Concessioni balneari. Rustignoli (Fiba-Confesercenti): “Va a gara l’intero sistema turistico balneare. Tempi troppo stretti, si arrivi almeno al 2028”

Un provvedimento apprezzabile, sul quale però c’è ancora molto da lavorare. Si potrebbe sintetizzare così il parere di Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba-Confesercenti e della Cooperativa Spiagge Ravenna, sull’emendamento del Ddl sulla concorrenza uscito ieri dal Consiglio dei Ministri, che mira a regolamentare le concessioni balneari nell’ottica di applicazione della famigerata Direttiva europea Bolkestein.

“Contiene degli elementi positivi – spiega Rustignoli – però non è sufficiente per dare sicurezza al sistema turistico balneare italiano. Sono stati introdotti principi importanti, che poi dovranno essere declinati in Parlamento: si parla di riconoscimento del lavoro aziendale, dei beni materiali e immateriali e si stabilisce che il canone non può essere elemento di gara, come noi diciamo da sempre. Inoltre, è indicata la volontà di tutelare e mantenere la piccola e media impresa. Questo è un passaggio importante, sul quale dobbiamo recepire la positività”.

“Il tema sostanziale – afferma – è tutelare la gestione della piccola e media impresa, riconoscere una sua identità forte. L’obiettivo deve essere quello di mantenere questa tipologia, poi se un concessionario viene sostituito da un altro può dispiacere ma non si può e non si deve evitare. Ma chi arriva deve avere le caratteristiche che appartengono al nostro modello turistico. In giro, ci sono tanti fondi di investimento stanno facendo affari in ogni settore. Se comprassero il turismo balneare italiano, tutto diventerebbe qualcosa di diverso. Bisogna scongiurare questo rischio”.

Accanto ad indicazioni di massima riconosciute come positive si stagliano i problemi: “È stata bypassata una riforma più strutturale del demanio – aggiunge Rustignoli -. La mappatura delle coste italiane, per la quale il Governo aveva stanziato ben 3 milioni di euro, è ancora in alto mare. Senza di quella, non sappiamo nemmeno cosa andiamo a mettere a gara. Parlo di capire il numero delle concessioni esistenti, quanta spiaggia è ancora di concedibile, la tipologia delle imprese che operano sul demanio…non ci sono solo le imprese balneari, ma tante altre tipologie di imprese: alberghi, campeggi, cantieri, la nautica, distributori, ristoranti veri e propri. La mappatura permettere allo Stato, in quanto proprietario del suolo, di poter ragionare su come valorizzazione quel bene”.

Per il presidente di Fiba-Confesercenti vanno bene le evidenze pubbliche, ma non prima di una riforma sistematica del settore, che aggiorni le leggi precedenti, datate al 1942, quando le spiagge italiane erano ancora allo stato selvaggio. “Oggi – commenta Rustignoli – non si può pensare di mettere a gara un pezzo di arenile: sopra a quella striscia di spiaggia sono state costruite imprese, che hanno edificato il sistema turistico balneare italiano come lo conosciamo ora. All’evidenza pubblica ci va l’intero modello turistico delle spiagge italiane, che va salvaguardato e valorizzato”.

L’emendamento uscito dal Consiglio dei Ministri e che dovrà essere discusso e modificato dal Parlamento, prevede la tutela economica degli attuali concessionari, degli investimenti realizzati fino ad oggi e il riconoscimento degli ammortamenti ancora in corso, ma quello che intende Rustignoli quando parla di “modello balneare italiano” è molto di più.

“Le evidenze pubbliche vanno fatte – commenta -, ma vanno calmierate in un percorso di attenzione, perché è il modello, il sistema turistico che va a gara. Se cambia, può cambiare in meglio ma se, per esempio, in Emilia Romagna sparisce la gestione tipica degli stabilimenti balneari come la conosciamo, basata sulle singole peculiarità delle varie imprese, sui rapporti umani, sulla gastronomia, sull’accoglienza, a favore di un modello uniforme? Qui da noi, non si fa turismo con il “mare bello”, ma con il tipo di servizi che gli imprenditori hanno saputo costruire grazie ai loro saperi”.

Quindi, finchè si parla di “spiagge vergini” è un conto, ma quando il discorso si estende a zone, come la nostra, dove esiste un modello turistico consolidato, questo va salvaguardato. E come farlo?

“Anzitutto non bisogna precipitare i tempi – afferma -, la data del 1° gennaio 2024 è troppo vicina per chiudere la riforma complessiva di un settore che vale il 13% del PIL. Lavoriamo con norme vecchie, ben fatte all’epoca, ma datate e che necessitano di aggiornamenti. Per esempio è indispensabile che regioni e comuni abbiano un ruolo di peso nella gestione delle spiagge. Non pretendiamo di arrivare al 2033, ma un tempo ragionevole per applicare i principi corretti fin qui espressi, potrebbe essere il 2028-29”.

E sul territorio locale quali rischi incombono? “Al momento purtroppo – conclude Rustignoli – quello che è già successo è un blocco totale degli investimenti, che non ripartono certo con questo emendamento. Diciamo che pone solo una piccola luce in fondo al tunnel, che prima era completamente buio, ma c’è ancora molto da fare. Il rischio è quello dell’impoverimento dell’offerta balneare: le compravendite in piedi sono tutte bloccate, come i compromessi fatti prima della sentenza del Consiglio di Stato, intanto però le banche hanno “acceso i fari” su di noi, quindi bisogna riuscire a strutturare bene questo emendamento, affinché si possa sapere quali sono le nuove regole su cui muoversi e quali i tempi per attuarle. Nell’incertezza gli imprenditori non investono e questo al momento è il rischio più grande”.

 

 

Commenti

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  1. Scritto da Ed

    Sapevamo da anni di doverci mettere in regola, non diciamo “stranezze”.

    Non l oscopriamo adesso su, fate i bravi, basta mandare la palla in tribuna.
    Chi ha lavorato bene non perderà nulla, anzi. Chi ha fatto finta imprenditoria verrà sostituito.

    Funziona così, quasi ovunque

  2. Scritto da E.S.

    Si cita che il “settore che vale il 13% del PIL”. Dichiarato o comprensivo dell’immenso “nero” abituale in questo settore? Nessuno, ripeto nessuno, dice che la vera rivoluzione sarebbe legare le concessioni alla trasparenza del rapporto con l’Agenzia delle Entrate. Non è casuale che, nel frattempo, il centrodestra abbia riportato il limite del contante a 2000 euro. Non saremo mai degni di fiducia in Europa, ci vedranno sempre come un paese di “furbetti”.

  3. Scritto da Maria

    Gli obblighi contro il buon senso sono il pane degli affaristi.