Gran finale per ScrittuRa Festival a Lugo con il giornalista di Repubblica, Luca Bottura

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L’ultima giornata del festival ScrittuRa, domenica 13 settembre, inizierà alle 18.30 al Chiostro del Carmine con Ivano Dionigi e le sue “Parole che allungano la vita. Pensieri per il nostro tempo” l’accademico ed ex rettore dell’Università di Bologna dialogherà con docente di filosofia Paolo Taroni.  Piccoli pensieri sulla nostra identità e sul nostro futuro, formulati da altri viaggiatori prima di noi, da altri compagni di viaggio. Alla ricerca di una risposta alla domanda di Agostino: “Tu chi sei?” (Tu quis es?). La domanda di ognuno di noi.

In questi tempi di incertezza e solitudine, ci sentiamo smarriti e cerchiamo di capire quel che sta accadendo intorno a noi. Cos’hanno da dirci Virgilio e Lucrezio, Seneca e Agostino, che affrontano questioni e interrogativi dibattuti già duemila anni fa ad Atene e Roma? Ci sono voci che, resistendo al tempo, aiutano ad alimentare una nuova speranza nonostante la crisi. Questo libro compie un viaggio, in più tappe e con brevi percorsi, tra passato e presente, tra antichi e moderni. Il punto di partenza è occasionale: una parola tradita, che reclama la restituzione del proprio volto, un episodio di cronaca, un dibattito su politica, scuola, lavoro, una rifl essione su tragedie improvvise che possono colpire l’umanità.

L’incontro previsto con Lucrazia Ercoli invece salta a causa di un’indisposizione dell’autrice.

Alle 21 al Pavaglione chiuderà il festival il giornalista Luca Bottura con “Buonisti un cazzo” (Feltrinelli) in dialogo con Matteo Cavezzali. Bottura, giornalista di Repubblica, autore di testi per comici come Maurizio Crozza, Geppy Cucciari e Gene Gnocchi, autore televisivo e radiofonico, racconta una biografia collettiva in tono autoironico, demoralizzato ma non vinto, pronto a ridere dei propri nemici e dei propri amici. Sperando che restino tali. “Me ne batto alla grandissima se dico o scrivo cose buone per lo zerovirgola elettorale – spiega Bottura -. Perché non sono un politico, e per questo ho la presunzione infantile del contagio del buono. O almeno del migliore. Che due o tre cose di civiltà le dirà e proverà a farle sempre, e comunque. Perché ritiene di avere molti fratelli in sonno, sparsi per questo sfortunato Paese che non ha bisogno di eroi e nel caso se li sceglie di merda. O ci sputa sopra. Perché sono quella roba lì. Buonista un cazzo”.

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