“Lavoratori senza mascherine, camici, occhiali protettivi e calzari”: la denuncia dei sindacati

«Mentre si succedono provvedimenti che, per la tutela della salute pubblica, circoscrivono gli spazi di libertà dei cittadini, e mentre si riduce l’elenco delle imprese e dei servizi attivi per contrastare l’emergenza epidemiologica in atto, si moltiplicano le segnalazioni di lavoratrici e lavoratori che denunciano la pesante carenza di dispositivi di protezione individuale (dpi) e di attività lavorative svolte, di fatto, senza alcun riguardo per le condizioni di salute e di sicurezza del personale in servizio. Allarmante la situazione nelle strutture e nei servizi dei comparti socio-assistenziale, socio-sanitario e dell’igiene ambientale. Il Governo e la Regione intervengano con urgenza. Il sistema, in questo modo, rischia di collassare». É questo l’appello che arriva dalla Funzione Pubblica Cgil di Ravenna, Cisl FP e Fisascat Cisl Romagna e Uil FPL.

«Nonostante i rischi di contagio da coronavirus – spiegano i sindacati – resta attiva e funzionante la rete di servizi che, quotidianamente, in tutto il territorio provinciale, garantisce l’igiene e la protezione dell’ambiente, e assistenza e cure ai nostri cari e alle famiglie con fragilità. Una rete garantita dalla dedizione e dalla professionalità di un esercito di ausiliari e operatori di ogni sorta, OSS, infermieri, fisioterapisti, animatori, RAA, addetti alle pulizie ed altri ancora, personale di cooperative sociali, ma anche dipendenti delle Aziende pubbliche dei Servizi alla Persona (Asp). Sono dislocati nelle nostre strade, in strutture pubbliche e private e garantiscono anche servizi al domicilio: in ogni caso servizi di pubblica utilità e attività che sono incluse nei livelli essenziali di assistenza».

«Mancano mascherine, camici, occhiali protettivi e calzari – denunciano i sindacati – e la scarsità di questi dispositivi, utili a fornire le necessarie condizioni minime di sicurezza per lavoratrici, lavoratori e cittadini/utenti, rappresenta un fatto gravissimo. Auspichiamo che il Governo accompagni velocemente l’annunciato percorso di riconversione che dovrebbe garantire al Paese una soggettività produttiva e facilitare la distribuzione e l’approvvigionamento di questi dispositivi. Nel frattempo, però, si rischia non solo di paralizzare servizi essenziali per la collettività, ma di sostenere ed amplificare le possibilità di contagio e l’esposizione al virus dei soggetti più fragili della nostra società. Si rischia di vanificare i sacrifici che tutti stiamo sostenendo e di mandare all’aria lo sforzo economico che il Paese sta mettendo in campo per fronteggiare l’emergenza».

«Al Governo, alla Regione e alle altre istituzioni e autorità locali, alle centrali cooperative ed alle altre parti datoriali – concludono i sindacati – chiediamo un intervento immediato, perché siano garantiti i dpi previsti dalle normative per la tutela dei lavoratori e degli utenti; sia assicurata la sanificazione di ambienti e mezzi così come previsto dal DPCM del 14 marzo 2020; siano disposti controlli adeguati e sistematici; venga dato seguito alla costituzione, in ogni azienda, di un Comitato Tecnico per l’applicazione e la verifica delle misure adottate per il contenimento del rischio di contagio da Coronavirus, come previsto dal protocollo dello scorso 14 marzo, sottoscritto da Ministero della Salute e parti sociali; e, laddove possibile e necessario, siano riprogettate, e riadattate al contesto, le modalità di erogazione dei servizi. Ogni ritardo, ogni incertezza, ogni disattenzione potrebbe rivelarsi fatale».

 

Commenti

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  1. Scritto da Francesco

    Poi sentiamo noti imprenditori,intervistati dalle più note tv nazionali usare l’aggettivo “deleterio” contestando la chiusura di certe attività! Ma rischiare la vita delle persone quale aggettivo possiamo usare???