Filippo Donati (Viva Ravenna): darò una mano per l’alternativa di centrodestra alla lobby affaristico-politica del PD, de Pascale doveva finire il mandato

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Filippo Donati darà una mano, ma non sarà candidato. Certo non sarà candidato a sindaco (“a meno che non impazzisca”, dice ridendo) come fu nel 2021. Allora venne chiamato e proposto dal centrodestra come controparte di Michele de Pascale. Ma la sua candidatura divise i partiti oggi al governo, con Forza Italia che andò per conto suo. E fra lui e Ancarani furono scintille.

Donati, 63 anni, storico gestore dell’Albergo Diana nel cuore di Ravenna, lavora ora insieme a Viva Ravenna per tenere unito tutto il fronte di destra e moderato, per creare un’alternativa credibile al centrosinistra nel dopo de Pascale. È la stessa cosa che hanno detto di voler fare anche Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega. Insomma, stavolta potrebbe davvero essere un ‘tutti assieme appassionatamente’ non solo nel fronte del centrosinistra ma anche in quello del centrodestra. E se fosse così, sarebbe uno scontro dall’esito aperto.

Nel 2021 non ci fu partita. Da una parte c’era la coalizione de Pascale unita e compatta. Dall’altra c’era un fronte diviso, litigioso e sconfortante (per gli elettori di centrodestra). Finì 60 a 40 per de Pascale. Filippo Donati ottenne il 22,5% appoggiato da Fratelli d’Italia (8,9%), Lega (8,4%) e dalla sua lista Viva Ravenna (4,5%). Una performance elettorale complessivamente non brillante, alla fine di una campagna elettorale confusa, in cui lo stesso Donati non venne efficacemente sostenuto dai due partiti ora al governo, già in competizione fra loro. Unica consolazione, la sua lista Viva Ravenna ottenne un discreto gruzzolo di voti con soli pochi mesi di vita.

Viva Ravenna è una lista civica vera ed è più viva che mai, dice Donati in questa intervista, e porterà il suo contributo civico alla coalizione. Un contributo – secondo lui – di realismo e concretezza. Duro il suo giudizio sulla scelta di Michele de Pascale di lasciare Ravenna per la Regione e altrettanto duro quello sul sistema che ruota attorno al PD: è una lobby affaristico-politica, dice l’albergatore, dando ragione ad Alvaro Ancisi.

Donati e Grandi

L’INTERVISTA

Filippo Donati, com’è stata complessivamente questa esperienza di tre anni a Palazzo Merlato, sui banchi dell’opposizione?

“Il bilancio mio personale è positivo, perché io tutte le volte ho tentato di portare un contributo non distruttivo ma costruttivo. Mi sono sentito molte volte non ascoltato e molte volte ignorato, altre volte mi è stata chiusa la porta in faccia da chi governa la città. Quindi, di fatto, sarebbe scoraggiante come esperienza: invece io la definisco incoraggiante, perché comunque è un partecipare alla vita della città in un modo diverso rispetto a quello cui ero abituato.”

Se non capisco male, è un’esperienza positiva per il rapporto nell’ambito dell’opposizione, invece frustrante per il rapporto con la maggioranza. È così?

“Sì. È una cosa che ferisce. Se uno ha una certa idea di democrazia è veramente quasi offensivo vedere che qualsiasi cosa si proponga non va mai bene, per partito preso, però questo è il modo di alcuni di fare maggioranza.”

Succede a tutti i livelli. A parti invertite, accade anche in Parlamento, fra destra che governa e sinistra che fa opposizione.

“Sì, certo, succede dappertutto. Probabilmente è così che si fa. Io non lo capisco.”

Nel 2021 ci fu una grossa polemica di Alberto Ancarani contro di lei, perché – secondo lui – la sua figura sarebbe stata troppo interna e collaterale al sistema di potere PD. In questi quattro anni con la sua opposizione ha avuto modo di smentire Ancarani… ma lo ha anche perdonato?

