NO al gas e al Nucleare, incentivi forti alle fonti rinnovabili. A Ravenna presidio ambientalista alla centrale ENI di Casal Borsetti

Sabato 12 febbraio sarà una giornata di mobilitazione in tutta Italia a favore della transizione energetica verso fonti sostenibili e l’abbandono degli investimenti sulle fonti energetiche fossili. Da Civitavecchia a Falconara, da La Spezia a Napoli a Brindisi, passando per Ravenna, saranno tanti i luoghi simbolo al centro delle manifestazioni “no gas” organizzate da associazioni ambientaliste, comitati, realtà della società civile.

A Ravenna il presidio si svolgerà alle 10.30 nei pressi della centrale Eni di Casal Borsetti, all’angolo tra via delle Maone e via Primo Lacchini.

GLI ADERENTI

A Ravenna la manifestazione è promossa dal Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”, Legambiente, Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’ Emilia Romagna, Fridays for FutureRavenna.

Hanno aderito, inoltre, lista civica Ambiente e Territorio, Europa Verde, Potere al Popolo, Sinistra Italiana, Femminile Maschile Plurale, Ravenna in Comune e inoltre molte personalità della società civile, tra  cui Andrea Maestri, Mirna Saporetti, Marina Mannucci, Gianfranco Santini, Marina Morelllato, Nicola Staloni, Ivano Mazzani, Alessandro Perini, Giovanni Paglia, Riccardo Babini, Erika Minnetti, Andrea Giuliani, Simona Boarin, Filippo Benzoni, Mariella Garavini, Roberto Bolognesi, Stefano Casotto, Alessandra Serafini, Marco Maiolini, Carla Pithon, Valerio Calistri, Antonella Rosetti, Livia Tura, Pierfrancesco Montanari, Bettina Chiadini, Maurizio Masotti, Cinzia Spaolonzi, Maria Paola Patuelli, Piera Nobili, Enrico Amici, Mauro Savorani, Angela Manna, Massimo Manzoli, Claudio Pagnani, Giovanna Montanari.

LE RAGIONI DELLA PROTESTA

Nella convocazione della mobilitazione nazionale si legge: “Al Governo chiediamo più serietà e concretezza nell’affrontare la crisi climatica. Il Paese per uscire dal carbone non ha bisogno di nuove centrali a gas fossile, ma di decuplicare la velocità di sviluppo delle fonti rinnovabili. E sulla tassonomia verde l’Esecutivo esprima in sede Ue una netta contrarietà all’introduzione di gas e nucleare tra le fonti verdi”.

“Il cambiamento climatico continua la sua inarrestabile corsa e il limite di 1,5°C è sempre più vicino. Continuando con le attuali politiche globali si avrà un aumento delle temperature fino a circa 2,7°C, di molto oltre gli obiettivi fissati negli Accordi di Parigi. Non possiamo perdere altro tempo. In questo contesto il Ministero della Transizione Ecologica, secondo il Sole24ore, sta valutando interventi legati a circa 50 centrali a gas fossile per 20.000 MW di nuova potenza distribuita, parte di un piano da 30 miliardi di euro fatto di più di 115 interventi infrastrutturali del gas fossile. Oltre a rispolverare pericolose e velleitarie ricette come il nucleare. L’Italia sta sbagliando strada. Per uscire dal carbone, il nostro Paese non ha bisogno né di nuove centrali a gas fossile né del nucleare, ma di accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili”.

Non si tratta di un semplice presidio una tantum, ma di un’azione organizzata in tutta Italia, unita dal messaggio “A tutto gas. Ma nella direzione sbagliata. Contro le bufale fossili e nucleari”. Le associazioni promotrici hanno sottoscritto un manifesto nel quale spiegano le loro motivazioni e le proposte che lanciano al Governo Draghi, tra cui quella di esprimere in sede UE e in particolare nel Parlamento Europeo una netta contrarietà all’introduzione di gas e nucleare tra le fonti verdi.

IL MANIFESTO

Il gas fossile viene descritto come l’unica opzione praticabile per affrontare il cambiamento climatico, quando in realtà è una risorsa altamente climalterante la cui dipendenza la stiamo pagando a caro prezzo nelle nostre bollette. L’Italia importa il 94% del gas naturale che utilizza e ciò porta ad un’eccessiva dipendenza dal contesto internazionale e una conseguente vulnerabilità, assolutamente non mitigabile da eventuali nuove estrazioni dalle irrisorie riserve nazionali, che non si avrebbe se investissimo nelle rinnovabili. L’aumento dei costi in bolletta è da considerarsi, infatti, come diretta conseguenza proprio di questa politica di dipendenza dal gas fossile indipendentemente dalla sua provenienza e non è imputabile alla necessaria transizione ecologica.

