La Grande Festa provinciale dell’Unità 2015 dal 28 agosto al 14 settembre a Ravenna: il programma

Comicità con Dario Vergassola, Paolo Cevoli e Duilio Pizzocchi. Musica con i Dik Dik, Fausto Leali, Alessandro Ristori, Statuto, Linea 77, Alpha Blondy, Joe Dibrutto, Moka Club e tanti altri. Serata d'apertura il 28 agosto con il cantautore ravennate Gregor Ferretti.

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Il palco centrale della Festa provinciale dell’Unità continua a essere una vetrina importante per cantanti, gruppi musicali e attori. Il cartellone si snoda lungo i 18 giorni di programmazione, dal 28 agosto al 14 settembre, con musica davvero per tutti i gusti. La serata d’apertura (28 agosto) l’onore di aprire la rassegna spetta a un poeta e cantautore ravennate, Gregor Ferretti.

 

Porterà nella grande area all’aperto del Pala de André il suo “La divisione aritmetica tour”, partito nell’autunno dell’anno scorso con il titolo del suo primo album, che ha già ottenuto notevole successo di pubblico, prodotto sotto la direzione artistica di Luciano Titi, già arrangiatore di Vinicio Capossela. Formatosi alla scuola di Mogol, Ferretti riesce a coniugare poesia e musica rockeggiante, il tutto sostenuto da una voce profonda e calda.

 

Comicità e musica, poi, il 29 agosto, con un artista “di lungo corso”: Dario Vergassola. Ligure, classe 1957, si distingue ben presto per le doti di improvvisatore, per la vis comica spontanea e gustosamente imprevedibile. Approda nel mondo delle spettacolo partecipando a “Professione Comico” la manifestazione diretta da Giorgio Gaber, nella quale ottiene sia il premio del pubblico sia quello della critica. Alle tournée teatrali, con spettacoli musicali e ironici spesso insieme all’amico Stefano Nosei, alterna partecipazioni a trasmissioni televisive, fin dal 1992, quando vince il festival di San Scemo. Dal 2013 è co-conduttore della trasmissione “Kilimangiaro” su Rai Tre. La sua forza comica irrefrenabile è sempre supportata dalla chitarra.

Lo spettacolo sarà preceduto dalla performance ironico musicale del ravennate Giuseppe Tittarelli, in arte Titta. È sulla scena musicale dal 1992 quando, tornato a Ravenna da Roma, fonda “Le Fecce tricolori”. La band si è sciolta nel 2005 e negli ultimi dieci anni Titta ha continuato la propria avventura musicale come solista. Ingresso, offerta al Pd, minimo 2 euro.

 

Grande ritorno a Ravenna, per salto nella musica degli anni Sessanta. Il 30 agosto il palco centrale ospiterà infatti i mitici Dik Dik. I cantanti che hanno come nome quello di una gazzella africana, presenteranno un concerto di circa 2 ore supportato da una struttura audio, video e luci innovativa. Oltre ai loro successi più famosi (Sognando la California, L’Isola di Wight, Il Primo Giorno di Primavera, Senza Luce, Io mi fermo qui, Se io fossi un Falegname, Help Me, Il Vento), proporranno brani internazionali che hanno rappresentato la “rivoluzione musicale degli Anni Sessanta”: una specie di “ping-pong” tra Gran Bretagna e Stati Uniti e con echi fortunati anche in Italia, toccando grandissimi musicisti e mitici gruppi pop e rock (Beatles, Rolling Stones, Deep Purple, Pink Floyd, Eagles), diventati pietre miliari e leggenda, non dimenticando gli eventi culturali, canori e di costume più importanti della storia della musica pop internazionale e del cambiamento, come il concerto di Woodstock e quello dell’isola di Wight nel 1969.

 

Si resta negli stessi climi musicali, ma con uno fra i “complessi” locali più celebri, per la serata del 31 agosto: di scena infatti ci saranno i Guercia Figura Goffa. Il gruppo musicale è nato infatti nel 1971, fra Alfonsine e Russi: Giuliano Pantoli “Bragolin”(chitarra elettrica), Vittorio Bonetti “Bunett” (tastiere), il batterista e cantante Daniele Ferretti, Adriano Tarroni “Adrianaz” (basso elettrico). Le ispirazioni musicali erano i Pink Floyd, i Jethro Tull, i Genesis e gli Emerson Lake Palmer, i testi erano tutti inerenti alla pazzia, alle torture nei manicomi, alle torture psicologiche, alla follia di chi governava il mondo: erano testi di vera protesta. Lo stesso nome “Guercia Figura Goffa” riprendeva quel modo di camminare delle persone un po’ strane o diverse nell’aspetto fisico. Il gruppo ebbe una buona carriera concertistica. Dopo 10 anni di tour anche come “spalle” di gruppi internazionali (i Genesis, ad esempio) arriva lo scioglimento, in amicizia, nei primi anno Ottanta. Poi il ritorno sulle scene, con rinnovato successo.

