Carlo Petrini a Ravenna: stiamo andando verso il baratro ma la politica non fa nulla. E lancia 6 azioni o buone pratiche per tutti, per aiutare il pianeta

Carlo Petrini, classe 1949, nato nella terra di Bra, dove oggi si tiene ogni due anni la sua creatura Cheese, è uno dei grandi intellettuali e pensatori del nostro tempo. Fondatore di Slow Food e di Terra Madre, amico di Papa Francesco (insieme hanno scritto Terrafutura. Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale, Giunti/Slow Food editore, 2020), Petrini è padre nobile anche di tutti i movimenti ambientalisti, per la salvezza del pianeta e per una nuova economia più rispettosa della terra, dell’uomo e delle comunità. Ieri 24 agosto era a Ravenna per presentare il suo ultimo libro – Il gusto di cambiare – scritto a quattro mani con l’economista e gesuita francese Gaël Giraud. Davanti a lui una platea sorprendentemente numerosa per essere un afoso pomeriggio estivo.

L’incontro organizzato da Slow Food avviene anche per riflettere sulla recente alluvione che ha sconvolto la Romagna, ascrivibile alla crisi climatica di cui tanto lo stesso Petrini si è occupato. Non a caso in apertura la Presidente della Condotta Slow Food di Ravenna Barbara Monti annuncia una iniziativa di Slow Food regionale proprio in favore dei tanti agricoltori alluvionati. Fa gli onori di casa Oscar Manzelli, mentre dialogano con Petrini Pier Domenico Laghi Presidente della Cooperativa sociale CEFF F. Bandini e Massimiliano Costa Direttore dell’Ente Parco del Delta.

IL RACCONTO DEL CARLIN

Il racconto di Carlo Petrini (che molti chiamano Carlin) è ampio, affascinante, ricco di aneddoti, condito di ironia. Oltre che di una disperata lucidità. La lucidità di chi vede un’umanità che sta andando rapidamente verso il baratro e non sta facendo abbastanza per invertire la corsa e cambiare strada. I decisori politici sono sordi e ciechi. I poteri economici hanno altri interessi. E la società civile – dove pure si muovono cose – non è ancora in grado di farsi sentire come sarebbe necessario. Questa la sua analisi. Che si conclude con la promessa di lanciare a breve una campagna di buone pratiche, semplici e chiare, che sarà anche e soprattutto una campagna politica. Perché è così che si può incidere sulla realtà. È “questa la politica con la P maiuscola”.

Ma procediamo con ordine. Petrini esordisce dicendo che “siamo davanti a una nuova fase della storia che durerà qualche secolo, la fase della cosiddetta transizione ecologica. La fase precedente è quella della rivoluzione industriale iniziata a metà Settecento.” Che ha portato a grandi benefici per l’umanità ma prodotto anche conseguenze negative con un impatto devastante sul pianeta, che solo negli anni ’60 del Novecento sono stati evidenziati, a partire dai saggi e dagli scienziati del Club di Roma che hanno ricordato al mondo come le risorse del pianeta siano finite e non illimitate.

Parla poi del rapporto fra vecchi e giovani e ribalta il paradigma: “se i giovani potessero e i vecchi sapessero” nel senso che bisogna dare spazio ai giovani, perché loro devono prendere in mano il loro destino e insieme i destini del mondo. E i vecchi devono essere al loro fianco (ma per farlo devono anche imparare a dialogare con i giovani e a usare le nuove tecnologie). Insiste sulla disperazione dei giovani e ricorda l’episodio stucchevole del Ministro Pichetto Fratin che piange di fronte alle parole di una ragazza, ma poi “il suo Governo sta facendo tutto il contrario di quello che quella ragazza chiede”.

“Le risposte alla crisi del pianeta possono venire solo dalle buone pratiche e dalla mobilitazione della società civile – ripete – perché la governance politica non sta facendo nulla. Stiamo andando a marce forzate verso il baratro e non si stanno prendendo decisioni. Il cambiamento climatico è già in atto, non possiamo più evitarlo, possiamo solo mitigarne gli effetti e contenerne i danni” dice quasi sconsolato.

Poi parla del suo rapporto con l’economista e gesuita Giraud, che lo incuriosì perché a una conferenza disse che a fine ‘700 l’arroganza di un re portò il popolo a fare la rivoluzione e a tagliargli la testa, oggi quella stessa arroganza appartiene al capitalismo neoliberista, di fronte al quale occorre fare un’altra rivoluzione, evidentemente.

La parte centrale del suo discorso – di fronte a una platea sempre più conquistata – è tutta dedicata al suo rapporto con Papa Francesco (che definisce Petrini agnostico pio, perché prova pietas per la natura) di cui ricorda l’introduzione scritta per l’Enciclica Laudato si‘ e poi la telefonata a Parigi da uno sconosciuto che si rivelò essere proprio il Pontefice. Rimasero al telefono 40 minuti a raccontarsi storie e a riflettere sul mondo. Fra le storie anche quella della nonna di Carlo Petrini – moglie di uno dei fondatori del PCI – che andò a confessarsi e di fronte al prete che le disse “sa che non le posso dare l’assoluzione” (i comunisti erano stati scomunicati nel 1949, ndr) lei rispose fiera: “e allora se la tenga”. Il Papa rise di gusto e commentò poi che si trattava di una donna coraggiosa.

