Volontari da tutta Italia a Ravenna per aiutare nel post alluvione. La brigata di Greenpeace domani a Conselice con le idrovore foto

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Un fattore di speranza nella situazione tragica che stanno vivendo le popolazioni romagnole da quel drammatico 16 maggio, quando tutti i numerosi fiumi che attraversano questa terra hanno esondato o rotto contemporaneamente, inondando città e campagne, è la solidarietà concreta espressa dalle centinaia di volontari arrivati da ogni dove per aiutare.

Tra questi anche un nutrito contingente di Greenpeace, che conta una trentina di volontari, con base a Ragone, ospitati dall’azienda agricola Ravaglia che non essendo stata colpita direttamente ha voluto mettersi a disposizione: “ci ha accolti in modo squisito – spiega Viviana, una volontaria – offrendoci i locali che abbiamo allestito con le nostre brande da campo, nella ex casa padronale ora adibita a magazzino”.

Sono arrivati mercoledì scorso da tutta Italia e resteranno con ogni probabilità fino al 5 giugno. Si alternano su turni di lavoro e ovviamente c’è chi arriva e chi riparte, perché lavorando come volontari, si tratta di persone che hanno preso ferie e permessi dal lavoro per poter venire in Romagna e dare una mano.

Sono ben attrezzati con idropulitrici, generatori di emergenza, pompe ad immersione e quant’altro, per poter essere da subito operativi. Ma da domani utilizzeranno anche due mezzi pesanti e 8 idrovore, giunte dalla Germania, per intervenire nelle zone dove permangono le situazioni di maggiore gravità, come a Conselice.

Dal punto di vista del coordinamento, fanno riferimento alle Brigate della Solidarietà, associazione che ha il polso della situazione e riesce a mappare il territorio per poi indirizzare gli aiuti. Sono presenti al Centro Sociale Spartaco di Ravenna, che costituisce il punto di raccordo per centinaia di volontari organizzati, afferenti a numerose associazioni, tra le quali i Fridays for Future, gruppi GKN e molti altri.

La giornata dei volontari comincia presto, sveglia alle 7, colazione vegana preparata a turno da uno di loro e per le 8 si caricano i furgoni con le attrezzature e l’occorrente per un pranzo veloce. “Il primo giorno ci siamo dati appuntamento a Spartaco con gli altri volontari per definire gli interventi, oggi siamo andati direttamente a Fornace Zarattini a completare interventi già avviati – continua Viviana -. La durata e la tipologia del lavoro dipendono da cosa troviamo sul posto, dato che è tutto in rapida evoluzione. Lavoriamo fino alle 18 circa, poi ci dirigiamo a Spartaco per il report di tutte le squadre e l’organizzazione per il giorno seguente. Ieri sera abbiamo cenato tutti insieme lì, il tutto offerto dalle Brigate della Solidarietà e Spartaco. Un bel momento collettivo di condivisione, fra persone accomunate da ideali condivisi: solidarietà e difesa dei beni comuni, lotta per la giustizia climatica e ambientale, difesa del diritto di protesta e dei diritti civili. Poi la sera riusciamo a rientrare alle 23 circa, scriviamo il report, facciamo la doccia e finiamo per coricarci verso l’1:30 circa”.

“Per ora siamo intervenuti nelle zone di campagna attorno a Bagnacavallo, abbiamo lavorato per ripristinare piccoli allevamenti, dove gli animali da cortile, come galline e conigli, che si erano salvati dall’alluvione e rischiavano di morire soffocati dal fango”, racconta.

Si sono poi spostati a Fornace Zarattini, dove sono tutt’ora all’opera: “Lì – continua Viviana – abbiamo fatto un intervento piuttosto imponente, togliendo 300 litri d’acqua da una casa invasa fino al ginocchio. Ci abbiamo messo circa due ore, con pompa ad immersione e catena umana di secchi formata da una decina di volontari. Ora è stata liberata completamente. Oggi siamo tornati a Fornace per finire altri interventi, poi ci sposteremo in via Codarondine e da domani a Conselice. La situazione a Fornace è cambiata totalmente: fino a ieri c’era l’acqua al ginocchio nella parte finale di via Ferrovia, ma ora è defluita tutta e si sta procedendo a togliere gli ultimi rifiuti e a pulire tutto. Restano allagate alcune cantine, che si sta procedendo a liberare con le pompe. Nelle case svuotate dall’acqua si stanno facendo interventi con le idropulitrici”.

“Ieri è stato piuttosto penoso operare – commenta la volontaria – perché abbiamo incontrato diverse persone, anche di una certa età, che dovevano liberarsi di tutto ciò che è andato sommerso, i ricordi di una vita. Siamo stati costretti a convincerle a buttare anche oggetti che volevano ad ogni costo conservare ma che non erano assolutamente nello stato di poter essere tenute. Sono pezzi di vita che se ne vanno, ricordi accumulati che si è costretti ad abbandonare lungo la strada come immondizia qualunque. Incontri tante storie uniche di persone che hanno fatto sacrifici per tutta una vita e che hanno perso tutto in giorno”.

“Ci tengo a sottolineare – aggiunge – che siamo qui come Greenpeace per aiutare le persone a tornare al più presto alla normalità, per quanto possibile, ma il messaggio che lanciamo è questo: ciò che è accaduto non è casuale, gli ambientalisti lo prevedono da 30 anni, senza venire ascoltati. Ci sono tante concause ovviamente, la gestione del territorio, il consumo di suolo che a Ravenna è largamente impermeabilizzato, ma ciò che dobbiamo tenere a mente è che quello che è avvenuto qui è un evento di portata straordinaria che sarà purtroppo sempre più frequente negli anni a venire, se non smetteremo di aggravare la crisi climatica. Per noi è un paradosso che davanti a questi eventi si continui a parlare di rigassificatori e gasdotti che non fanno altro che prolungare per altri 25 anni l’utilizzo del fossile, quando la prima causa di questi eventi è proprio la combustione delle fonti fossili”.

Come si diceva, da domani il gruppo si sposterà a Conselice, con mezzi pesanti, idrovore, pompe ad immersione, oltre a pale, tira acqua e tutto il necessario. “Lì sappiamo che la questione è molto critica, anche dal punto di vista sanitario – aggiunge la volontaria -. Ci è capitato di imbatterci in acque che venivano dalle porcilaie e questo è un altro grande tema a cui prestare attenzione: purtroppo questa è una zona piena di allevamenti intensivi: ci sono stati segnalati anche allevamenti abbandonati, con animali lasciati a loro stessi in mezzo al fango. Serviranno interventi anche della Asl per verificare che gli animali non restino lì a morire, andando tra l’altro ad incrementare il problema dell’inquinamento e creando problemi sanitari importanti”.

“È difficile rapportarci da privilegiati quali ci riteniamo, per non essere stati toccati da questa tragedia, con le persone che hanno subito i danni dell’alluvione – conclude Viviana -. Loro ci ringraziano e si sentono quasi in colpa perché li stiamo aiutando. In realtà per noi è il contrario: ci sentiamo responsabili per tutte le persone che sono in difficoltà in questo momento. È il sentimento che accomuna tutti noi volontari quando ci approcciamo alle persone: c’è chi ha bisogno di sfogarsi e raccontare quello che ha vissuto, chi vuole un abbraccio, chi rimane più in disparte perché ancora sotto shock. Per noi è importante, accanto all’aiuto materiale, portare anche vicinanza umana e far sentire le persone sostenute in un momento difficilissimo. Come volontari di Greenpeace siamo tutti formati in questo senso”.

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