Ultime serate per la stagione 2022 dell’Arena Borghesi di Faenza. Si chiude con il cinema muto e un film sull’esperienza trans a Dachau

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Tre appuntamenti speciali per concludere Finalmente!, la stagione che ha celebrato il ritorno del cinema all’Arena Borghesi. Il programma 2022 si conclude con grande soddisfazione da parte di Il Raggio Verde. Il pubblico faentino ha dimostrato nell’arco dell’estate di essere ancora molto legato all’Arena e all’offerta cinematografica ideata da oltre quarant’anni dal cineclub.

Quest’anno uno dei momenti chiave del programma di viale dello Stradone è stato l’omaggio a Pier Paolo Pasolini, a cent’anni dalla nascita. Lunedì 29 agosto si concluderà il ciclo di serate dedicate al regista bolognese. In programma Mamma Roma (1962), dove Anna Magnani incarna la maternità e la prostituzione in un racconto incentrato sul rapporto tra una madre e il figlio: la prima ossessionata dal miraggio del riscatto morale dopo un passato da tenere segreto, il secondo, interpretato da Ettore Garofolo, dedito ai furti in una banda di borgatari e innamorato di una donna più grande di lui. Sullo sfondo i primi segni della trasformazione di un Paese che ha iniziato a perdere e corrompere i suoi caratteri originari. Più volte e in più generi della propria variegata produzione, Pasolini si è soffermato sul rapporto madre-figlio, spesso variandolo in declinazioni autobiografiche, altre volte sacralizzandolo nel rapporto Maria-Cristo, altre volte ancora unendo entrambi gli spunti. Mamma Roma presenta luoghi e scenari già al centro di romanzi e poesie di Pasolini, un affresco neorealista del tragico destino del proletariato.

La pellicola è appena stata restaurata dalla Cineteca Nazionale.

Molto apprezzati nell’arco di questa stagione dell’Arena Borghesi i film legati alla rassegna incentrata sul metalinguaggio, opere che alla fruizione tradizionale accompagnano un’analisi e una ricerca sul linguaggio cinematografico. Tre di queste opere saranno protagoniste della penultima serata, dedicata interamente al cinema muto.

Martedì 30 agosto si susseguiranno La grande rapina al treno (1903), La lanterna magica (1903) e Il Cameraman (1928).

Le prime due opere hanno rappresentato un punto fermo per i primi anni del cinema muto, la terza fu un riferimento negli anni conclusivi dei primi quasi trent’anni di vita della Settima Arte, quando ormai si stava preparando il passaggio al sonoro.

Tutti e tre i film saranno musicati dal vivo, con una colonna sonora inedita, appositamente ideata per la serata da Alceste Neri, docente di pianoforte nei Conservatori di Pesaro, Bologna e Ferrara, oltre che alla Scuola Comunale di Modigliana.

La grande rapina al treno fu uno dei primi film ad introdurre il montaggio cinematografico come oggi lo conosciamo, in grado di rappresentare, in poco più di dieci minuti di racconto diretti da Edwin Porter, lo svolgimento di più azioni simultanee come non era mai stato fatto prima.

La lanterna magica è uno degli studi più rappresentativi della cinematografia di Georges Méliès. Il regista francese arricchisce i cinque minuti di racconto di numerose illusioni ottiche, mediante strumenti che negli anni successivi saranno alla base del lavoro di moltissimi set.

Il Cameraman è uno degli ultimi grandi esempi della comicità di Buster Keaton, un’ora e dieci minuti di film durante i quali viene inoltre portata avanti una riflessione sulla macchina da presa come strumento di rapporto con il reale e come mezzo di verifica. Se è stato possibile realizzare una rassegna sul metalinguaggio, probabilmente è merito di questo racconto ideato da Keaton e dal regista Edward Sedgwick, che decenni prima di Godard e Antonioni iniziarono a ragionare dell’invenzione del film nel film, indagando sul rapporto fra l’artista e la realtà.

L’Arena Borghesi saluterà il proprio pubblico l’1 settembre, offrendo gratuitamente la visione di un documentario molto coraggioso: C’è un soffio di vita soltanto, realizzato da Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, opera all’interno dell’edizione 2022 di Doc In Tour, il programma organizzato da Regione Emilia-Romagna, Fice Emilia-Romagna, associazione Documentaristi Emilia-Romagna e Fondazione Cineteca di Bologna per valorizzare la produzione documentaristica territoriale.

Il film farà rivivere l’esperienza del campo di concentramento di Dachau, raccontata da Lucy, un tempo Luciano, oggi la transgender più anziana d’Italia, 96 anni, che venne imprigionata in Baviera dopo aver disertato, o forse perché era “un intruglio scomodo per l’ideologia di purezza della razza nazista”.

Tramite la sua vita, Lucy, uno degli ultimi sopravvissuti di Dachau, racconta il Novecento. Gli eventi della sua turbolenta esistenza, della sua prigionia, diventano la metafora di un’umanità che non si arrende e che fa tesoro del più grande dono della Storia, la memoria, come unico e imprescindibile punto di partenza.

Sarà presente in sala il regista Daniele Coluccini. Dialogheranno con lui: Beatrice Bandini, docente di filosofia, Sara De Giovanni, Centro di Documentazione “Flavia Madaschi”- Cassero LGBTI+ Center, e Milena Barzaglia, Assessora alle pari opportunità del Comune di Faenza.

L’incontro è inserito all’interno dell’iniziativa Di cosa parliamo quando parliamo d’amore? (tutte le info qui: https://www.romagnafaentina.it/Notizie-ed-eventi/Calendario-Eventi/Di-che-cosa-parliamo-quando-parliamo-d-amore )rassegna di docu-film incentrati sulle relazioni e l’identità di genere, realizzata dagli assessorati alle politiche e cultura di genere dell’Unione della Romagna Faentina in collaborazione con Sos Donna, Il Raggio Verde, Ridotto Teatro Masini, Cinema Europa, Un secco no e Metra.

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