ma che i negazionisti non vogliono vedere. Precisa che ci sono i negazionisti per interesse, per ragioni economiche, come quelli delle grandi compagnie e dei giganti del fossile. E ci sono “i negazionisti dell’ignoranza e dell’indifferenza”, cioè quei cittadini che vogliono disfarsi di un problema difficile negandolo, per non assumersi la responsabilità di fare qualcosa di utile e necessario, soprattutto se costa.

LUCA MERCALLI E LE POLITICHE DI MITIGAZIONE

Ma se la situazione è questa, che fare? Cioè se non c’è più molto da fare per riportare in salute il pianeta – perché non c’è più tempo – allora che cosa si può e si deve fare per ridurre almeno i danni? Bisogna mettere in atto le politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici ormai irreversibili, dice Mercalli. E bisogna farlo subito. Ma bisogna che lo facciano tutti sul pianeta terra. Tutti e subito. E già questo binomio di termini induce al più cupo pessimismo, considerando lo stato della politica mondiale. Ma bisogna provarci, dice Mercalli che si professa ottimista: “Vedrete che qualcosa verrà fatto. Perché è nell’interesse di tutti.” Resta il fatto che ogni americano produce 18 tonnellate di CO2 all’anno, ogni cinese 10 milioni, ogni italiano 7, mentre ogni africano appena 200 kg. In queste differenze stanno tutte le differenze di sviluppo del mondo e tutti i litigi delle leadership a livello planetario su chi deve cominciare a fare i sacrifici necessari.

In sostanza, chi deve cominciare a produrre meno CO2? Secondo Mercalli deve cominciare l’Occidente e poi gli altri seguiranno. L’obiettivo è di arrivare a zero emissioni entro il 2050. E non basta non immettere più CO2 nell’atmosfera bisogna anche togliere quella che abbiamo immessa nel passato, perchè l’anidride carbonica staziona in atmosfera per lunghissimo tempo. Perciò, vien da dire, servono alberi e foreste qui e ora (perché catturano CO2) e potranno servire anche impianti di cattura e stoccaggio di CO2 come quello di Ravenna, anche se sulla tecnologia finora applicata Mercalli ha dei dubbi. Secondo lui bisogna ancora lavorare e ricercare per renderla più efficiente e più sicura. Ma è un’ipotesi da non scartare.

Sulle fonti energetiche Mercalli non ha dubbi: boccia il nucleare a fissione attuale (in Piemonte abbiamo avuto la centrale di Trino Vercellese che stanno smantellando da 30 anni e ce ne vorranno altri 30 prima che lo smantellamento sia completo) e invece dice che dobbiamo puntare tutto sulle rinnovabili per sostituire progressivamente le fonti fossili. Se ne sta parlando da decenni ma ancora oggi nel mix energetico globale le rinnovabili rappresentano solo il 15% del totale, l’85% è dato dai combustibili fossili. In Italia le cose vanno un po’ meglio, il rapporto è 80% fossile e 20% rinnovabile. Per arrivare al 100% di rinnovabile – e prima o poi bisognerà arrivarci – occorre però risolvere il problema del solare e dell’eolico che producono energia a intermittenza: quindi occorre mettere a punto le tecnologie di stoccaggio e distribuzione opportune, per avere tutta l’energia che serve quando serve e dove serve.

Mercalli mette in guardia: “la transizione energetica non sarà una passeggiata” perché è evidente che il passaggio alle rinnovabili richiederà tempo e impegno e non tutte le caselle solo già al loro posto (ci sono industrie che ora non possono essere alimentate con le rinnovabili) e quando gli si chiede cosa pensa del gas naturale e del rigassificatore che tanto fa discutere Ravenna, il giornalista scientifico non lo scarta: dice che nella transizione può servire, anche se bisognerebbe ridurne al massimo il consumo e usarlo in modo efficiente (e in questo senso il rigassificatore non è molto efficiente).

Luca Mercalli parla anche dell’innalzamento dei mari che procede al ritmo di 4,6 millimetri all’anno e che non potrà essere fermato. Mette in guardia contro il pericolo Groenlandia: è fragile e si sgretolano i ghiacci di quella grande area si rischia in poco tempo un brusco innalzamento dei mari, anche di metri (se si scioglie tutta la Groenlandia i mari possono innalzarsi fino a 7 metri). Nell’adattamento a questa nuova situazione bisogna quindi da subito mettere in atto opere per la sicurezza delle coste: “Ci sono cose da cominciare a fare subito per vedere i risultati fra 50 anni”.

Mercalli infine parla dell’alluvione e della politica urbanistica, insistendo sul fatto che si è costruito troppo e a ridosso dei fiumi, che bisogna fermare il consumo di suolo. E per questo servono politiche europee e nazionali, non bastano la buona volontà o le leggi “perfettibili” come quella dell’Emilia-Romagna. Il giornalista suggerisce infine anche misure fai da te per aiutare il pianeta: dal portare le case in classe A per consumare meno energia al passare alle auto elettriche (ma non i suv, quelle piccole), dallo stop ai voli di massa low cost alla riduzione del consumo di carne.

