“Uccelli” di Aristofane e Martinelli trascina l’Alighieri: quando il teatro si fa popolare e la vitalità diventa contagiosa foto

Gli Uccelli di Aristofane rivisitati da Marco Martinelli ieri sera 3 giugno hanno conquistato il Teatro Alighieri nell’ambito del 33° Ravenna Festival. Grande merito va alla capacità di Martinelli di plasmare gli attori-ragazzi con il suo metodo e il suo amore contagioso per il teatro, che ha messo a punto con successo nel corso degli anni con la non-scuola. E grandissimo merito anche alla freschezza, all’energia e al furore comico di sessanta adolescenti di Pompei, Torre del Greco e Napoli. Alcuni piccolissimi e sorprendenti. Con quel napoletano gergale così plebeo e insieme così melodioso. Ragazzi coinvolti anche nell’esecuzione delle musiche di un esploratore di tradizioni popolari come Ambrogio Sparagna, affiancato da Erasmo Treglia, Clara Graziano e Antonio “Lione” Matrone.

La nuova produzione andata in scena ieri sera è praticamente la trasposizione in scena del libro di Martinelli “Aristofane a Scampia” in cui racconta la sua avventura del teatro fra i ragazzi, lavoro che ha già ricevuto importanti riconoscimenti. L’opera nasce dal dialogo tra Ravenna Festival e il Parco Archeologico di Pompei, dove ha debuttato con successo la scorsa settimana, e realizzata in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, Teatro di Napoli, Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Uccelli Ravenna Festival
Uccelli Ravenna Festival
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“Aristofane è un adolescente infuriato. Per questo motivo è in perfetta sintonia con gli adolescenti di questo inizio millennio – spiega il drammaturgo e regista Marco Martinelli – Aristofane scrive la prima commedia a diciotto anni: si scaglia contro la guerra che devasta Atene, contro la miseria che cresce nei cervelli prima che nelle case. Il primo verso che ci resta del suo teatro è: ‘Quante cose mi mordono il cuore!’. È l’incipit di un grande lirico, potrebbe essere Dante, o Baudelaire o Walt Whitman. E lo mette in bocca a un vecchio contadino. Il suo genio sta nell’intrecciare insieme, nella stessa commedia, le schifezze e i sogni, le battute oscene e i versi cristallini. E lo fa attraverso un linguaggio scatenato: giochi di parole, doppi sensi, divertimenti verbali infantili. Il teatro con lui, come con i grandi tragici, si fa potente strumento di indagine della società, della violenza che la attraversa. È in grado di parlarci, attraversando venticinque secoli con leggerezza.”

Nell’immaginifica commedia che il padre della comicità occidentale portò in scena nel 414 a.C., due ateniesi disgustati dal comportamento dei loro concittadini decidono di fondare una nuova città, alleandosi con gli uccelli. La presenza di animali parlanti fa della narrazione quasi una favola – con un retroscena amaro: il volto corrotto e colonizzatore dell’Atene democratica. In dieci mesi di lavoro, ai ragazzi campani è stato chiesto di raccontare le loro città attraverso il testo antico. Ravenna e Pompei, entrambe custodi di un Patrimonio Unesco, sono così unite nel nome di Aristofane in un’operazione di tradizione, intesa come trasmissione di una grande memoria alle nuove generazioni.

Da trent’anni la non-scuola di Martinelli dimostra come certi testi, se si fanno “tradurre” dagli adolescenti, tornano in vita. Partita da Ravenna e approdata in Italia e nel mondo, l’esperienza della non-scuola è raccontata anche nel suo Aristofane a Scampia, appena premiato dall’Associazione dei critici francesi come “miglior libro sul teatro” del 2021.

Uccelli è parte di Sogno di volare, il progetto di teatro del Parco archeologico di Pompei che per la prima volta mette a disposizione uno scenario unico al mondo per nuove produzioni che coinvolgono gli adolescenti di un territorio tanto vivace quanto segnato da pesanti disparità economiche e sociali. “È un progetto in cui crediamo molto – ha sottolineato il Direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel, con cui Ravenna Festival aveva già collaborato per il concerto dell’Amicizia 2020 diretto da Riccardo Muti a Paestum – Una Pompei dei giovani, della scuola, che si avvicina concretamente al proprio patrimonio culturale, attraverso un percorso di conoscenza, arricchimento personale e divertimento”. Un percorso che, dalle prime prove alla messa in scena, è stato l’oggetto del docufilm del Giffoni Film Festival.

Il lavoro di Martinelli con i ragazzi è stato molto apprezzato e sottolineato da numerosi applausi. Alla fine dello spettacolo è andata in scena la straripante e sgangherata felicità dei giovani attori, che ha contagiato e trascinato tutto il pubblico. Una serata di teatro autenticamente popolare con attori non professionisti – ma alcuni hanno mostrato già notevoli capacità attoriali – in grado di arrivare subito al cuore e suscitare entusiasmo, spesso più di opere sofisticate, perfette e fin troppo algide.

Uccelli Ravenna Festival
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