Bolkestein. Rustignoli (Coop Spiagge Ravenna): “Chiediamo al Governo un tavolo con balneari e regioni. Serve una soluzione normativa definitiva”

Entro il 16 gennaio il Governo Italiano dovrà illustrare alla Commissione Ue tutti i chiarimenti sulle modalità di applicazione della Direttiva Bolkestein nel nostro Paese, che prevede la liberalizzazione delle concessioni pubbliche. Risposte attese anche dagli operatori balneari italiani che, dal 2006 vivono e lavorano con una spada di Damocle sulla testa, senza avere certezze sul “se” e “in che modo” potranno continuare a gestire le proprie attività sul pubblico demanio marittimo. Con Maurizio Rustignoli, presidente della Cooperativa Spiagge Ravenna, abbiamo fatto il punto della situazione.

Il 16 gennaio, cosa accadrà? Cosa vi aspettate?
Il 16 gennaio è il termine ultimo per il Governo Italiano per rispondere all’Unione Europea che, due mesi fa, ha inviato una lettera di “parere motivato” sull’applicazione della Direttiva Bolkestein. Dopo il 16 gennaio vi saranno quindi interlocuzioni successive con la Commissione Europea, ma è comunque una data importante, per le imprese balneari e per tutte le imprese che operano in regime di concessione demaniale, per avere delle risposte. La situazione attuale non può continuare.

Da anni c’è una situazione di stallo.
Da una parte abbiamo gli enti locali che non hanno ricevuto indirizzi chiari dal Governo e che quindi rischiano a loro volta di creare della confusione, poiché le spiagge sono di proprietà dello Stato. Dall’altra parte abbiamo gli imprenditori che non sanno quale sarà il futuro delle proprie imprese.
Il Governo ha il dovere, nel più breve tempo possibile, di scrivere una norma che preveda un percorso chiaro e che indichi la possibile soluzione a questa situazione complicata.
È stata fatta una mappatura delle coste italiane ed è emerso che il 67% delle coste italiane è libero e solo 33% circa delle aree demaniali delle coste è in concessione. Riteniamo che si debba ora partire da quel dato per un riordino complessivo del settore. Il Governo deve ora stabilire dei principi chiari e tradurli in una legge. E’ questo che attendiamo.
Nessuno vuole eludere i principi europei, ma non vogliamo neppure che questa Direttiva venga storpiata. Negli anni passati tutti i governi, di qualsiasi colore, hanno affrontato il tema dei Balneari, ma ancora oggi c’è incertezza. Vi è stato sempre e solo un approccio da campagna elettorale e questo ha generato solo sentenze contraddittorie e vane promesse. Siamo stanchi di non avere risposte, che sono fondamentali per il sistema turistico di tutta Italia.
Con questa incertezza, si rischia di bloccare non solo le imprese balneari, ma anche tutto l’indotto e questo significa perdere un’enorme quantità di posti di lavoro. Già molte imprese medio-piccole hanno chiuso e chi ha resistito non ha voluto investire, a causa di questa forte incertezza. Lo diciamo da anni: il rischio è quello di perdere una ricchezza importante per tutta l’economia italiana.

I balneari cosa chiedono?
Noi chiediamo che la legge venga applicata per quello che è. La Bolkestein va applicata se c’è scarsità di risorsa. Ribadiamo ancora, come già fatto in passato, che noi non siamo contrari alle evidenze pubbliche. Ma chiediamo che vengano fatte nel modo giusto e con regole che stabiliscano che l’imprenditore che ha fatto investimenti abbia un giusto ristoro. Perché nella maggior parte dei casi (circa il 95%) le attività balneari sono a gestione famigliari.

Cosa vi aspettate?
Noi ci aspettiamo che il Governo chiami le associazioni di categoria e le regioni ad un tavolo per un confronto serio, e che entro la fine di febbraio vi sia una bozza condivisa di norma. Bozza che il Ministero per gli Affari Europei dovrà portare alla Commissione Europea, per sancire in maniera definitiva il futuro delle imprese balneari italiane. Quello che serve è una soluzione normativa che sia compatibile con il diritto dell’Unione europea ma anche con le peculiarità italiane. La situazione attuale, che va avanti da anni, è un’agonia.

Da anni si parla di sanzioni per l’Italia, cosa significa?
Chiariamo bene: ad oggi non c’è nessuna di procedura d’infrazione conclusa. Quindi al momento quindi l’Italia non paga un euro. Al momento abbiamo ricevuto la seconda lettera di parere motivato a cui va data risposta appunto entro il 16 gennaio.

Dopo il 16 cosa accadrà?
La Commissione Europea potrebbe chiedere di approfondire e quindi richiedere materiale integrativo, oppure potrebbe decidere di proseguire con l’apertura d’infrazione. Potrebbe anche chiudere l’infrazione, ma è poco probabile. In ogni caso, è necessario che il Governo emani una norma in tempi rapidi perché le concessioni sono in scadenza al 31.12.2024, e quindi per i tempi sono stretti.

In vista delle elezioni europee, temete che il tema “concessioni balneari” possa diventare un argomento per raccogliere voti?
È esattamente ciò che temiamo e che speriamo non accada. Anche perché non possiamo aspettare giugno per avere delle risposte. La norma deve essere ad uno stato avanzato di approvazione entro la fine di febbraio. Siamo arrivati ai minimi termini.

Commenti

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  1. Scritto da Fidenzio

    A me risulta che i balneari da sempre occupano (sia pure legalmente) spiagge pubbliche favoriti da tanti politici di tutti i colori. e tengono all’infinito pagando un canone irrisorio e dichiarano redditi normalmente da fame. Molti le gestiscono da oltre cento anni come la famiglia del Presidente del Sindacato Italiano Balneari dell’Emilia Romagna Simone Battistoni di Cesenatico (FC) –
     
    Noi cittadini dobbiamo solo pagare cifre altissime se vogliamo usufruire dei servizi degli stabilimenti balneari con la conseguenza che per molti non è possibile poterli frequentare e neppure trovare una spiaggia libera vicina perché i balneari occupano quasi tutto il litorale quando, a mio avviso, le spiagge libere dovrebbero almeno alternarsi a quelle in concessione concorrenziale.
     
    Bene ha fatto il Consiglio di Stato che ha deciso l’applicazione della direttiva Bolkestein nel 2024 .