Presidio in Piazza del Popolo dei lavoratori della CMC di Ravenna. Una delegazione ricevuta dal Prefetto De Rosa foto

“Cmc chiama – Governo risponda” è la scritta che campeggia su uno degli striscioni portati in piazza questa mattina, 18 luglio, a Ravenna, dove 300 lavoratori della Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna, hanno manifestato per chiedere l’intervento del Governo per sbloccare la trattativa in atto con  importanti partnership industriali (PAVIMENTAL SPA- ASPI) per risolvere la crisi dell’azienda. I lavoratori, per salvare la cooperativa, chiedono un intervento pubblico, così come è stato fatto per altre imprese.

Verso le 11 una delegazione della CMC è salita in Prefettura per un incontro con il Prefetto Castrese De Rosa. Oltre ai rappresentanti dei lavoratori c’erano il Sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, Giovanni Monti di Legacoop Emilia-Romagna e Mario Mazzotti di Legacoop Romagna.

In una nota Monti e Mazzotti, pochi giorni fa, avevano chiesto al Governo “di fare per CMC quello che è stato fatto per altre grandi imprese del settore colpite negli anni scorsi da gravissime crisi aziendali. Il Governo deve procedere a una operazione di salvataggio dell’impresa, garantendo i partner industriali che saranno nella partita sulla tenuta finanziaria ed economica dell’operazione”.

Il prossimo importate appuntamento per le sorti della cooperativa ravennate sarà la riunione convocata per il giorno 20 luglio dal Ministero dello Sviluppo, su richiesta espressa della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Ravenna.

La forte preoccupazione per il futuro della CMC ha portato Cgil-Cisl-Uil a dichiarare lo stato di agitazione permanente: “vista la fase di stallo della trattativa, l’assemblea dei lavoratori esprime forte preoccupazione anche in virtù della fase politica nella quale versa il nostro Paese con le dimissioni del presidente del consiglio Mario Draghi”.

La Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna, costituita nel 1901, è la terza società di infrastrutture del Paese, con oltre 2.500 dipendenti diretti e circa 5.000 nell’indotto fatto di oltre 15mila piccole e medie imprese, con cantieri aperti in tutta Italia e nel mondo. Da alcuni anni versa in una grave situazione di crisi aziendale con una pesante esposizione finanziaria.

MARIO MAZZOTTI (LEGACOOP): IL GOVERNO FACCIA PER CMC QUELLO CHE HA FATTO PER ALTRE IMPRESE IN CRISI

“Al Governo chiediamo che venga fatto per CMC quello che è giustamente stato fatto per altre imprese del settore in crisi: un intervento pubblico, non di assistenza, ma di carattere industriale, per salvare il lavoro delle persone e garantire la continuità di un’impresa che è un patrimonio dell’economia nazionale. Bisogna continuare con determinazione, proseguiremo la mobilitazione insieme alle istituzioni e ai sindacati”. Così il presidente di Legacoop Romagna, Mario Mazzotti, al termine della manifestazione svolta oggi in Piazza del Popolo a Ravenna a sostegno della CMC di Ravenna, manifestazione alla quale ha inviato il proprio sostegno anche Legacoop Nazionale con il presidente Mauro Lusetti e il presidente regionale di Legacoop produzione e servizi Alberto Armuzzi.
“Questa mattina — prosegue Mazzotti — abbiamo ribadito al Prefetto la necessità di svolgere un’azione forte nei confronti del Governo in vista dell’incontro del 20 luglio e di quelli successivi. L’obiettivo è quello di trovare un partner che costituisca una società con la CMC, con un intervento diretto del pubblico, per un’operazione industriale che garantisca il lavoro e la continuità dei cantieri. Il Paese ha bisogno di potere contare ancora su un’impresa che è un patrimonio dell’economia nazionale, del territorio e dei lavoratori. Al Prefetto, che ringraziamo per la disponibilità dimostrata, abbiamo ribadito il fatto che lasciare andare la CMC significa spendere più risorse pubbliche di quante ne servirebbero per il salvataggio, oltre che creare un problema sociale: parliamo di 3.800 lavoratori e migliaia di imprese fornitrici in tutta Italia, per un’impresa che lavora in quattro continenti. Pensiamo ci siano le condizioni per potere riprendere il percorso che era stato avviato e non si era mai concluso, un percorso a cui stiamo lavorando da mesi”.