LE DOMANDE AL SINDACO MICHELE DE PASCALE

Perché se bisogna consumare meno suolo, qui a Ravenna continuiamo a costruire e cementificare? Si tratta di un nervo scoperto della nostra comunità e il Sindaco cerca di spiegare in modo semplice scelte che sono complesse. Anche lui parte da lontano, dal Piano Urbanistico Generale PUG 2003 che prevedeva una crescita della popolazione che poi non c’è stata con una conseguente crescita degli insediamenti e il rilascio di diverse concessioni a costruire. Poi nel 2017 la Regione Emilia-Romagna ha adottato la nuova Legge urbanistica regionale, quella divulgata come legge del consumo di suolo zero, anche se così non è. Perché ci sono diverse deroghe e si consente comunque ai comuni di aumentare del 3% il suolo consumabile da qui ai prossimi anni, anche è stato tagliato circa il 70% degli ettari di territorio potenzialmente trasformabile. La legge dava tempo fino alla fine del 2020 a chi vantava il diritto di edificare di presentare i progetti realizzativi, pena la decadenza del diritto. 

Questa scadenza, ha spiegato il sindaco, ha determinato “una corsa a presentare i progetti anche a Ravenna”. Ma non tutti ci sono riusciti e così in diversi casi non si potrà più costruire e quel suolo non verrà consumato. In altri casi invece “non abbiamo potuto fare altro che prendere atto del diritto a edificare” altrimenti il Comune di Ravenna sarebbe andato incontro a cause e indennizzi molto molto onerosi. Michele de Pascale ha spiegato che non a caso l’ultimo PUG appena adottato non prevede nemmeno il consumo di quel 3% di suolo in più che la legge regionale consente. Il Sindaco ha aggiunto che alla luce di quanto è accaduto quest’anno, occorre rendere più rigorosa la legge regionale e servirebbe una legge nazionale in questo senso.

Sul Parco Eolico di Agnes che sorgerà al largo della nostra costa Michele de Pascale ha detto che gli Enti locali si sono spesi come non mai, ma che le pratiche autorizzative a livello ministeriale sono molto complesse e cavillose, anche se non “ostili”. Mentre per il rigassificatore, infatti, c’è stata una procedura autorizzativa speciale e accelerata, ciò non è avvenuto per il Parco Eolico e questo fatto la dice lunga sulla propensione dei nostri governi a favorire le fonti fossili anziché quelle rinnovabili, anche se a parole si sostiene il contrario. Il Sindaco ha auspicato che sul Parco si faccia un comitato del sì, a favore della realizzazione, mentre al solito si fanno solo comitati per dire no a questo e a quello.

Infine sul rigassificatore, Michele de Pascale ha ribadito la sua posizione nota da tempo: il gas naturale inquina meno di carbone e petrolio e può avere una funzione importante nella transizione energetica. Quell’impianto servirà da domani ad alimentare parte dei nostri impianti industriali che al momento non possono essere alimentati con fonti rinnovabili e che non vogliamo né possiamo dismettere. Perché la difesa dell’ambiente non può avere un costo sociale troppo pesanti in termini di posti di lavoro. Altrimenti come già sta accadendo in molti paesi c’è un rigetto delle stesse politiche green che pure sono necessarie.

Commenti

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  1. Scritto da 2A

    Ma valà!, adesso parlate di piani strategici! dove eravate quando diversi bravi ingegneri e architetti vi presentavano e “gratuitamente” piani strategic e mastreplan?!

    Visto che parlate di piani strategici, sapete che in questi casi “disastri” la prima ed indispensabile strategia è quella di fermare la causa del problema, cioè la cementificazione è l’unica causa tangibile il resto sono solo probabilità e teorie!

    Quindi De Pascale: “FERMI OGNI INSEDIMANETO O COSTRUZIONE NON INIZIATI”

  2. Scritto da Francesco Forte

    Incredibile la distanza fra quello che si dice e quello che si fa.

  3. Scritto da Angelo

    Se chiami una persona come Mercalli che spiega cosa fare e tu dici che è colpa del piano regolatore vecchio se si cementifica, che è colpa del governo se non si ricostruisce, forse dovresti guardarti allo specchio e dire al tuo elettorato (ma ancor di più alla maggioranza che non ti ha votato) che hai imparato bene la lezione di dare la colpa sempre agli altri e mai prenderti una responsabilità e meriti di essere eletto in Regione o ancor meglio al Parlamento così puoi fare danni anche agli altri e non solo alla città che amministri.

  4. Scritto da mirko

    Troppo facile prendersela col sindaco di turno che non ha fatto, non sta facendo e non farà, ognuno di noi è preso in causa che fa milioni di persone che fa miliardi. Ognuno ha l’obbligo di cambiare perché non è normale, giusto e sostenibile come ci stiamo comportando.

  5. Scritto da Andrea

    Quindi tutti questi centri commerciali commerciali che hanno aperto,sono in costruzione ed inizieranno a breve il cantiere erano già previsti da più di 10 anni?… mettiamo pure di credere a questa pubblica presa per i fondelli,ma visto che per il rigassificatore è stata fatta una procedura ad hoc “emergenziale” per accelerare il tutto,la stessa cosa al contrario non sarebbe fattibile per fermare le nuove costruzioni? In questo caso non si parla più di emergenza? O meglio,se ne parla,ma non si fa niente… giusto?
    Un sindaco così che ogni volta che ci sono dei problemi afferma sempre che non può mai fare niente,ma continua a prendere il suo bel stipendio gonfio,non ricordo di averlo mai visto a Ravenna, nonostante anche i precedenti venissero sempre dallo stesso partito.