“Non credo ci sia nulla da perdonare. Io e Ancarani non abbiamo un rapporto personale. Ancarani lo stimavo prima e lo stimo anche adesso, non vivo le mie impressioni o le mie valutazioni sulle persone in base a quello che loro pensano di me o fanno a me. Ad Ancarani sono stato costretto a rispondere in campagna elettorale su cose false, che però ovviamente in politica vengono agitate per creare sfiducia, per spostare voti. La scelta politica di Ancarani era comprensibile: se non si fosse presentato da solo si sarebbe sciolto come neve al sole, lui insieme al partito che rappresenta. Lui ha buone visioni politiche, è un politico vero. Non dimentico quello che ha scritto allora. È una persona e un politico che nel nome della politica è capace anche di fare questo tipo di cose.”

Quindi, in fondo non l’ha mai perdonato!?

“No, non devo perdonare niente. Ho capito le sue ragioni. Cosa vuoi perdonare?! Passi e vai.”

Come giudica la scelta di Michele de Pascale di lasciare la guida di Ravenna con oltre due anni di anticipo per candidarsi alla Regione? Ha scritto, che lei al suo posto non l’avrebbe fatto… ma è facile a dirsi, è un po’ come la storia della volpe e dell’uva, perché la possibilità che passi un certo treno non è per tutti.

“Ribadisco quello che ho scritto. E smentisco quest’ultima tesi. Perché io in tre o quattro situazioni certi treni li avrei potuti prendere ma avevo detto che non sarei salito e non ci sono salito. E parlo di treni importanti che portavano a Roma. Ma ho detto che non mi interessava, volevo fare un certo lavoro in Assohotel e, finito quello, volevo tornare a casa mia a fare il mio lavoro. Potevo restare a Roma e fare altro. C’erano state delle promesse. Ma per me non era il caso, non volevo sacrificare il mio essere, la mia umanità”.

Quindi il suo giudizio sulla scelta di Michele de Pascale è negativo?

“Completamente negativo. Mi rendo conto che lui di mestiere fa il politico e questo lo obbliga a prendere sempre il treno più veloce, però non lo giustifico. La cosa non mi è piaciuta per nulla, perché ci manda a votare in anticipo, fa saltare il Consiglio comunale e adesso c’è anche tutto il problema della gestione del Comune con quello che ne verrà. E tutto semplicemente perché passa questo treno più veloce e lui c’è salito sopra. Quindi cosa mi si dice, che se arrivano le elezioni politiche e de Pascale ha la possibilità di andare a fare qualche altra cosa, lui molla anche lo scranno in Regione per andare a fare il parlamentare o il sottosegretario?! Perché se tanto mi dà tanto così va a finire.”

Come vede Ravenna oggi? Di cosa ha bisogno, secondo lei?

“Ravenna, oggi la vedo debole, sottovalutata, stanca e polverosa.”

E…?

“Cosa devo dire ancora?!”

È già tanto, certo, ma…

“Ho già detto tutto. Se è polverosa vuol dire che è mal tenuta. Se è debole vuol dire che è mal nutrita. Se è stanca vuol dire che non riposa, perché non vengono fatte le scelte giuste. Soprattutto, la cosa che io imputo a chi ha governato la città negli ultimi otto dieci anni, è che c’è la sensazione che non siano in grado di gestire i processi. Si vanno ad inaugurare i cantieri ma non si inaugurano le opere. A casa mia si inaugurava la casa, non il cantiere della casa.”

Filippo Donati

Il PD punta sul segretario provinciale Alessandro Barattoni come candidato sindaco: che cosa ne pensa?

“Lo conosco poco, non siamo mai andati oltre al Ciao, come stai?! Ho già detto tutto. Se sei segretario provinciale del Partito Democratico avrai un valore coagulante per la sinistra, immagino. Sicuramente la scelta dell’ennesimo funzionario mi conferma che il sistema del Partito Democratico è un sistema che tende a conservare e trasmettere il potere al suo interno.”

Ma i partiti non hanno come compito proprio quello di selezionare la classe dirigente che governa le città e il paese?

