L’autonomia differenziata di Calderoli rompe il Servizio Sanitario Nazionale. Coro di no da Donini, Carradori, de Pascale, Errani e Geddes al dibattito di Ravenna Coraggiosa

Sabato 21 gennaio all’Hotel Cube di Ravenna è stato organizzato da Ravenna Coraggiosa un interessante dibattito sull’autonomia differenziata e sulle sue conseguenze per il mondo della sanità pubblica. Davanti a un centinaio di cittadini e addetti ai lavori sono intervenuti Marco Geddes (Associazione Salute Diritto Fondamentale), Michele de Pascale (Sindaco di Ravenna), Raffaele Donini (Assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna) e Tiziano Carradori (DG Ausl Romagna). Vasco Errani ha concluso il convegno presieduto dal dottor Maurizio Marangolo.

Ravenna Coraggiosa

In apertura c’è stato un breve saluto del dottor Stefano Falcinelli, Presidente dell’Ordine dei Medici di Ravenna, che ha tracciato un quadro piuttosto deprimente della situazione della sanità pubblica. “Siamo un paese vecchio, dove ogni quindicenne ci sono 190 over 65. – ha detto Falcinelli – E siamo un paese povero, che spende poche risorse per la sanità da tempo sottofinanziata. I medici sono vecchi, stanchi e pochi. Per uscire da questa situazione serve un modello alternativo a quello attuale” ha concluso.

Marco Geddes

Marco Geddes dell’Associazione Salute Diritto Fondamentale ha tracciato un quadro dello stato di salute del Servizio Sanitario Nazionale non proprio confortante. Ha parlato del progressivo “indebolimento decennale” e un “progressivo definanziamento della sanità pubblica, con una spesa che cresce meno sia del PIL sia dell’inflazione sia della spesa degli altri paesi” e con assunzioni bloccate al livello del 2011. In questo quadro c’è anche una “disaffezione del personale sanitario” e una “riduzione dei medici”. Geddes ha ricordato che il numero chiuso a Medicina è sbagliato e che servirebbe invece un “numero di accessi programmato” sulla base delle esigenze reali. Ha sottolineato come manchino medici di medicina generale, medici del Pronto Soccorso e infermieri. A questo proposito ha parlato della mancanza di 120 mila infermieri in Italia rispetto ai parametri dell’Austria, di 220 mila circa rispetto ai parametri francesi e di ben 440 mila circa rispetto a quelli tedeschi.

Per non parlare degli stipendi di chi lavora in sanità: in Italia negli ultimi trenta anni sono calati del 2,5% mentre sono saliti del 31% in Francia e del 34% in Germania. Geddes ha parlato della pandemia che ha mostrato “un grande sforzo di coesione del sistema sanitario e un grande livello di fedeltà dei sanitari ai proprio assistiti”, però poi sono emersi tutti i problemi ed è emerso soprattutto che “la salute è anche un problema di sicurezza nazionale”. Malgrado questo, il post pandemia ci ha posto di fronte a nuovi taglia alla sanità pubblica, facendo emergere anche nuovi fenomeni “come i medici a gettone” che andrebbero vietati per legge.

Sul progetto di autonomia differenziata a cui sta lavorando il Ministro Roberto Calderoli, Geddes non ha dubbi: “Contiene richieste di trasferimento di competenze esclusive alle Regioni che sono eversive per il Servizio Sanitario Nazionale, sono proposte che lo farebbero saltare.”

Michele de Pascale

Michele de Pascale, Sindaco di Ravenna, riallacciandosi al discorso di Geddes, ha affermato che l’autonomia differenziata a cui sta lavorando Calderoli “favorisce le Regioni ricche e lede il principio della sussidiarietà, ma così si rompono la comunità nazionale e il SSN universalistico: la nostra risposta deve essere no.”

Però c’è un livello di autonomia che riguarda la vicinanza al territorio e una gestione delle risorse e dei servizi più vicina ai cittadini che il Sindaco ritiene positiva, il punto allora è definire bene “le rispettive sfere di competenza dei vari livelli dello Stato” e in tema di sanità occorre garantire in ogni caso “l’universalismo del sistema e prestazioni standard per tutti”. Michele de Pascale sostiene che il centrosinistra deve fare una battaglia forte e convinta in difesa del SSN  ma deve fare anche autocritica rispetto alle scelte degli ultimi 10 anni e alla riduzione delle risorse: “Male i tagli della Meloni – ha detto – ma male anche i tagli di Draghi alle risorse del SSN. Siamo ben lontani dall’obiettivo di portare la spesa per la sanità al 7% del PIL, oggi siamo fermi al 6,2%”.

Infine, con un accenno all’attualità locale, cioè alla polemica sulla riorganizzazione delle automediche sul territorio romagnolo, il Sindaco di Ravenna ha lasciato intendere che in giro non c’è consapevolezza reale su quello che starebbe arrivando in materia di tagli alla sanità in Italia, a tutti i livelli.

