Oltre 7mila ravennati vivono sotto la soglia della povertà assoluta. Numeri raddoppiati con la crisi del 2008

Sono oltre 7mila, per la precisione 7.160, i cittadini residenti nel Comune di Ravenna che vivono in condizione di povertà assoluta, intendendo con questo termine la soglia al di sotto della quale non si raggiungono i livelli minimi di benessere, così come definiti dall’ISTAT. Si tratta del 4,5% della popolazione. Una percentuale raddoppiata dall’inizio della grande crisi del 2008. All’interno di questa quota esiste poi l’area della povertà estrema, stimata in 141 unità, sempre per il Comune di Ravenna. Persone alle quali manca tutto, anche il cibo.

Questi i principali dati emersi dalla ricerca condotta e presentata questa mattina dall’economista di Genesis srl di Bologna, Massimo D’Angelillo, relatore al convegno in corso fino alle 18 di oggi, sabato 23 novembre al Villaggio del Fanciullo, dal titolo “Indovina chi viene a pranzo?”, all’interno delle iniziative di Nutrire Ravenna.

“La crisi iniziata nel 2008 – ha spiegato D’Angelillo -, unita al forte aumento di immigrati anche molto poveri, ha messo sotto stress il sistema di contrasto alla povertà. Le strutture che se ne occupano, dai servizi sociali del Comune alla Caritas, alle diverse iniziative del volontariato e della cooperazione, segnalano carenza di risorse rispetto a quanto sarebbe necessario”.

“Eppure – ha aggiunto -, negli ultimi anni i risultati sono stati incoraggianti, anche grazie a interventi legislativi, in primo luogo la Legge Gadda dei 2016, che ha canalizzati verso gli enti caritatevoli le eccedenze alimentari di supermercati, aziende agricole e agro-alimentari. Oggi questo circuito, gestito dal Banco Alimentare, sostiene in termini materiali molte strutture di assistenza”.

“Il reddito di cittadinanza – ha specificato -, ben lungi dall’ “abolire la povertà”, come era stato detto enfaticamente all’inizio, ha comunque contribuito a tamponare il fenomeno, con redditi minimi garantiti a 2.679 persone, poco più di un terzo delle persone in povertà assoluta. Molte iniziative, poi, sono venute autonomamente da catene distributive come Coop, gestori di mense come Camst e Gemos, associazioni di
volontariato”.

“Si può fare di più – ha chiosato – e di questo si sta discutendo nel convegno, con suggestioni che proverranno dall’interno del contesto ravennate, ma anche da esperienze interessanti maturate in altre città, tra cui la vicina Bologna”.

Commenti

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  1. Scritto da leo

    infatti se facessimo del lavoro la nostra priorità senza farfugliare di sardine
    e stupidaggini simili

  2. Scritto da mirko

    Buon leo, le sardine stanno aprendo gli occhi alle persone che fino ad oggi hanno creduto agli annunci del bibitaro e dei mojtaro.

  3. Scritto da Alan

    Leo mi ha preceduto

  4. Scritto da ci siamo

    Ben detto Leo . Manca il Lavoro quindi la dignita e la possibilita di spendere … in modo da creare un circolo virtuoso……sono stupefatto della percentuale di poveri menzionata in questo articolo……. fate ripartire le ricerche di Metano che portano un po di soldi a Ravenna e con le royalties create dei progetti green nel territiorio ravennate…… puntiamo anche su innovazione agricola…… serve tirarsi su le maniche e lavorare….. sardine … no comment….