“Sì, i partiti dovrebbero selezionare la classe dirigente. Ma io nella mia testa, lo confesso, non so se faccio danni o meno a dirlo, ho creduto fino all’ultimo momento che il candidato sindaco del centrosinistra e del PD stavolta sarebbe stata una donna, e dico anche il nome: è una donna che ha fatto l’assessore e sta facendo un buon lavoro, sta tenendo il profilo giusto, è la Moschini, l’avvocata Federica Moschini (assessora con deleghe a decentramento, lavoro, immigrazione, politiche e cultura di genere, associazionismo e volontariato, diritti degli animali, ndr).”

Veniamo al campo del centrodestra: i partiti di governo a Roma hanno detto che questa volta prenderanno in mano loro la situazione per dare una guida alternativa alla città. Fanno bene?

“Loro fanno bene intanto a mettersi d’accordo tra di loro e a correre insieme.”

Per evitare che succeda quello che è accaduto nel 2021.

“Esattamente, quindi bisogna fare un accordo che vada ben oltre la competizione elettorale delle prossime amministrative. Secondo me fanno bene anche a mettere in agenda l’incontro con le componenti civiche dell’opposizione. Quindi incontreranno sia la lista di Alvaro Ancisi sia la Pigna della Verlicchi sia Viva Ravenna di Filippo Donati, che erano tre candidati sindaci nella scorsa tornata elettorale.”

Che ruolo avrete voi civici? Romperete le scatole, cercherete di alzare l’asticella, collaborerete lealmente?

“A me piace l’idea che tutti si possa arrivare a fare due passi indietro per fare un passo avanti grande, tutti insieme. A me piace molto l’idea che le liste civiche possano portare quel contributo in più. Attenzione, noi siamo le liste civiche vere, non siamo stati creati da un partito per confondere l’elettorato come ha fatto il PD con la lista di Michele de Pascale, che adesso torna ad essere Ama Ravenna. Se ami Ravenna voti per chi fa qualcosa per Ravenna (ride, ndr). Ad ogni modo, noi siamo liste civiche vere, abbiamo delle istanze vere, abbiamo delle sensibilità diverse, ci siamo già trovati singolarmente, lo faremo anche insieme per capire dove andare insieme, perché vogliamo farlo, c’è questa volontà chiara. Da qui deve scaturire un progetto per la città credibile, sostenibile, che abbia cioè la sostenibilità economica, sociale, civica, cioè dobbiamo avere la capacità di tenere fede alle proposte che facciamo. La proposta fatta dalla politica che vuole solo accarezzare la pancia delle persone a me non interessa, a me interessa una proposta magari un pochino più moderata, ma che sia fattibile.”

Insomma, dai civici può venire un contributo di concretezza.

“Anche la concretezza. Che poi i rappresentanti dei partiti di centrodestra in città sono anche loro molto concreti. Per esempio, io conto molto che alle prossime regionali uno di loro venga eletto in Regione: sarebbe una svolta per il centrodestra ravennate.”

Viva Ravenna ha detto che prosegue il suo cammino come laboratorio civico nell’ambito del centrodestra. E Filippo Donati che fa? Si ricandida? In che ruolo?

“No, Filippo Donati dà una mano. Viva Ravenna si incontra alla fine di questa settimana. Non abbiamo un rappresentante né abbiamo delegati, siamo quelli che siamo e cercheremo insieme di individuare chi ci rappresenterà nelle trattative di questa futura coalizione di centrodestra.”

Chi potrebbe essere un candidato vincente per il centrodestra? Un civico? Un politico? Un uomo? Una donna? Chi?

“Secondo me non conta uomo o donna, perché le brave persone non hanno sesso. Dovrà essere una persona credibile, che interpreti la voglia di cambiamento di una parte della città, che speriamo diventi la maggioranza di questa città e del territorio.”

L’opposizione fa l’opposizione. Ma la narrazione che viene fatta ha un peso. Negli anni avete sempre descritto Ravenna come una città allo sbando, ma è proprio così? Se uno gira un po’ per l’Italia sa che non è affatto così, ci sono tante realtà ben peggiori di Ravenna. La città ha dei difetti e anche tanti pregi e ottime performance. Perciò poi le persone non vi credono se dite che va tutto male. Non dovreste anche voi aggiornare il messaggio? Parlare di dittatura e di sistema affaristico come fa Ancisi non è troppo?

