Barattoni, segretario Pd: la scissione di Renzi per me è incomprensibile, indebolirà il centrosinistra

Raggiungiamo Alessandro Barattoni al telefono dopo una mattinata che il segretario provinciale del Pd ha passato al lavoro. Confessa di avere trascorso una notte praticamente insonne, una volta appresa la notizia anticipata dalle tv che Renzi oggi avrebbe annunciato la scissione con la famosa intervista a La Repubblica. E ha passato la notte a scrivere una lunga lettera a Walter Veltroni fondatore del Pd, che pubblica con un post su Facebook. Ne riportiamo per intero il testo qui, dopo la breve intervista telefonica.

“La scelta di Matteo Renzi a mio avviso è incomprensibile. – risponde il segretario del Pd di Ravenna – Se anche viene spiegata dicendo che nel breve periodo non cambia nulla per il governo, è indiscutibile che nel lungo periodo l’uscita di Renzi dal Pd finirà con mettere in fibrillazione e indebolire tutto il centrosinistra, con ripercussioni su questo governo che tanto faticosamente abbiamo costituito. Quindi a mio avviso è un grande errore.”

Perchè questo errore, qui e ora?

“Io penso che per fare una scissione ci vogliano delle ragioni profonde e io qui, sinceramente, non le vedo. Ci vedo solo della tattica politica, l’idea cioè di occupare uno spazio politico al centro, in un’area moderata, per condizionare così l’agenda di governo e quella politica.”

Cioè si tratta di una scelta narcisistica: nasce un partito personale per costruire una posizione di potere e una rendita di posizione?

“C’è un passo nell’intervista a Repubblica in cui Renzi dice che c’è spazio per una cosa nuova che non sia né di centro né di sinistra ma che sia uno spazio che guarda al futuro. Ecco, in queste parole alla Di Maio, si capisce che non ci sono ragioni vere per una scissione. Che la scissione è pura tattica per costruirsi una posizione di potere e di contrattazione.”

Lei ha sperato fino all’ultimo che Renzi rimanesse nel Pd?

“Sì. Perchè ho sempre considerato Renzi una risorsa del Pd, pur non salendo mai sul suo carro. Lui sta commettendo un grosso errore, perché la gente non chiede nuovi partiti ma semplicemente vuole che quelli che ci sono già funzionino meglio e facciano cose giuste. È quello che stiamo cercando di fare noi come Pd a Ravenna. Per me ci sono ancora e sono forti le ragioni per portare avanti il progetto del Pd. È quello che ho scritto a Veltroni.”

Invece che dividersi, che cosa bisognava fare adesso, dopo la costituzione del nuovo governo?

“Quello che ci siamo detti alla Festa nazionale dell’Unità di Ravenna: concentrarci sull’azione di governo e cercare di sviluppare una grande azione politica nella società per bonificare i giacimenti d’odio disseminati dal precedente governo e della destra e per ridare una speranza all’Italia e agli Italiani. Bisognava e bisogna produrre una svolta nel paese e concentrarsi su quello. Invece in questo modo si dà agli italiani l’idea che si guarda solo al proprio ombelico, non agli interessi del Paese.”

Qualcuno parla di separazione consensuale.

“Non esistono le separazioni consensuali. Bisogna sempre chiedersi quali sono le conseguenze delle proprie azioni nel lungo periodo e non concentrarsi solo a guardare al proprio tornaconto nel breve”.

Teme che in molti usciranno dal Pd per seguire Renzi a Ravenna?

“Lavorerò affinché la nostra comunità resti aperta e accogliente e perché il Pd perda meno iscritti e militanti possibile.”

Quali conseguenze potranno esserci sugli assetti locali?

“È troppo presto per dirlo.”

Come affronterete con i militanti e nei circoli questa nuova scissione?

“Sono consapevole del travaglio che tanti iscritti, simpatizzanti ed elettori provano in questo momento. Quindi dico loro che questo travaglio, questa voglia di discutere e confrontasi avrà uno sbocco, luoghi in cui potersi esprimere. Nessuno deve restare da solo con la propria amarezza, i dubbi, il travaglio. La nostra è una comunità aperta e democratica che saprà affrontare insieme, come comunità appunto, anche questo delicato passaggio.”

