Nella Basilica di San Francesco domenica 28 luglio appuntamento con la rassegna dedicata al Santo

Nuovo appuntamento nella Basilica di San Francesco con la rassegna “Francesco ’26. Alter Christus…verso l’anniversario della morte del Santo”, in programma domenica 28 luglio alle 21: “Francesco, rapito dall’amore di Cristo” sarà una riflessione in musica e parole dedicata alla sofferenza che accomuna Francesco e Cristo.

Voci recitanti saranno la stessa Elisabetta Rivalta e Giuliano Amadei, accompagnati dal commento musicale a cura della Cappella Musicale della Basilica di San Francesco, con Enrico Gramigna al violino, Luigi Lidonnici all’oboe, Piergiorgio Anzelmo al violoncello e Megumi Horie al cembalo e organo.

I testi sono a cura di Elisabetta Rivalta, che spiega: “Da sempre l’uomo si è interrogato sul perché della sofferenza, tentando di trovare una risposta al dolore, alla malattia, alle tragedie della vita. È importante in questo momento, affrontare il problema della sofferenza, per trovarne gli aspetti più significativi e conoscere cosa essa ha da dire all’uomo. Si prova sempre un notevole imbarazzo a parlare del dolore: da un lato se ne ha quasi paura; dall’altro, forse, si teme di cadere nella superficialità o, peggio ancora, nella retorica”.

“Quando incontriamo la sofferenza nostra o altrui spesso ci ribelliamo – continua Elisabetta Rivalta –. Ebbene è giusto. È giusto urlare “perché?”. Meglio non fare finta che non ci sia, perché poi agisce da dentro e la vita diventa tutta una fuga per non incrociarla. Meglio dirsi: c’è e io posso prendermene cura. Ci vuole tempo per accettare la sofferenza. Il tempo per rimarginare una ferita non è il nostro tempo, è il tempo della ferita. Accettare non vuol dire avere un atteggiamento rinunciatario e passivo. Vuol dire piuttosto prendere atto che c’è una ferita e prendersene cura. Immaginate di avere dentro un bimbo ferito: bisogna accoglierlo con delicatezza, avere cura di lui. Una bambina che piange non la prendete a schiaffi. L’ascoltate, l’abbracciate…così dobbiamo fare con le nostre ferite”.

“Solo le nostre fragilità possono aiutarci a entrare nel nostro abisso e trovare in esso la via della vita. È questo, in sintesi, il grande messaggio che si coglie nei testi più conosciuti ed emblematici prodotti da Francesco di Assisi. La sofferenza è stata legata all’amore, per questo è cambiata per sempre. È questo amore che trasforma la sofferenza. Esprimete la tristezza e la rabbia che la ferita vi provoca: potete! E infine, pian pianino, imparate a trasformare la sofferenza in amore. Imparando ad amare nella sofferenza, cioè a fare dono di sé nella sofferenza” conclude Elisabetta Rivalta.

L’ingresso è ad offerta libera.

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