Cotignola. L’alluvione gli porta via di nuovo i raccolti: “Non potevo credere che stesse succedendo ancora. Ora la notte non si dorme” foto

Lunedì scorso era un giorno normalissimo, ed eravamo nel pieno della vendemmia. Mai avremmo potuto immaginare che nell’arco di poche ore ci saremmo trovati nella situazione in cui siamo adesso, in ginocchio. “Sono le parole di Alessandro Patuelli, titolare di un’ azienda agricola a Cotignola. Patuelli e la sua famiglia abitano a poche decine di metri dall’argine del fiume Senio e negli ultimi 16 mesi hanno vissuto due alluvioni.

Patuelli ripercorre la notte di martedì scorso. “Ha iniziato a piovere e alle 21 ci hanno avvisati che era necessario evacuare il piano terra delle abitazioni. Eravamo increduli ma, dopo l’esperienza di un anno fa, sapevamo cosa fare: abbiamo portato tutto quello che potevamo al primo piano. Alle 23 eravamo in piena emergenza, con il Senio che iniziava ad sondare. Abbiamo vissuto minuti interminabili fino alle 3 della mattina, quando l’allerta è sembrata rientrata, perché il fiume aveva iniziato a calare. In realtà il peggio doveva ancora iniziare: dopo un’ora il fiume ha rotto a pochi chilometri dal centro di Cotignola. La maggior parte dei danni li ho avuti nell’azienda agricola che ho vicino a Lugo, e là fino a due giorni fa avevo ancora centimetri di acqua su tutto il terreno”.

È presto per fare una stima dei danni, ma la situazione è certamente drammatica: “Ho ancora un po’ di uva da vendemmiare e ora stiamo cercando di raccogliere tutto il possibile anche se ogni operazione è complicata dal fango e dal limo che sono ovunque. Le susine e le nettarine sono perse, le mele sono a rischio. Le piante di kiwi sono state a lungo sott’acqua e ora non sappiamo valutare in che condizioni siano. Dovremo aspettare per capire quali e quanto danni ha avuto l’apparato radicale”.

“A maggio scorso ci sono state due grandinate che mi hanno portato via quasi il 100% della produzione. Si era salvato solo un po’ di kiwi. Le susine, che durante le gelate erano sotto-rete, si erano salvate, ma ora sono state portate via dall’alluvione. Questo è il quadro. A dir poco drammatico. Senza dimenticare che a maggio 2023 siamo stati colpiti dall’alluvione” prosegue l’agricoltore.

Patuelli racconta come è stato rivivere l’alluvione: “Qualcosa di incredibile. Eravamo increduli. Ricordo la sensazione del corpo irrigidito, come se nessun muscolo si riuscisse a muovere, mentre nella testa scorrevano mille pensieri. La tensione che abbiamo vissuto ce la portiamo ancora dentro. Abbiamo ancora paura. Adesso la notte non si dorme perché siamo preoccupati per il futuro: ho un’azienda di 45 ettari e 6 famiglie, oltre la mia, dipendono da me e dai frutti di questa terra. Però ora è difficile pensare di investire ancora, con il rischio che, in una sola notte, la fatica di tutta una vita venga distrutta, di nuovo”.

“Se non si iniziano a fare i lavori per rafforzare gli argini, o per metter in sicurezza i fiumi e il territorio, allora a breve queste aree diventeranno pericolose e saranno abbandonate – prosegue Patuelli -. Nei letti dei fiumi ci sono parchi naturali, con alberi alti 30 metri, censiti come SIC – Siti di Importanza Comunitaria e tutte le volte che un escavatore trova la tana di un istrice o di una nutria, i lavoro si interrompono per giorni. Basta ideologie, basta ambientalismo forzato, i nostri bisnonni hanno bonificato un territorio, che ora sta diventando invivibile. Sicuramente gli ingegneri  hanno studiato sui libri, ma sarebbe importante anche ascoltare l’esperienza di chi vive e conosce questo territorio”.

Patuelli conclude: “Mio nonno mi diceva che qui si viveva bene. Ora il pensiero è: da qui mi costringeranno ad andare via. I soldi per i rimborsi finora non si sono visti ma ora non posso neppure autotutelarmi perché è diventato impossibile anche assicurarsi. Cosa devo fare? Resisterò fino a che ce la farò. Spero non arrivi il giorno in cui non ce la farò più”.