Esiste un’alternativa all’abbattimento dei pini urbani di Ravenna, ma in viale Romagna a Lido di Savio verranno tagliati. I cittadini in difesa degli alberi continuano la lotta

Nonostante l’impegno dei cittadini per tutelare gli alberi, il progetto di abbattimento dei pini lungo viale Romagna a Lido di Savio proseguirà. Sui pini di via Maggiore a Ravenna, potrebbero invece esserci maggiori margini di dialogo.

Questo l’esito dell’incontro tra il gruppo di cittadini “Salviamo i pini a Lido di Savio e Ravenna” e l’assessora Federica Del Conte, avvenuto ieri mattina in Comune.

Si parla di 71 pini che costeggiano viale Romagna, il luogo delle passeggiate in paese e che non sarebbero malati o danneggiati, ma considerati instabili su un terreno troppo sabbioso.

Il progetto di abbattimento, finanziato con fondi PNRR, è già partito a febbraio, dopo aver ricevuto parere favorevole da tutti gli enti preposti. I pini saranno sostituiti da 35 frassini, la metà degli alberi tagliati. A Ravenna invece, lungo via Maggiore, nel corso degli anni sono stati abbattuti una decina di pini e altri potrebbero fare la stessa fine. Al loro posto potrebbero venire ripiantati dei lecci, ma non ci sarebbero particolari garanzie in proposito.

Di fronte all’idea di ritrovarsi la prossima estate con il viale principale del paese completamente assolato e poco appetibile per turisti e residenti, ma anche di veder gradualmente sparire i pini, simbolo della città, alcuni cittadini residenti sia a Lido di Savio che a Ravenna non si sono arresi alle decisioni prese sopra le loro teste e si sono mobilitati in difesa degli alberi. Riunendosi in gruppo e approntando una raccolta firme, che in poche ore è lievitata e continua a crescere, a dimostrazione che il tema è molto sentito.

A Ravenna hanno anche invitato un esperto, il prof. Gian Pietro Cantiani, romano, Dottore Forestale Arboricoltore, che ha brevettato un metodo per salvare i pini urbani dall’abbattimento, evitando i problemi che portano in città: radici superficiali che distruggono strade e marciapiedi e rischio di crollo a causa del vento, con conseguenti danni su persone, edifici e auto.

Anche Cantiani è stato all’incontro in Comune con l’assessora e i cittadini e ha spiegato le tecniche innovative che si possono mettere in campo, con le quali afferma di essere riuscito a salvare un migliaio di pini urbani in tutta Italia, dal Friuli Venezia Giulia fino a Roma.

“In Comune sono rimasti sorpresi e interessati dai metodi che utilizziamo, non li conoscevano – ha spiegato ieri in un incontro con la stampa -. I pini di Ravenna sono alberi importanti, ma molto più piccoli di quelli monumentali che ho contribuito a salvare a Roma. Il lavoro potrebbe essere anche più semplice”.

La convivenza tra gli alberi e la città è argomento complesso: degli alberi abbiamo bisogno per respirare: catturano CO2 e producono ossigeno, fino a 30 litri al giorno, per un pino di media età. Inoltre, contribuiscono ad alleviare il caldo d’estate, riducendo l’isola di calore e catturano anche l’inquinamento atmosferico determinato dalle polveri sottili. Però, soprattutto i pini che hanno molte radici superficiali, danneggiano il manto stradale e possono risultare pericolosi in caso di vento forte, evenienza che sta diventando sempre più frequente con i cambiamenti climatici in atto.

“In città un albero vive come in “prigione” – ha spiegato Cantiani – dentro piccole aiuole, continuamente soggetto a tagli delle radici per i lavori stradali e della chioma per contenerne la crescita. Sono tutte violenze a cui l’albero, in quanto essere vivente, cerca di sopravvivere, ma con fatica e a costo di una vita più breve. Eppure, gli alberi in città sono un presidio per la salute e per l’ambiente, non possiamo farne a meno. Considerato poi che le estati sono sempre più calde, avere città ricche di alberi e ombra diventa anche una necessità per tutti coloro che non possono scappare in vacanza al fresco! È anche una questione dai risvolti sociali ed economici”.

Un altro tema che entra in gioco quando si progettano risposte per la città non può che avere a che fare con i soldi: quanto costa abbattere e quanto salvare? Secondo Cantiani, il suo metodo ha anche vantaggi economici: l’investimento sarebbe almeno cinque volte meno costoso rispetto a tagliare e ripiantare.

Si tratterebbe di effettuare una dettagliata anamnesi, albero per albero, per verificare le effettive condizioni di salute della pianta. A questo passaggio seguirebbero due diverse modalità di intervento alternativo: per ovviare al famoso “degrado da radici”, si possono tagliare le radici orizzontali esplorative a circa un metro dall’albero, ponendo una barriera verticale, che impedisce per un lungo periodo, anche 25 anni, la ricrescita delle radici.

Nel caso invece di instabilità della pianta, che secondo Cantiani andrebbe comunque misurata con metodi dinamici e non statici come si usa fare tradizionalmente, è possibile ancorarla per consolidare il sistema radicale proprio della pianta, aggiungendo dei “pesi” che la tengono appunto ancorata a terra.

Il gruppo di lavoro che opera con questi metodi innovativi si chiama “Alle radici dell’albero” e il gruppo di cittadini interessati alla tutela degli alberi del Comune di Ravenna lo ha coinvolto per fare informazione sulle soluzioni che si possono adottare per convivere con gli alberi urbani.

Il conflitto tra diverse esigenze, salute e ambiente da una parte, sicurezza e strade o marciapiedi percorribili dall’altra, è evidente quando si parla di alberi in ambiente urbano. Ora bisogna vedere se e come le soluzioni conservative troveranno spazio nelle scelte future dell’amministrazione. I cittadini promettono di non mollare e di pensare a ulteriori azioni di coinvolgimento e protesta, per tenere alta l’attenzione.