 

Un’altra conferma, e un altro graditissimo ritorno, l’1 settembre, nel segno dell’eleganza e dei crooner: Alessandro Ristori. Il rock’n roll degli anni Cinquanta americani, le sonorità italiane degli anni Sessanta, i crooner e la loro eleganza, le atmosfere dell’Italia della “Dolce Vita”, hanno creato il mix che permette ad Alessandro di reinventare, quello che è un nuovo modo di fare musica italiana. La musica di Alessandro e i Portofinos, la band che lo segue ovunque, è un manifesto di italianità “da esportazione”. Il sorriso, la mimica, lo sguardo, il modo di cantare, sono quelli di un italiano che gioca con ritmi esotici e li fa propri con la spontaneità che è stata, è e sarà per sempre, la chiave di volta del suo personaggio.

 

Un altro salto nella storia della musica italiana, i torinesi Statuto, una fra le prime band a suonare ska con testi in italiano. Arrivano alla Festa dell’Unità il 2 settembre. Si sono sempre definiti gli unici veri Mods italiani ed europei, Inghilterra ovviamente esclusa e sono sulla scena, con periodi alterni, dal 1983. Si tratta di una realtà unica nel panorama della musica italiana; si sono infatti esibiti in ogni situazione, dal palco dell’Ariston di Sanremo, al concerto per i licenziati della Lancia/Fiat di Chivasso, dal Festivalbar al Leonkavallo, dal Cantagiro al concerto in Plaza De La Revoluciòn all’Habana de Cuba invitati dalle autorità locali, sempre con la massima semplicità e naturalezza che li contraddistingue fin dai loro inizi. Gli Statuto oggi sono: Oscar Giammarinaro, Giovanni Deidda, Ennio Piovesani e Alex Loggia.

 

Una “pausa” per gli eventi musicali, per dare spazio all’umorismo di qualità. Il 3 settembre, infatti, sul palco centrale si alterneranno e “sfideranno” Paolo Cevoli e Duilio Pizzocchi. L’ex assessore alle “varie ed eventuali”, Palmiro Cangini, ha mosso i primi passi a Bologna, nel concorso “La Zanzara d’oro” del 1990: arriva terzo dopo Antonio Albanese. Il lancio vero e proprio arriva con il “Maurizio Costanzo show”, dove è ospite per 15 puntate. Poi Zelig, il teatro, il cinema. I suoi personaggi più celebri, oltre a Cangini, sono Teddi Casadey “imprenditore maialistico”; Lothar, dell’agenzia “Eventi Mandrake”, e il supertifoso di Valentino Rossi, Yuri. Duilio Pizzocchi, nome d’arte di Maurizio Pagliari, lavora come comico cabarettista dal 1988; con Giuseppe Giacobazzi e altri fonda nel 1992 un proprio spettacolo itinerante, il “Costipanzo Show”, che va in scena con cadenza settimanale in locali e teatri della zona di Bologna. Ingresso, offerta al Pd, minimo 2 euro.

 

Funk, punk e rock alternativo invece per il 4 settembre. Arrivano infatti i Linea 77.  Gruppo musicale alternative metal italiano, si è formato nel 1993 a Venaria Reale (Torino). La loro musica è fortemente influenzata da quella di famosi gruppi  Usa, come i Deftones, Rage Against the Machine (dei quali sono inizialmente coverband) ed Helmet. Il nome deriva dal numero dell’autobus che usavano per arrivare alla loro prima sala prove. Il loro ultimo album, “Oh” è uscito quest’anno in febbraio. È il primo inciso con la nuova formazione, e contiene un totale di dieci brani: tra questi anche un duetto con il rapper Enigma sulle note di “Divide et impera” e una cover di “Non esistere” dei Fluxus, realizzata in collaborazione con Franz Goria.

 

Il 5 settembre c’è in programma un evento speciale: arriverà infatti Alpha Blondy (che torna per un mini tour italiano e con unica altra data in regione, il 28 agosto alla Festa di Reggio Emilia). L’artista ivoriano, che si chiama Seydou Koné, è un cantante reggae molto popolare in Africa occidentale, canta principalmente in dioula, francese ed in inglese. Fa parte del gruppo Solar System e ha collaborato anche con The Wailers. Classe 1953, dopo aver studiato economia e commercio ed inglese alla New Yorker Columbia University (si era trasferito negli Usa nel 1976), inizia a cantare reggae con il gruppo Monyaka. Tornato in Africa nel 1981, incide il proprio primo album “Ah Glory” nel 1983, insieme ad alcuni musicisti del Ghana; e vince tre dischi d’oro.