LA LETTERA DI BARATTONI A VELTRONI

“Caro Walter (Veltroni, ndr), essere il segretario di Federazione qui, in questa terra, come ben sai, è un pregio grandissimo, perché c’è una storia importante da onorare e la possibilità concreta di scrivere ancora pagine significative per il futuro di tanti bravi cittadini. Rileggo in questi minuti il tuo discorso di Torino, ripenso alle mille speranze e ai tanti sacrifici, alle discussioni con i militanti e alle campagne elettorali in mezzo alla nebbia e alla neve. Con gli occhi lucidi mi rendo conto di credere ancora profondamente in quel progetto, non in modo nostalgico ma per le necessità di oggi: nel riunire l’Italia e gli italiani, in quelle parole di speranza e in quegli ideali di umanità ma è dura lavorare sempre con l’ago e il filo per cucire quando gli strappi sono ormai a cadenza mensile.

Io ci provo, o almeno continuo a provarci, e ne conosco tanti di ragazzi e ragazze molto più bravi di me che in tante zone d’Italia fanno altrettanto: che regolarmente leggono ancora il manifesto dei valori del PD, provano con fatica a costruirlo nei territori e non vogliono né tornare indietro né fare fughe solitarie in avanti ma ambiscono con la politica a provare ad affrontare le sfide che il nostro tempo ci ha messo davanti.

Ho iniziato così questa notte, mentre ripensavo al 2007, un lungo messaggio a Walter Veltroni che con la solita gentilezza e attenzione ha risposto di fronte ad un passaggio politico a mio avviso incomprensibile, dettato più da ragioni di tattica che di strategia, non dal coraggio o dalla coerenza, che porta una risorsa – perché così l’ho sempre considerata pur non salendo mai in nessun carro – del centrosinistra ad abbandonare il PD, ad indebolire la nostra squadra e a distogliere forze ed energie da un’azione di governo che fin da subito dovrebbe mettere in campo azioni e idee di svolta e di cambiamento per un’Italia più moderna e più giusta, per un interesse generale che per chi fa politica deve sempre essere messo al primo posto.

Come ho detto in chiusura della Festa dell’Unità Ravenna il PD è nato come un sogno, è più di un partito, e in tanti lavorano ogni giorno rimboccandosi le maniche senza protagonismi per far sì che quel manifesto non sia solo storia ma il nostro futuro, teniamocelo stretto.

Il mondo in cui viviamo appare sempre più come una trama complessa di relazioni in continua evoluzione. E se è vero che questa evoluzione è sempre più condizionata dall’azione dell’uomo moderno e dall’uso che egli sta facendo di una scienza e di una tecnologia che oltrepassano i vecchi confini, questo significa che non è più adeguata una politica che non prenda coscienza di questa trama di relazioni e di interdipendenze. Questa presa di coscienza è la condizione essenziale per governare il mondo in cui viviamo. Se non assumiamo questa nuova dimensione storica, se una grande forza riformatrice non assume come suo compito questa inedita necessità di “stare insieme”, pena la rovina comune, le donne e gli uomini saranno incapaci di costruire un’esistenza pacifica basata sulla giustizia e sulla libertà.

Guidato dall’idea di una convivenza unitaria e plurale sempre più necessaria allo sviluppo della comunità nazionale e mondiale, il Partito Democratico invita tutti i cittadini a condividere il suo progetto etico e politico, per un impegno che rilanci il futuro del nostro Paese nel terzo millennio, ne reinterpreti e rafforzi l’identità all’interno del concerto europeo, ne assicuri il contributo attivo alla pace e alla giustizia nel mondo globalizzato”.

Commenti

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  1. Scritto da batti

    fatemi capire, questa scissione è un danno o un AFFARE

  2. Scritto da Mauro

    Caro segretario..ma tu hai l’autorità di fare dimettere assessori votati con voti del PD?..nel PCI di 20 anni fa era già fuori a calci in culo

  3. Scritto da Ugo

    Ben vi sta, se andavate al voto potevate candidare vostri uomini…e fregare voi il toscano!! Chi troppo vuole…ecc.ecc..ingordi!!

  4. Scritto da enzo dalmonte

    se 50 anni fa c’era il dubbio che chi è ai vertici della politica aveva qualche interesse anche per i propri elettori e per i cittadini in generale, adesso c’è invece la certezza che tra i vertici e l’elettorato c’è una voragine.