Petrini parla della portata rivoluzionaria del pensiero del Papa contenuto nelle due Encicliche Laudato Si’ e Fratelli tutti, pensiero profondamente politico, non solo sull’ambiente, perché “parla di fraternità fra gli esseri umani” quel principio laico della Rivoluzione francese che abbiamo dimenticato e che dobbiamo recuperare.

Si scaglia contro gli chef che imperversano in tv, tutti maschi, “mentre la gastronomia è femmina, perché sono state le donne che per secoli hanno dato da mangiare agli uomini” dicendo che “quella della tv non è gastronomia è pornografia alimentare.”

Dice che la società civile deve partire dalle buone pratiche, fare tessuto e rete, creare comunità, per incidere “se no la battaglia per salvare il pianeta è persa”. Infine illustra la sua campagna in 6 punti, una specie di contratto e di impegno morale e di azione pratica con cui cercherà di coinvolgere milioni di italiani. Perché “se due o tre milioni di italiani cambiano modo di vivere e adottano pratiche virtuose possono fare molto per il pianeta” oltre che per loro stessi. Senza rinunciare al piacere. Perché “il piacere è un diritto, ma non deve diventare crapula.”

I 6 IMPEGNI CHE LANCERÀ CARLO PETRINI

  1. Mi impegno personalmente a ridurre lo spreco alimentare. Perché ogni anno buttiamo via 1,5 miliardi di tonnellate di cibo, il 33% del totale, 1,5 miliardi di persone sono iper-alimentate mentre 20 milioni di bambini muoiono di fame.
  2. Mi impegno a privilegiare nelle mie scelte alimentari la stagionalità e la provenienza locale dei prodotti.
  3. Mi impegno a ridurre il mio consumo di carne.
  4. Mi impegno a ridurre l’uso di plastiche monouso.
  5. Mi impegno a ridurre il consumo di cibi ultraprocessati.
  6. Mi impegno a ridurre il consumo di acqua.

Carlo Petrini con Papa Francesco – Foto Slow Food

INTERVISTA CON CARLO PETRINI

Tutti sappiamo che il pianeta è a rischio. A livello internazionale si prendono decisioni, poi man mano che ci si avvicina agli obiettivi di salvaguardia del pianeta, certe decisioni importanti – per esempio quelle dell’Unione Europea sulle auto a trazione fossile – vengono rimandate, ci sono sempre nuove motivazioni per dire no, questo non si può fare, quest’altro non si deve fare perché altrimenti l’economia non regge. Lei cosa ne pensa? 

“È la grande scommessa di questa fase storica. Da un lato la situazione diventa sempre più drammatica e cominciano a esserci, per esempio sul fronte del cambio climatico, segni di irreversibilità, cioè non si potrà più tornare indietro, e dall’altro lato si continua con questa logica di equiparare la transizione ecologica a un’esigenza di transizione economica, per cui le cose dovrebbero sempre stare allo stesso punto. Incoscienti che proprio questo tipo di economia ha generato tale sconquasso, quindi il meccanismo va cambiato. Siamo in un momento difficile perché a tutti noi è chiesto di cambiare i paradigmi sui quali noi siamo cresciuti che sono diventati, per esempio sul fronte economico, delle vere e proprie religioni. Il Pil è un feticcio inamovibile. Il capitalismo non è mai messo in discussione. Invece c’è bisogno di un cambio di paradigma molto deciso.”

Nella fase che stiamo vivendo cosa pensa del messaggio morale di Papa Francesco che ha anche un valore politico.

“Non c’è dubbio che a livello di leadership internazionale è l’unica voce esistente, però ho l’impressione che sia una voce inascoltata. Vediamo che riesce a riunire un milione e mezzo di giovani a Lisbona, dopodiché la politica lo tratta come se fosse un utopista. Invece niente è più pragmatico delle idee e della forza di Papa Francesco.”

La stessa cosa avviene anche nei confronti del movimento dei giovani per la terra, quello lanciato da Greta Thunberg.

“Sì. Siamo in una fase molto molto difficile.”

Oggi è qui a Ravenna, dove abbiamo avuto l’alluvione, quindi sulla nostra pelle viviamo questo dramma dei cambiamenti climatici che hanno portato anche a un drastico cambiamento delle prospettive dell’agricoltura, tema a lei è molto caro. Che cosa pensa dell’agricoltura del futuro di fronte ai cambiamenti climatici?

“Anche su questo fronte il cambio deve avvenire il più presto possibile. E ancora una volta c’è chi questo cambio non lo vuole o lo ritiene prematuro. Ma non è questione se il momento sia maturo o meno, non si rendono conto che qui stiamo andando a tappe forzate verso il baratro. Il sistema alimentare – mettendoci dentro agricoltura, allevamento, trasformazione – è il primo responsabile del disastro ambientale perché il 35% di produzione di CO2 nel mondo è dato proprio dal sistema alimentare. Se non si cambia decisamente, facciamo veramente del male alle future generazioni, al nostro futuro.”

A parte il Papa di cui parlavamo prima, c’è qualcuno che vede nel panorama internazionale che potrebbe essere punto di riferimento?

“Secondo me ci sono realtà nella società civile che già nel loro modo di operare e di essere presenti hanno una valenza politica importante. Ma non sono coordinate, non hanno un’unica voce che li rappresenta. Però quello che c’è è interessante, molto interessante”.