Confronto fra Vasco Errani e Alessandro Barattoni. La critica del liberismo, il lavoro, l’ambiente, la pace per “ridare senso alla sinistra”. E per una volta non si discute di nomi

“Voglio trovare un senso a questa storia. Anche se questa storia un senso non ce l’ha” recita così una strofa di una famosa canzone di Vasco Rossi. Invece la storia della sinistra un senso ce l’ha o dovrebbe averlo. Per questo qualcuno – la Fondazione Bella Ciao e l’Associazione Aurora – ha pensato bene di mettere in piedi, alle Dune di Campiano nella campagna ravennate, un confronto a due fra Alessandro Barattoni, Segretario provinciale del PD e Vasco Errani, già Presidente della Regione ed ex Senatore di LeU, sul tema “Ridare senso alla sinistra”.

Al sottoscritto è toccato l’onere e l’onore di stimolare e moderare – che poi da moderare c’era ben poco, perché i due esponenti della sinistra si sono trovati d’accordo su quasi tutto – questo interessante incontro davanti a una platea di oltre cento persone. E anche questo dato, in una fredda serata collocata a quattro giorni dal Natale, non è un fatto da poco. Vuol proprio dire che a sinistra c’è ancora un bisogno di trovare senso. Soprattutto dopo la batosta elettorale del 25 settembre. Con un governo di destra che sembra non incontrare ostacoli, se non quelli eretti dai propri stessi limiti. Con una Costituente e un Congresso per il nuovo PD che assomigliano a una specie di Torre di Babele in cui dirigenti, militanti, simpatizzanti e votanti faticano a orientarsi.

Non farò la cronaca della serata, troppe cose sono state dette perché si possano riassumere in poche righe. Mi limiterò quindi agli spunti più interessanti per il pubblico. Intanto in quasi due ore di dialogo non si è mai parlato di Stefano Bonaccini né di Elly Schlein o di Paola De Micheli – gli aspiranti segretari – e questo è già un miracolo. Di solito a sinistra si passa subito ai nomi, si litiga su quelli e buona notte al secchio. Inoltre, sono saltate fuori tante analisi, critiche, idee, proposte che messe tutte in fila potrebbero rappresentare una bella piattaforma di discussione ad ampio spettro per la sinistra e la Costituente. Quella piattaforma comune che – hanno detto all’unisono Errani e Barattoni – sembra mancare ancora oggi a ormai due mesi dal Congresso.

Sull’inadeguatezza della sinistra, delle sue classi dirigenti, dei partiti, dei programmi, del dibattito congressuale i due oratori non sono stati teneri. Per niente. Più garibaldino Vasco Errani, che dopo l’uscita dal Parlamento può fare la parte del padre nobile, che non ha da chiedere più nulla per sé ma solo voglia di dare una mano, in caso. Più cauto Alessandro Barattoni, che ha ancora sulle spalle la guida di una federazione del PD importante come quella di Ravenna e non può lasciarsi andare a troppi voli pindarici. Ma anche lui non si nasconde e in certi passaggi va giù duro.

La prima domanda posta verte sul significato della sconfitta del 25 settembre 2022. Si è trattato di un incidente di percorso o di un passaggio d’epoca, che apre la strada a una sostanziale egemonia della destra?

Alessandro Barattoni

Alessandro Barattoni ha sottolineato che “dopo due sconfitte brucianti come quella del 2018 e quella del 2022 e con un’astensione che ha colpito proprio il PD, non si può reagire con un’alzata di spalle, bisogna andare fino in fondo”. Le ragioni della sconfitta della sinistra in Italia, ma anche in larga parte d’Europa, per Barattoni risiedono nelle conseguenze della crisi economico-finanziaria venuta avanti dal 2008 in poi, nei cambiamenti introdotti dall’emergenza climatica e nell’accrescersi ovunque delle disuguaglianze, che hanno prodotto rotture sociali. In sostanza è andata in crisi la globalizzazione che all’inizio del nuovo millennio sembrava dovesse produrre un diffuso benessere di massa. Così non è stato.

Secondo Barattoni tutto questo non è passeggero e va analizzato a fondo. La sinistra deve avere una chiave di lettura della società e della realtà per fare proposte all’altezza, cosa che negli ultimi anni non è successa. Altrimenti il rischio è di lasciare campo libero a una destra nazionalista, sovranista, negazionista e pericolosa.

