Il Roca scrive al Ministero: “Subito un confronto sul piano energetico. Il settore è in ginocchio”

Il presidente del Roca, Franco Nanni, ha scritto una lettera al MISE per chiedere chiarezza legislativa e sostegno alle imprese dell’oil&gas ravennate, duramente colpite dal fermo delle attività di prospezione e ricerca, che ha azzerato gli investimenti nei giacimenti nostrani e costretto a tagiare con l’accetta migliaia di posti di lavoro ad elevato livello di specializzazione. Ne hanno ricevuto copia anche il presidente della Regione, Stefano Bonaccini e il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale.

“Sono circa 50 le aziende associate che hanno un’esperienza e specializzazione accumulata in oltre cinquant’anni di attività, in Italia e nel mondo – spiega Nanni nella missiva -. Attualmente le nostre aziende impiegano solo 4.000 persone, di cui la maggioranza assunte nei paesi di commessa all’estero, mentre fino a pochi anni fa i dipendenti ammontavano ad oltre 10.000 ed erano per lo più basati a Ravenna”.

“Siamo i primi – aggiunge Nanni – a riconoscere l’importanza della tutela ambientale e la necessità di utilizzare il gas solo come traghettatore verso l’energia rinnovabile, ma non possiamo accettare uno stop al nostro lavoro totalmente non ponderato e controproducente anche in termini di economia nazionale. Gli studi scientifici dimostrano che il completo soddisfacimento della richiesta energetica non può essere coperto, né ora, né nei prossimi decenni, dalle sole fonti alternative. Detto questo, sorge spontaneo chiedersi perché essere costretti a 18 mesi di blocco indiscriminato delle ricerche e delle nuove coltivazioni in attesa di un Piano per la Transizione energetica sostenibile delle Aree idonee (PiTESAI) che non ha criteri definiti, quando la L. n. 979/1982 (Disposizioni per la difesa del mare), la L. n. 394/1991 (Legge quadro sulle aree protette) o il D.lgs. n. 152/2006 (Testo Unico ambientale) circoscrivono già efficacemente le aree marine da proteggere”.

Chiare e semplici le richieste: “la certezza di poter continuare ad operare ed investire nelle zone di mare che residuano alle Aree Marine Protettee alle AMP istituende, perché il PiTESAI per avere senso di esistere e per rispettare l’affidamento che tutti facciamo nel diritto dovrebbe essere una mappa organica delle aree già tutelate dalle norme nazionali, comunitarie ed internazionali, ora troppo frammentarie. ROCA ha già manifestato negli scorsi mesi l’interesse a collaborare con le Autorità competenti nella definizione di una Strategia Energetica Nazionale di medio termine, ma l’appello è caduto nel vuoto. Siamo a rinnovare la nostra richiesta: gli operatori del settore vogliono apportare il proprio contributo alla politica energetica del paese ,che non può sopportare repentini cambi di direzione, come accaduto nell’ultimo decennio”.

“Nel Mare Adriatico – conclude la lettera – in aree non interessate da vincoli ambientali abbiamo ancora grandi riserve di gas che non vengono sfruttate. Il metano è il combustibile meno inquinante, necessario per almeno 30-50 anni di transizione e la ricerca di questa risorsa non può essere bandita indiscriminatamente dal nostro mare, preferendo l’importazione dall’estero, con quindi maggiori costi, più inquinamento e perdita di posti di lavoro nel nostro Paese. Cerchiamo una soluzione rapida! L’economia del distretto ha già subito troppi danni. Le nostre riserve potrebbero alleggerire le importazioni, con vantaggi per la bilancia dei pagamenti, oltre che dare lavoro alle nostre aziende. Rinnoviamo l’invito ad un confronto costruttivo in tempi ristretti”.