Minichini (LpRa): “L’unica struttura pubblica rimasta a Lido di Dante non cada in mani private”

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“Le recenti notizie apparse sulla stampa in merito agli immobili del demanio presenti a Lido di Dante, riportano la probabile messa in vendita, da parte dello Stato, di una sua ex caserma. È bene precisare che gli immobili sono due: uno era adibito a caserma, l’altro ad alloggio di servizio per il personale. Non c’è chiarezza nell’intento dell’amministrazione comunale, e questo sta creando non poca fibrillazione nella cittadinanza, perché Lido di Dante è del tutto priva delle strutture di servizio pubblico di cui necessita, quali un centro aggregazione per i giovani e quelli in età avanzata, un presidio della Polizia Municipale, un ambulatorio medico estivo, una sede per il locale comitato cittadino, una farmacia aperta tutto l’anno”. 

“Quale dei due immobili sarebbe messo in vendita e che fine farebbe l’altro? – si chiede Pasquale Minichini, del consiglio territoriale del Mare di Lista per Ravenna –. In passato, beni pubblici di Lido di Dante sono stati venduti a privati: l’area verde ove sorgeva un pozzo artesiano che forniva acqua alle abitazioni, il tratto di via Marabina che dal parco sul lungomare arrivava fino alla battigia del mare, un tratto di marciapiedi che dalla rotonda arriva fino all’ingresso della località. Quindi, poiché l’ex caserma potrebbe ospitare tutti i servizi di cui sopra, mentre l’altro immobile no, la cittadinanza non vuole che anche l’ultima struttura pubblica arrivi in mani private.

 

Più volte sono intervenuto sull’argomento, sia nel corso di assemblee, sia attraverso comunicati stampa, rappresentando che il costo per la ristrutturazione della ex caserma sarebbe zero euro per l’amministrazione utilizzando il ricavato della vendita a privati dell’altro stabile ad uso residenziale. La possibilità di dotare Lido di Dante di questi servizi, attraverso l’acquisizione dei due immobili, aveva incontrato il parere positivo della prima Giunta Mercatali, ma mancava l’elemento principe per il trasferimento gratuito al Comune, cioè una legge. Finalmente, nel 2010, gli ex immobili demaniali sono stati inseriti nell’elenco beni patrimoniali dello stato di possibile attribuzione agli enti locali, ai sensi del Decreto Legislativo 85 del 2010.

 

Purtroppo, pur se il federalismo demaniale attribuiva a Ravenna questi beni, l’attuale assessore al bilancio non li ha inseriti nella richiesta del 2013 inoltrata all’Agenzia del Demanio, la cui delibera è stata approvata dalla sola maggioranza che governa la città. Dimenticanza o scelta non conveniente? Ogni amministrazione può scegliere di non acquisire un bene dello Stato giudicandolo invendibile o valutando il proprio mantenimento non conveniente. Possibile che neanche a costo zero questa Giunta comunale ritenga di assicurare ai cittadini i più elementari e indispensabili servizi?  Al sindaco Matteucci, pertanto, il monito della cittadinanza: “Giù le mani dall’ultima struttura pubblica esistente a Lido di Dante”.

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