Vasco Errani ha detto che la destra governa solo con il voto del 25% degli elettori e mostra il suo volto pasticcione con la finanziaria appena varata. Ma il 25 settembre ha chiuso una fase politica segnata da un sostanziale equilibrio fra centrodestra e centrosinistra. Si apre ora una nuova fase con una destra nuova, che non è imbattibile ma non è nemmeno quella di Berlusconi. “È una destra che ha l’ambizione di costruire un blocco sociale e una egemonia culturale. – dice Errani – Una destra che affonda le radici nei cambiamenti antropologici avvenuti nella società” a partire da quelli avvenuti nel mondo della produzione e nel tessuto sociale. “È frantumato il lavoro ed è frantumata la società”, ha detto Errani. “La destra mette al centro l’individuo e le categorie. Sacrifica l’interesse collettivo a quello individuale e corporativo.” L’idea della destra, anzi l’ideologia della destra, è basata sull’individualismo e il corporativismo, basta guardare come interpreta gli interessi delle partite Iva, sostiene Errani. Di fronte a tutto questo “non basta il pragmatismo, dobbiamo mettere in campo come sinistra un’idea alternativa di società, un’altra visione del mondo” che metta al centro la persona e la comunità, i beni comuni, come la sanità e la scuola. La sinistra deve porsi il problema della crisi della democrazia, della crisi climatica, della giustizia sociale, dell’innovazione tecnologica, del futuro. E nel fare tutto questo non può né deve avere nostalgia del Novecento.

La seconda domanda verte sulla critica del neoliberismo. La sinistra e il centrosinistra hanno per parecchio tempo soggiaciuto al predominio del liberismo, ne hanno subito il fascino, sono stati subalterni sul piano culturale, ne hanno accettato le logiche economiche e politiche che hanno prodotto disuguaglianze, paure e lacerazioni. Ma quanto è vera e profonda la critica sui contenuti oggi, quanto la sinistra è davvero disposta ad andare fino in fondo per uscire dalla logica dei gruppi dominanti? Oppure si agita una bandiera ma poi ci si affida al primo che fa vagheggiare la possibilità di una vittoria, senza tutta la fatica di rielaborare, ri-orientare la politica, cambiare sul serio i contenuti rispetto al lavoro e alla precarietà, all’ambiente, alla giustizia sociale?

Alessandro Barattoni risponde per primo e dice secco che su questo punto “non servono scorciatoie”. Bisogna ridiscutere tutto, a partire da un dato di fatto: la globalizzazione neoliberista è andata in crisi e manca un governo globale dei processi economici e dei cambiamenti climatici, i paesi più avanzati rappresentano una minoranza della popolazione mondiale, nuove potenze avanzano come la Cina e l’India. In sostanza, i grandi temi di fronte alla sinistra – la democrazia, la giustizia sociale, la difesa dell’ambiente – sono sovranazionali, non risolvibili dentro i confini di un paese. Allo stesso tempo mancano gli strumenti di gestione sovranazionale. Detto questo, Barattoni ha invitato anche ad entrare nel merito dei processi, ad analizzarli uno per uno, per cercare di dare delle risposte efficaci di fronte alla crisi democratica, alla crisi sociale, alla crisi del mercato del lavoro, alle disuguaglianze che aumentano.

Vasco Errani

Vasco Errani ha detto senza mezzi termini che “cambiare segretario e tagliare il dibattito in corso – come qualcuno sta proponendo – non è una risposta all’altezza dei problemi, non è quello di cui abbiamo bisogno”, è già stato fatto e non è andata bene. “Se si dice di fare una Costituente – ha detto – bisogna farla sul serio, se no le parole perdono senso. Ma a me pare che non ci sia il clima di una Costituente per il nuovo partito della sinistra. Invece dobbiamo aprirci, ricollegarci con la società e la realtà, ricostruire una credibilità che se restiamo chiusi fra di noi non otterremo.” Perché, ha detto l’ex Senatore di LeU, “finiremo con il ripetere gli stessi errori, le scissioni, fallite”.

Poi l’affondo: “Abbiamo perso a sinistra qualsiasi senso di critica della realtà, mentre una sinistra deve avere un’analisi e una critica della realtà, perché la sinistra deve rappresentare chi resta indietro e deve puntare a cambiare il mondo”. Errani ha ricordato come l’Italia sia l’unico paese dell’Unione che in questi ultimi 30 anni ha visto diminuire i salari dei dipendenti, in cui più che altrove è dilagato il precariato che ha messo in crisi i progetti di vita di intere generazioni. Ha citato l’accresciuto divario fra nord e sud e fra donne e uomini sui luoghi di lavoro. “Quando andiamo al governo dobbiamo esserci per cambiare queste cose non per amministrare un condominio” ha tuonato. Di fronte alla destra che propone la flat tax, per Errani la sinistra deve avere il coraggio di proporre di tassare tutte le forme di rendita e le grandi ricchezze e una riforma fiscale seria che punti sulla giustizia sociale.

Sull’idea di mettere il lavoro nel nome del nuovo partito – è il tema lanciato dal Sindaco di Bologna Matteo Lepore – che cosa pensano Errani e Barattoni? In che modo il lavoro può essere rimesso al centro nel 2022? Oppure serve una chiara opzione socialdemocratica con quello che può significare oggi?