“Ancisi descrive una situazione che c’è, usando toni sicuramente forti. Ma che ci sia una lobby affaristico-politica in città è sotto gli occhi di tutti. Così come c’è una situazione che può essere grave a seconda di dove ti trovi, quando ti ci trovi. Se tu arrivi in stazione alle dieci di sera e cammini per i Giardini Speyer lungo viale Farini la situazione è drammatica. Se invece tu arrivi a Ravenna con la tua automobile e parcheggi in un qualsiasi parcheggio del centro – sempre che trovi posto – la situazione appare migliore. La città è in crescita, per carità, io però i meriti di questa crescita li do al sistema dell’impresa e alle persone. La politica quello che doveva fare non l’ha fatto, cioè la logistica. Cito solo il caso della stazione marittima a Porto Corsini. Hanno capito che Ravenna come home port per le crociere funziona e porta reddito, ma non è ancora stata pensata la logistica per portare gente all’imbarco. Come dicevo prima, manca il pensiero nella gestione delle dinamiche. Il progetto di logistica legato al Terminal Crociere doveva essere fatto prima e messo nelle mani della Regione e di Royal Caribbean… invece questo non è stato fatto. Continuiamo pure a mettere al vertice funzionari di partito che sono bravi a parlare dei massimi sistemi, della tolleranza, della fratellanza e tutto quello che volete, poi quando devi mettere a terra le scelte che servono per fare impresa, per sostenere le aziende e le persone, il lavoro, la sanità, vedi qual è il gap fra il dire e il fare.”

A questo proposito, nel 2021 c’è stata una sua frase che ha fatto scalpore: di Porto si può anche morire. Nessuno l’ha capita. Anche perché intorno al Porto di Ravenna ci sono oggi in ballo oltre 3 miliardi di investimenti fra pubblici e privati e moltissimi posti di lavoro. Cosa voleva dire allora? Rifarebbe quella affermazione?

“… (sorride, ndr)… Quella affermazione la rifarei, sempre col sorriso sulle labbra. Il fatto è questo: ogni volta che io sento parlare di città sento sempre mettere il turismo all’ultimo posto e sento parlare di porto e ancora porto, solo porto. Per questo ho detto che si può anche morire di solo porto, perché invece secondo me bisogna bilanciare la presenza del porto con le necessità del turismo e con le necessità di chi vive o viene a vivere a Ravenna facendo altri mestieri. Il porto ha bisogno di manodopera e servizi, ma anche il turismo ne ha bisogno. Secondo me negli ultimi anni si è parlato troppo di porto e troppo poco di turismo. E il risultato è questo: un porto muscolare e un turismo abbastanza avvizzito.”

Filippo Donati

Il turismo non va secondo lei?

“Fra poco arrivano i dati di agosto, e non saranno buoni. Io non avrò nulla da dire contro l’assessore comunale per i dati di agosto perché non è demerito dell’assessore se quei dati non saranno buoni. Così come non è merito dell’assessore se sono stati buoni i dati di giugno e di luglio. Perché il turismo viaggia su canali completamente diversi rispetto a quelli che può gestire un assessore. Manca completamente però – e lo dico da quando sono in Consiglio comunale – un piano strategico comunale del turismo, che preveda la messa in rete delle nostre spiagge, che devono smettere di farsi concorrenza fra loro bensì diventare un’unica destinazione, senza dire qual è la spiaggia delle famiglie o la spiaggia dello sport. La spiaggia è la spiaggia, il mare è lo stesso e bisogna cominciare a puntare i piedi sulla salute del nostro mare, questo è fondamentale: l’urlo deve venire da Ravenna e deve venire dall’assessore al turismo.”

Lei è preoccupato del messaggio che sta arrivando in questi giorni sulla mucillagine?

