Saldi estivi in Bassa Romagna. Disillusione dopo i primi 15 giorni: scontrino medio intorno agli 80 euro

Commercianti delusi dai saldi estivi: dopo i primi 15 giorni, lo scontrino medio è intorno agli 80 euro. Questo è quanto emerge dal sondaggio di Confcommercio in calo pure le vendite da inizio 2024.

“Le attività che hanno risposto al sondaggio, prevalentemente ubicate nei Comuni della Bassa Romagna, hanno dichiarato per il 22,2% uno scontrino medio tra 15 e 30 euro, per il 33,3% uno scontrino medio tra i 30 e gli 80 euro, per il 44,4% tra gli 80 e i 120 euro – spiegano da Confcommercio – . Riguardo alla tipologia di prodotti venduti, per l’11,1% le vendite riguardano beni utili, per il 22,2% prodotti di marca/fascia alta, per il 11,1% economici e non di marca, mentre ben il 55,6% dei prodotti venduti è attribuito alla voce “nessuno in particolare”. Per il 44,4 % degli operatori le vendite sono stabili o in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre per il 55,6% si è verificata una diminuzione; in particolare sono stabili per il 33,3% degli interpellati, mentre l’aumento riguarda l’11,1%. Per quanto riguarda invece lo scontrino medio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente questo è invariato per il 44,4% dei commercianti che hanno partecipato al sondaggio mentre è diminuito per il 55,6%. Circa l’andamento delle vendite nel periodo precedente l’inizio dei saldi, queste sono risultate in calo per il 66,7% dei rispondenti, in forte calo per il 22,2%, stabili per l’11,1%, mentre per nessuno si sono registrati aumenti”.

Riguardo poi alle vendite dell’intero 2024, secondo il 66,7% sono state in calo, con solo il 33,3% che dichiara vendite stabili; anche in questo caso per nessuno si sono registrati degli aumenti. Venendo alle aspettative per l’ultimo mese di saldi, per il 55,6% le vendite saranno stabili, per il 33,3% in diminuzione mentre solo l’11,1% ritiene aumenteranno.

“Sono dati purtroppo in linea con quelli nazionali – osserva Luca Massaccesi, direttore Confcommercio Lugo – che registrano un calo medio dei consumi nel settore moda del 2,7% nel 2023. Anche i saldi invernali non sono riusciti a invertire la tendenza, registrando un calo del 4,5% a gennaio e del 4,6% a febbraio. Marzo, aprile e maggio sono stati mesi “freddi” per le vendite, con diminuzioni rispettivamente del 3,6%, del 7,1% e del 6,5% rispetto agli stessi mesi del 2023”.

“Se si vuole invertire la tendenza che vede inesorabilmente diminuire il numero dei negozi – prosegue Massaccesi -, oltre a una riflessione su periodo e modalità dei saldi, sarebbe necessario un intervento urgente del Governo sulle locazioni commerciali, ad esempio, con un credito d’imposta del 30% oppure con la cedolare secca sugli affitti commerciali condizionati all’obbligo di una congrua riduzione dei canoni di affitto con un accordo specifico tra locatore e conduttore; sulla detrazione d’imposta ai consumatori per l’acquisto nei negozi di prossimità di nuovi prodotti di moda in cambio di quelli usati; sull’introduzione di un’aliquota Iva agevolata sui prodotti di moda sostenibili e made in Italy”; infine assoggettare il commercio on-line alle stesse imposte che gravano il commercio tradizionale.

“Per quanto riguarda il livello locale – conclude Massaccesi – è necessario che le Amministrazioni Comunali evitino provvedimenti penalizzanti in tema di accessibilità alle attività, si confrontino con le Associazioni di rappresentanza e adottino adeguate politiche di incentivazione, anche attraverso gli strumenti attivabili sulla base delle ultime normative regionali”.

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