Raffaele Donini

L’Assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini ha esordito perentoriamente dicendo che “l’autonomia differenziata non andrebbe applicata alla sanità, anzi qui c’è semmai il problema opposto, garantire ovunque il diritto alla salute come è scritto nell’articolo 32 della Costituzione.”

Donini ha ricordato che in Italia il 70% di chi si cura fuori dalla propria Regione sceglie l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto. E la nostra Regione è scelta per la “forte attrattività del nostro sistema pubblico e universalistico.” Facendo l’esempio dei tre anni di emergenza della pandemia, l’Assessore ha detto che l’Emilia-Romagna ha speso un miliardo in più del previsto per la sanità, ma lo Stato ha rimborsato neanche la metà di questa spesa aggiuntiva per cui ora “anche noi abbiamo un problema di sostenibilità del nostro sistema regionale.”

Anche secondo Donini l’autonomia differenziata proposta da Calderoli scardina il sistema e l’Assessore, che si è detto d’accordo sull’autocritica proposta da de Pascale sulle scelte del recente passato, ha poi aggiunto che serve una battaglia per la sostenibilità del sistema sanitario: “Non possiamo più stare sotto il 7% del PIL per la spesa sanitaria. Riarmiamo la sanità, invece di destinare 13 miliardi in più alle spese militari.”

Tiziano Carradori

Il Direttore Generale dell’Ausl Romagna Tiziano Carradori ha esordito dicendo che voleva spogliarsi dei panni del DG e che voleva indossare quelli di semplice cittadino e come tale dichiararsi “arrabbiato”. Nei confronti di chi? “Di me stesso e della mia generazione – ha spiegato – che abbiamo beneficiato delle conquiste della generazione precedente in materia di scuola e di sanità” ma in sostanza poi non sono stati in grado di difendere quelle conquiste.

Alla domanda “A chi giova l’autonomia differenziata?” Carradori ha risposto che “non serve modificare la Costituzione per garantire più efficienza alla sanità pubblica. Non ho bisogno di più poteri per fare meglio il mio lavoro. Ho bisogno semmai di più condivisione e consapevolezza.” Per poi concludere: “Dov’è lo Stato se non c’è una scuola buona per tutti e una salute garantita a tutti?”

Vasco Errani

Nelle sue conclusioni l’ex Senatore di LeU ed ex Presidente della Regione Vasco Errani ha allargato il campo della riflessione, ricordando che il Servizio Sanitario Nazionale era in grave sofferenza e aveva mostrato forti inadeguatezze già prima del Covid, per via del cambiamento demografico, sociale, tecnologico del paese e che il processo di privatizzazione della sanità in atto da tempo è conseguenza di questa inadeguatezza e mette a rischio l’universalità delle prestazioni.

“Il welfare universalistico a cui pensiamo noi può ancora stare in piedi?” si è chiesto Errani. È da questo dubbio che si fa strada l’idea della previdenza privata. Legato a questo grande interrogativo ce n’é un altro per Errani: “Quale sistema fiscale vogliamo?” Con la riforma fiscale che propone la destra non ci sono abbastanza risorse per finanziare il Sistema Sanitario Nazionale, dice, ma “anche la sinistra si è lasciata convincere in qualche caso che era giusto pagare meno tasse, invece io dico no! Certo ci vuole il fisico per dire no, per andare contro corrente” ma se salta il patto fiscale, ha spiegato Errani, salta anche il welfare universalistico. L’ex Senatore ha aggiunto: “In Italia c’è il tema di una grande evasione ma anche di una grande elusione fiscale; il peso del fisco è squilibrato e una parte enorme della ricchezza sfugge al fisco” per cui poi non si riescono a trovare le risorse per finanziare la sanità pubblica.

E qui Errani ha parlato anche del fatto che la sinistra e i progressisti devono mettere in campo prima di tutto un’idea di società e in relazione a questo un’idea di Stato, di Repubblica, di Regioni, di Sanità. Entrando nel merito della proposta Calderoli, Vasco Errani ne ha messo in luce tutte le contraddizioni e la pericolosità ricordando che se passa “si definiscono competenze esclusive delle Regioni in diversi campi in cui lo Stato non avrebbe più voce in capitolo” anche in materia sanitaria. “C’è il rischio di avere non una Repubblica fondata sulle autonomie ma un paese arlecchino” dove ognuno in sostanza va per conto suo. Invece, per Errani vanno assolutamente salvaguardati i principi fondamentali e fra questi quello di garantire a tutti le prestazioni sanitarie standard.

“Con la riforma Calderoli potremmo arrivare a Regioni che decidono di pagare di più i medici – perché possono permetterselo – e quindi si accaparrano i medici” e gli altri si arrangiano. “Ma questo farebbe saltare il SSN e l’universalismo, lasciando campo libero alla privatizzazione che è in definitiva il loro vero obiettivo” ha concluso Vasco Errani.