Maltempo Faenza. Il sindaco Isola fa il punto su cosa ha funzionato e cosa no

Circa 36 ore dopo la piena dei fiumi Lamone e Marzeno, il Sindaco Massimo Isola ha cercato di riassumere cosa è successo a Faenza, cosa ha funzionato e cosa no.

“In questi mesi tutte le risorse sono state dedicate a ricostruire le infrastrutture idrauliche danneggate dagli eventi di maggio 2023. Insieme all’Agenzia Regionale di Protezione Civile, abbiamo ripristinato e rafforzato con urgenza argini e barriere già presenti prima delle alluvioni. I nuovi manufatti hanno funzionato. Di fronte a una piena completamente diversa da quella precedente, ma di portata simile se non maggiore, i nostri argini ricostruiti hanno tenuto e l’onda d’acqua ha attraversato la nostra città senza rotture” spiega Isola.

Cosa è mancato?  “In due parole: il Piano Speciale. Quel piano di messa in sicurezza del territorio ancora non c’è e deve ancora essere approvato dall’Autorità di Bacino e dalla Struttura Commissariale. Dovrà poi essere finanziato dal Governo nazionale e dalle regioni per mettere a terra quelle opere (nuove zone arginate, casse di espansione, zone allagabili) indispensabili per tenere in equilibrio il futuro della nostra città di fronte a un clima mutato. In questa attesa, non potevamo stare con le mani in mano. A febbraio scorso abbiamo presentato un progetto locale, anche sulla spinta dei comitati degli alluvionati, per costruire un ultimo baluardo di difesa al centro abitato dalle ingressioni del torrente Marzeno. Si tratta di un’infrastruttura che dovrà integrarsi a monte con le opere strutturali che il Piano Speciale dovrà definire per il nostro territorio” .

“QUEL PROGETTO E QUELLE RISORSE CI SONO STATI PROMESSI all’interno dell’ordinanza 13bis della Struttura Commissariale, insieme agli interventi sulle frane delle nostre colline, per Casola Valsenio, Riolo Terme e Brisighella. Ad oggi, nonostante le nostre richieste di massima urgenza, l’ordinanza non è ancora stata firmata” sottolinea Isola.

“Come sindaco, non mi interessa polemizzare. Ho il dovere di dare una risposta al bisogno di sicurezza di tutti i cittadini faentini – prosegue -. In attesa di un piano strategico che riveda le infrastrutture idrauliche di tutto il territorio, di fronte a un’onda di piena che scendeva dalle nostre colline e alle previsioni metereologiche molto pesanti, in vista di quella notte terribile, abbiamo deciso di provare una soluzione emergenziale: una serie di sbarramenti che provassero a contenere le acque del Marzeno. Su via Cimatti è stata realizzata una barriera in terra piena a valle degli ultimi campi e un muro, non di sacchi, ma di blocchi di cemento armato (normalmente utilizzati per rinforzare gli argini) per provare a garantire maggiore sicurezza.
Con il senno di poi, con tutta quell’acqua, può essere sembrato vano ma, anche a detta dei tecnici, era un tentativo che dovevamo fare”.

“Il terzo evento in pochi mesi ci fa capire che il tempo delle attese e dei rimpalli è finito – conclude -. Attendiamo risposte urgenti”.