“Certo, perché non è vero quello che viene ‘venduto’, cioè non è vero che è tutta mucillagine a tutte le ore del giorno, ci sono le giornate più difficili ma tante altre molto belle, in cui l’acqua è stupenda. E il mare è in buona salute. E poi c’è la questione logistica, vogliamo convincere la gente ad arrivare da noi, ma quando sei in stazione a Ravenna come vai a Comacchio? Come vai alle 21:30 a Marina Romea se arrivi in treno da Bologna con l’ultimo treno, e succede spesso perché gli aerei sono sempre più in ritardo su Bologna!? C’è tutta una logistica da rivedere e ci vuole un sindaco che non abbia paura di andare a dire le cose come stanno, che non abbia paura di disturbare i vari manovratori, per essere poi favorito nella corsa a poltrone di più alto livello. Lancio una provocazione: quando c’era Mercatali non c’erano delle erbacce così alte in giro, non duravano più di 48 ore, perché lui prendeva il telefono e alzava da terra il responsabile del servizio. Adesso questo non succede.”

A proposito di lidi, che pensa lei del Parco Marittimo?

“Che non è ancora completato. In realtà, il Parco Marittimo c’era già ed era la splendida pineta fra i bagni e il lungomare. Il Parco Marittimo rimarrà secondo me un’incompiuta. Primo perché nessuno ha fatto i conti di quanta manutenzione serve al Parco Marittimo e già si vede. E poi rischiamo che andandosene il sindaco lascino incompiuta l’opera, perché può darsi che il prossimo sindaco non abbia tra le sue priorità quella di finire il Parco Marittimo.”

Non si può dire. Fra l’altro, una buona parte è comunque finanziata dal PNRR e dovrà essere portata a termine.

“Lo so. Però, ripeto, il Parco Marittimo a me non entusiasma. L’ho fatto un paio di volte e sta diventando tutto sommato una pista da mountain bike, quindi saranno contenti i bikers.”

Ipotizziamo che Filippo Donati sia ancora il candidato sindaco nella primavera nel 2025… quale sarebbe la sua priorità per Ravenna, la priorità delle priorità?

“Sistemare la questione anziani e sanità subito, immediatamente. Abbiamo un Pronto soccorso che è in sofferenza, visto sia dalla parte dell’utenza sia dalla parte del personale, abbiamo dei medici costretti a dei turni non umani, il personale paramedico è nelle stesse condizioni, c’è lo stress delle persone che attendono di essere visitate. La popolazione sta invecchiando e molta gente – anch’io fra qualche anno – comincia ad avere il problema di non sapere cosa e come fare, essendo sola. Cosa faccio se non posso più permettermi quella casa, quell’affitto? Secondo me bisognerebbe cominciare a pensare agli anziani autosufficienti con progetti innovativi di cohousing: siccome Ravenna è abituata a fare da apripista su certe cose, soprattutto dal punto di vista sociale, partiamo da qui.”

Pensavo che la sua priorità delle priorità fosse il sistema delle infrastrutture per collegare Ravenna…

“Allora, io prima tratto bene i cittadini che hanno passato la loro vita lavorando in questa città. Poi affronto le altre urgenze e fra queste ovviamente la logistica, che non è solo una logistica di collegamento con Bologna, ma è una logistica di collegamento con Ferrara, visto che via Ferrara si va a Venezia; è il collegamento con Rimini, visto che via Rimini si va a Pesaro, Ancona e si scende a sud. Una logistica a 360 gradi. Comincerei a ragionare un pochino anche con l’aeroporto di Rimini, non solo con l’aeroporto di Bologna e con quello di Forlì, che purtroppo si sta dimostrando un aeroporto attivo soprattutto per le partenze e poco per gli arrivi. Farei un piano straordinario, mi sembra eccessivo dire un piano Marshall, ma un piano straordinario per il commercio in centro storico, quindi un revamping di tutto il centro storico. Rilancerei il bosco in città che era una mia proposta del 2021, ancora validissima. E poi penserei anche al commercio nelle nostre frazioni, i veri presidi sociali rimasti ancora sul territorio.”

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Commenti

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  1. Scritto da Angelo

    Sindaco subito!
    Idee chiare, conosciuto e apprezzato, di sicuro serio…..come altri civici ravennati.
    Di sicuro farebbero più l’interesse dei cittadini rispetto ai politici di partito.