La sua musica può essere definita appartenente al genere Afro-Reggae, con evidenti influenze africane, europee e caraibiche. I suoi nuovi lavori si orientano verso un genere Roots-Reggae. L’album “Jerusalem”, del 1986, rappresenta una pietra miliare della sua carriera musicale, prodotto con il gruppo “The Wailers” da Tuff Gong (Bob Marleys Studios). Alpha Blondy canta i suoi testi in ebraico, inglese, francese, arabo e in alcuni dialetti dell’Africa Occidentale (come ad esempio il baolé e il dioula). Un’annotazione: durante i tour porta con sé la stella di Davide, una Bibbia e il Corano. Concerto a pagamento, 18,00 euro.

 

Giro di boa domenica 6 settembre, con una grande voce della musica italiana, Fausto Leali, il “negro bianco”. Originariamente chitarrista jazz, inizia ad appassionarsi al soul nei primi anni Sessanta. E il successo arriva con la canzone “A chi” (1967), versione italiana della canzone statunitense “Hurt”, pubblicata per la prima volta nel 1954 da Roy Hamilton. Arrivano poi “Deborah”, che sancisce l’amicizia con Wilson Pickett, e “Angeli negri”. Poi le partecipazioni a Sanremo (tredici in totale e nel 1989 vince con la canzone “Ti lascerò”, in duetto con Anna Oxa), collaborazioni prestigiose, decine di dischi per cinquant’anni di carriera. «Il segreto della mia vitalità? Il contatto con il pubblico. Ci sono concerti –ha detto in un’intervista – che ti ripagano dei sacrifici: a Foggia, città della mia nuova moglie, ho cantato davanti a ventimila persone. È stato bellissimo».

 

L’ultima settimana si apre (7 settembre) con un omaggio alla musica italiana, partendo dalla lirica, per arrivare al pop, con “I tre tenori”: Domingo Stasi, Giuliano Ansalone e Thomas Vacchi. Un piano, un primo violino, tre tenori e un soprano, Sabrina Ruffini. Gli artisti provengono dal mondo dell’operetta; Stasi dal 1993 ha fatto parte della compagnia di Corrado Abbati; Ansalone è responsabile di un’altra celebre compagnia di canto; Vacchi, il più giovane, vanta esibizioni in numerose opere liriche.

 

Dopo una serata dedicata alla tradizione, l’8 settembre, con la finale del Campionato regionale degli S’ciucaren, al palco centrale torna un mix di musica e comicità con Ruggero dei Timidi, il 9 settembre. Il comico e cantante triestino Andrea Sambucco, classe 1975, in arte appunto Ruggero dei Timidi, diplomato al Conservatorio in pianoforte, ha scelto la strada del cabaret dal 2005. Dopo alcuni passaggi televisivi su Comedy Central, poi nelle trasmissioni Colorado, Zelig Off e Zelig, nel 2013 crea il personaggio appunto di Ruggero, e lancia su You Tube il brano “Timidamente io”: si tratta dell’accostamento dei ritmi della musica leggera degli anni Sessanta con testi “demenziali”. Nel 2014 è arrivato terzo al programma “Tu sì que vales”. Ingresso, offerta al Pd, minimo 2 euro.

 

Giovedì 10 settembre la Festa dell’Unità propone il primo di due concerti che “figli d’arte” eseguono con un chiaro omaggio ai propri padri. Si parte infatti con “Pigro on tour” di Filippo Graziani, affiancato dal fratello Tommy, figli dell’indimenticabile Ivan. È l’evoluzione di “Viaggi e Intemperie”, l’omaggio a Ivan Graziani che partì nel 2010 con la regia di Pepi Morgia. Il programma è stato ampliato con nuove canzoni, un repertorio ancora più ampio che comprende non solo i grandi successi  come Firenze, Pigro ,Lugano addio, Maledette malelingue, ma anche quelle canzoni più intime e rappresentative dell’anima di Ivan come “Fumo negli occhi”, “Un’ora”, “Parla tu”. Sul palco oltre a Tommy  Graziani, che siede dietro alla batteria, ci sono due storici musicisti che con Ivan hanno condiviso i palchi in molti concerti : Bip Gismondi alle chitarre, voce , flauto e banjo; Carlo Simonari alle tastiere, chitarre, fisarmonica e voce. Le linee di basso sono lasciate alle quattro corde di Marco Battistini, anche lui ormai veterano di questo repertorio. Ultimo ma solo in apparizione nella scaletta del concerto è il momento dell’ospite: Filippo Graziani appunto, che con la sua  voce  rinnova l’emozione della seconda parte dello spettacolo cantando anche la canzone “Le cose belle” presentata al Festival di Sanremo 2014 e che l’ha portato a vincere  il premio Tenco 2014 come miglior Opera Prima ed il Premio  Lumezia 2014 per la parte letteraria.