Pretendiamo che il governo faccia la sua parte nel contrastare la crisi climatica definendo immediatamente un piano di uscita dal gas fossile e che gli investimenti previsti in questo settore, comprensivi di Capacity Market e che ci costeranno almeno 30 miliardi di euro, vengano direzionati sull’unica vera soluzione: le fonti rinnovabili. Occorre accelerare lo sviluppo e la diffusione delle fonti pulite, a partire da solare ed eolico, efficientamento energetico, accumuli e innovazione. È inoltre importante che si proceda al più presto alla semplificazione della normativa per rendere possibile ogni anno l’installazione in Italia di oltre 8 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili; che regioni e amministrazioni comunali sviluppino politiche finalizzate a favorire la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, a cominciare dalle aree SIN in cui ad oggi si verificano spesso impedimenti legati ad esempio all’assenza di analisi di rischio. Inoltre è importante che si adottino strumenti e azioni, come quelli delle comunità energetiche, efficientamento dell’edilizia popolare, risparmio energetico, mobilità sostenibile e riassetto e rinaturalizzazione del territorio.

Nella lotta alla crisi climatica, l’Italia deve fare ancora molto a partire dall’aggiornamento del Piano Nazionale integrato Energia e Clima entro 3 mesi, in linea con le indicazioni della comunità scientifica per evitare l’innalzamento della temperatura globale di più di 1.5°C rispetto al periodo preindustriale, e di costruire un piano per una reale transizione ecologica da qui al 2050 definendo chiaramente tappe, obiettivi, strumenti e mezzi e considerando, da subito, il gas fossile come fonte energetica residuale, stabilendo l’obiettivo di uscita definitiva al 2040 e escludendo false soluzioni come il CCS e il nucleare, già bocciato dagli italiani con due referendum, e nuove autorizzazioni per estrazioni, stoccaggio, gasdotti e centrali legati al gas.

Infine le 44 realtà che hanno sottoscritto il Manifesto chiedono al Governo di sviluppare un piano che preveda entro il 2025 l’eliminazione e la rimodulazione dei sussidi fonti fossili, come il Capacity Market, mantenendo gli incentivi alle energie rinnovabili e chiedendo contributi di solidarietà alle grandi imprese energetiche che oggi ricavano crescenti utili, con l’intento di contrastare il caro bollette. E di esprimere in sede UE e in particolare nel Parlamento Europeo una netta contrarietà all’introduzione di gas e nucleare tra le fonti verdi.

Commenti

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  1. Scritto da PORTER

    Se il nucleare è una bufala ( peccato che da anni importiamo energia elettrica prodotta dai reattori nucleari francesi) allora cerchiamo di “andare a tutto gas” verso la fusione nucleare investendo molte risorse nel progetto europeo in lavorazione a Cadarache in Francia. E comunque ben vengano gli 8 Gigawatt di potenza da energie rinnovabili , ma attenzione prima si installano e poi si chiudono le centrali a combustibile. Ed inoltre, siccome le belle gioie ambientaliste non ci pensano, si investa dapprima nella realizzazione di mega accumulatori di energia elettrica necessari per erogare energia quando è notte e non tira vento a muovere le pale. Accumulatori che non ci sono ancora in commercio. Occhio !!!

  2. Scritto da Viola

    Quanta ideologia! Una transizione ecologica servirà o no? Non puoi cambiare le cose dall’ oggi al domani, men che meno in Italia! I croati estraggono gas nell’ adriatico e noi invece lo paghiamo super profumatamente ai russi e agli ucraini. E le anime belle che oggi manifestano con che cosa sono arrivate al punto stabilito? A piedi,in bici o con i suv? Fatevi un esamino di coscienza, sono stanca di coloro che si riempiono la bocca di sostenibilità ambientale, di energia rinnovabile e per fare 100 mt usano l’ auto ! Da una parte bisogna iniziare ad amare di più il pianeta, ma è non solo ridicolo, ma anche pericoloso, per l’ economia e le famiglie, farlo senza un piano di transizione e solo con l’ ideologia in testa che come si sa non è mai foriera di buone idee.