Alessandro Barattoni ha espresso perplessità sulla proposta, non tanto sul richiamo al lavoro che potrebbe essere anche giusto in sé ma sul fatto che non basta una parola per coprire le mancanza della sinistra sul fronte del lavoro. “Aggiungere lavoro nel nome non significa nulla, anzi può essere un boomerang se poi non siamo conseguenti nelle analisi, nel progetto, nella piattaforma che proponiamo.” Il segretario Pd ha citato il tema del Jobs Act criticato da Enrico Letta a inizio campagna elettorale e poi scomparso dai radar: “Così sono rimasti delusi sia quelli che ancora credono che il Jobs Act sia una buona cosa sia quelli che invece lo vogliono superare.” Insomma, ha lasciato intendere Barattoni, più che mettere lavoro nel nome, la sinistra deve avere una piattaforma chiara per il lavoro.

Su questo punto Vasco Errani ha ripreso il tema del lavoro frantumato e della necessità di una ricomposizione del mondo dei lavori che comprenda anche le partite Iva. Ha ribadito che bisogna rivedere assolutamente le 45 forme contrattuali attuali diverse “di cui 20 sono di pura precarizzazione dei rapporti di lavoro”. Ha denunciato i contratti pirata e chiesto una legge sulle rappresentanze sindacali, ha toccato il tema dell’innovazione tecnologica, dell’intelligenza artificiale, dei nuovi lavori e ha detto infine che è tempo di cominciare a discutere anche in Italia delle forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, tema caro alla socialdemocrazia nord europea. In definitiva, ha ricordato come perfino in America si discuta della crisi di questo capitalismo e che il tema non può e non deve essere più un tabù in Italia.

L’ultima domanda del moderatore è stata sulla pace e sul contrasto ai cambiamenti climatici per verificare se su questi temi cruciali, che riguardano i destini dell’uomo, a sinistra si intendono le stesse cose o cose diverse.

Sulla pace, sull’iniziativa diplomatica per la pace e sul ruolo attivo dell’Europa di fronte alla guerra della Russia all’Ucraina, Barattoni ed Errani si sono trovati perfettamente d’accordo. Così come sull’idea di un mondo multipolare in cui bisogna trovare nuove forme di convivenza fra sistemi diversi.

Invece sulla lotta ai cambiamenti climatici e sull’energia sono emerse alcune differenze. Molto legate alla contingenza ravennate di una transizione energetica fondata sul gas. Se per Errani “Ravenna non può rimanere inchiodata per 30 anni ai carburanti fossili”, la concessione di 25 anni per il rigassificatore è un’enormità e la sinistra su questo terreno non può “essere forza di conservazione ma deve produrre il cambiamento”, Barattoni ha battuto il tasto di una transizione sostenibile e realistica che “non è possibile fare in due anni”. Per cui nel passaggio dal fossile alle rinnovabili “senza una gestione globale del problema, l’Italia che rappresenta appena l’1% delle emissioni globali non può permettersi di fare la prima della classe” con il rischio di mandare in tilt intere filiere economiche. Per Alessandro Barattoni la transizione dal fossile alle rinnovabili è fuori discussione ma deve essere progressiva e va governata, considerando che per un certo periodo il gas sarà necessario.

Infine c’è stato tempo per alcune domande del pubblico. Una in particolare sulla questione morale a sinistra, sollevata dal caso Qatargate al Parlamento Europeo. Su quest’ultimo punto Alessandro Barattoni ha detto che anche a sinistra c’è un problema aperto nel rapporto con i soldi e con il potere e che più i partiti sono leggeri e poco strutturati più diventano permeabili a fenomeni di corruzione. Barattoni ha aggiunto che serve rimettere al centro il tema del partito che non può e non deve essere un semplice comitato elettorale. Infine ha ribadito che chi vuole interpretare i ceti più deboli della società deve assumere uno stile di vita sobrio.

Vasco Errani ha parlato di “scandalo gravissimo” e di “tradimento degli ideali”. Ha detto che bisogna tornare a mettere al centro il tema dell’etica politica e che i rappresentanti della sinistra devono essere coerenti con quest’etica. Ha parlato del fatto che si è fatta strada un’idea distorta del potere, quella di stare al potere per il potere, al governo a prescindere dalle cose che si fanno: tutto ciò ha prodotto un processo di “secolarizzazione” del ceto politico della sinistra. Infine, ha chiuso parlando della necessità di “ricostruire un partito, una comunità politica” e non più semplicemente il comitato elettorale “dell’uomo solo al comando” e il consenso plebiscitario per il leader.

Commenti

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  1. Scritto da batti

    manca un partito che stia qua fuori con la gente
    un partito che si accorga che chi lavora fuori se vuole votare deve spendere centinaia di euro di viaggio
    si dice se uno ha voglia di lavorare si deve spostare poi gli facciamo pagare il diritto di voto, non sono tutti pensionati in italia o italiani all estero
    un partito che il lavoro lo difendi e difendi pure lo stipendio
    e cominciare a scoprire questi BUGIARDI di destra che lamentano che non trovano lavoratori nel frattempo li licenziano BUGIARDI pure loro

  2. Scritto da Salvo

    questi confronti sono l’emblema della sinistra odierna, autoreferenziale e che se la racconta.
    Fate un confronto vero, invitando rappresentanti del mondo reale che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, quelli che avete trascurato negli ultimi vent’anni.