 

Avanti con ska e rocksteady la sera dell’11 settembre, quando salirà sul palco la band “The Bluebeaters”. Originariamente gruppo di Giuliano Palma, nato nel 1993, sono ora nuovamente una cover band che passa dal reggae a pop italiano e internazionale; a partire da “Messico e nuvole” di Paolo Conte, “Jealous Guy” di John Lennon o “Che cosa c’è” di Gino Paoli; per tornare a volta indietro nel tempo fino a “Per una lira” di Lucio Battisti. Avevano infatti raggiunto la notorietà fra il 1998 e il 1999 quando, dopo un tour estivo di venti date, avevano inciso il primo album, “The Album” appunto, che raccoglieva le cover classiche del loro repertorio registrate in presa diretta con strumenti tipici degli anni Sessanta. Incisione dopo incisione, con numerosi successi, si arriva al 2012, quando Giuliano Palma lascia il gruppo, che torna a una formazione con molti musicisti del periodo iniziale, che oggi propongono concerti davvero tutti da ballare.

 

La sera successiva, 12 settembre, un altro grande omaggio: Paolo Jannacci porta al palco centrale lo spettacolo “In concerto con Enzo”. A due anni dalla scomparsa del grande artista, il figlio Paolo e la sua band offrono al pubblico le canzoni e gli stati d’animo con cui sono state scritte. Insieme ai brani più cari ai suoi fan, Paolo porta in scena il suo repertorio di brani jazz originali, all’insegna di una vena creativa in perenne innovazione. Un doppio omaggio, perché “Enzo” avrebbe compiuto 80 anni il 3 giugno. «Sarà uno spettacolo pieno di energia poetica e musicale – commenta lo stesso Paolo Jannacci -perché, oltre che dare tutta la mia energia suonando il pianoforte in trio o in quartetto, ricorderò mio padre a chi lo conosce e cercando di farlo conoscere a chi non ha mai sentito parlare di lui. Durante lo spettacolo non ci saranno tanti fronzoli; solo il reale della musica, che spero arrivi dritta al cuore di chi l’ascolta». Ingresso, offerta al Pd, minimo 2 euro.

 

Due band e un solo palco; dopo 10 anni il ritorno della grande sfida: ecco quello che proporrà la festa la sera del 13 settembre portando in scena lo “scontro” a colpi di note fra Joe Dibrutto, da un lato; e i Moka Club dall’altro. I Joe Dibrutto sono una fra le storiche band specializzate nel suono disco Settanta . Attivi da oltre 20 anni in locali, discoteche e piazze d’Italia, sono chiamati spesso a presenziare in numerose convention di famosi e importanti marchi nazionali e internazionali. La capacità di coinvolgere il pubblico nei loro spettacoli trasforma ogni concerto una festa, una vera e propria “esperienza seventy” da vivere rituffandosi nel colorato mondo della discomusic anni Settanta. Atmosfere identiche con i Moka Club, band nata fra il 1995 e il 1996, formata da sette elementi provenienti un po’ da tutta la Romagna. Caratteristico è il loro look seventies, con parrucconi cotonati da afroamericani.

 

Per il gran finale di lunedì 14 settembre, un tuffo nelle tradizioni musicali popolari del territorio con l’evento “Romagna mia, inno di una terra fertile”. Grazie alla collaborazione con il “Club Secondo Casadei” e con l’Ente tutela del folklore, la Festa dell’Unità presenta una serata di grande spettacolo all’insegna della tradizione. Sul palco l’orchestra “La storia di Romagna” e la presenza di moltissimi, grandi ospiti: Guglielmo Tedaldi, Mirco Gramellini, Gabriele Zaccherini, Jastin Visani, Fabrizio Cimatti, Giorgio Ragazzini, Marco Tagliavini, Claudio Baldarelli, Gabriele Cavalli, Gabriele Fussi, Rolando Guerrini, e le voci di Sergio Saporetti, Roberta Cappelletti, Monia Malpassi, Daniela Vallicelli. Davvero una serata unica nel proprio genere.

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