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A, B, C DELLA DEMOCRAZIA. C COME COSTITUZIONE / Il cielo sopra Ravenna. Istantanea su una città divisa, che fra 10 anni potrebbe finire sott’acqua ma non lo sa

Wim Wenders per raccontare Berlino nel 1987, prima della caduta del muro, si immedesimò in un uomo alato che guardava la città dall’alto. Ma poi atterrò, e vide la città da vicino. Nel raccontare la Ravenna da me vissuta nelle ultime due settimane, farò il contrario. Prima il mio vissuto in terra – piccolo romanzo di storia molto contemporanea – e a seguire il riguardare tutto dall’alto, con poche battute.

Le tragedie in corso nel mondo non hanno interrotto il susseguirsi di molti eventi, a Ravenna. Ne cito solo alcuni. Un ciclo di incontri dedicati al tema La cura dell’abitare, promosso dalla Associazione Femminile Maschile Plurale. Il vertice OMC (Med Energy Conference and Exhibition), dal 24 al 26 ottobre, al Pala de Andrè. E, in contemporanea, il vertice ambientalista, in varie sedi della città.

Inoltre, il 27 ottobre si è svolta la Camminata per la pace, promossa da 34 associazioni, per chiedere “tacciano tutte le armi”, finiscano i crimini di guerra, si interrompano bombardamenti che potrebbero portare alla scomparsa definitiva di ciò che resta del popolo palestinese a Gaza. Il termine esatto sarebbe genocidio, e ne avrebbe la responsabilità il mondo intero.

Il primo incontro del progetto La cura dell’abitare, venerdì 20 ottobre, è stato dedicato ad una esperienza di valore storico, la comunità dell’Isolotto. E, solo in questo caso, abbiamo visto, con piacere, la presenza di una persona di governo, l’assessora Federica Moschini. L’incontro, condotto da Marina Mannuci, con testimoni della comunità e la visione di un documentario che ne racconta la storia è stata una vera lezione di politica. Nel corso di decenni abbiamo seguito l’Isolotto con crescente ammirazione. Un laboratorio di partecipazione, l’Isolotto, quartiere di Firenze, che ha avuto inizio negli anni Cinquanta del secolo scorso, e che è ancora vivo. Prima in chiesa, poi nel sagrato della Chiesa, con un parroco di nome Enzo Mazzi, la comunità affronta ogni questione, non solo di natura religiosa, anche civile, economica, politica, sindacale. All’inizio degli anni Cinquanta, l’Isolotto è un dormitorio, case popolari per chi dopo la guerra non ha nulla. Da dormitorio diventa comunità che si autogoverna, in chiesa si prega e si discute. Affronta prove difficili. La Chiesa Istituzione non approva. Chiude la porta della chiesa, sospende don Mazzi. Messa e assemblea non si sospendono, continuano a vivere nella piazza. L’Isolotto diventa un caso studiato e ammirato in tutto il mondo. Un esempio di partecipazione dal basso, di ostinata determinazione che ho, in parte, ritrovato a Riace. Wim Wenders ha dedicato a Riace un documentario, da vedere e rivedere. Altro luogo, Riace, altre azioni e reazioni ostili. Eccezioni alle regole non sono consentite.

Il 27 e 28 ottobre c’è il seguito del progetto La cura dell’abitare, condotto da Piera Nobili, che riguarda non solo la casa, ma il vivere gli spazi e la città. Uno sguardo femminista, attento alle differenze, di donne e altre soggettività, e a esigenze che diventano invisibili perché considerate non universali. Anche in questo caso, siamo lontani dall’Articolo 3 della Costituzione, che chiede uguali diritti per tutte le differenze. Un lavoro intenso, svolto con diverse chiavi interpretative, filosofia del diritto, urbanistica, femminismo, che la politica, gli urbanisti e gli architetti dovrebbero avere come bussola.

Il 24 ottobre, con la città quasi militarizzata, e Pala de Andrè trasformato in fortezza inaccessibile, autorità, locali e nazionali, e potenze economiche europee e mondiali hanno discusso di energia. La stampa il giorno seguente informa in modo ampio dei lavori della prima giornata del vertice OMC, ma ignora quasi del tutto la presenza di un presidio, del tutto pacifico, di cittadine e cittadini, aperto da uno striscione di due associazioni femministe – ne faccio parte – Casa delle donne di Ravenna e Femminile Maschile Plurale, scritte in rosso, fondo rosa FARE PACE CON LA TERRA. A pochi chilometri di distanza vanno avanti spediti i lavori del rigassificatore. Notizie di variazioni in corso del progetto allarmano tecnici e Italia Nostra. Salvini, in video conferenza a OMC, ha chiesto di riaprire la porta al nucleare. Anche ROCA (Ravenna Off Shore conctractor Association) fra i promotori di OMC a Ravenna, ritiene che le fonti energetiche debbano coesistere, gas, rinnovabili e nucleare. Italia hub energetico esemplare? Questo sembra suggerire Tajani. In attesa di decarbonizzare, o per decarbonizzare, anidride carbonica e nucleare?

Fare pace con la terra

Mi ha colpito un passaggio dell’intervento del sindaco de Pascale che trovo nelle numerose pagine dedicate a OMC sui quotidiani. Con procedure rapide – 120 giorni – si è autorizzato il rigassificatore. Ma non è stata concessa la stessa procedura per il parco eolico offshore. Perché? Forse anche il green whasing sta tramontando? De Scalzi, di Eni, lamenta che l’Italia non ha un piano energetico. E dice che le due emergenze sono sicurezza energetica e lotta al cambiamento climatico. Ma piano energetico e questione climatica vanno visti insieme, o no? Questo chiedono movimenti che attraversano il mondo, da Greta Thunberg in avanti. Questo da decenni dicono scienziati e riscontri sperimentali, in varie parti del modo. Interrogativi che mi pongo, a seguito di resoconti letti in merito ai lavori nella fortezza De Andrè.

Interrogativi affrontati, invece, dal vertice ambientalista. Vivere senza il fossile. Possibile e necessario. La scelta del movimento di Ravenna Coordinamento Fuori dal Fossile – che vede in Pippo Tadolini, di lunga esperienza “verde”, un attivo portavoce – di tenere il proprio vertice negli stessi giorni di OMC ha un significato non trascurabile. La medaglia della energia non ha una sola faccia. Pensieri, ricerche scientifiche e parole le due facce della medaglia energia la raccontano in modo diverso da OMC e ROCA. Intanto, il vertice ambientalista non si è chiuso in un solo luogo fortificato, ma in molti diversi luoghi, da vivere in un certo modo, aperti a chiunque voglia partecipare. Mi pare di capire che, invece, il Pala De Andrè era off limits.

Il Vertice ambientalista è stato aperto il 24 ottobre con la presentazione di un libro che appartiene alla stessa temperie rivoluzionaria dell’Isolotto. La sporca pace. La mia obiezione di coscienza, di Mario Pizzola. Fra guerra e energia il nesso c’è. Fra pace e fonti rinnovabili, il nesso c’è. Le rinnovabili non finiscono mai, sono “democratiche” e universalmente disponibili, non c’è bisogno quindi di guerre per averle. Sento aria di famiglia, nell’ascoltare Mario. La mia stessa generazione, cresciuta fra Concilio Vaticano Secondo, che diede grande spinta a l’Isolotto – io, non credente, ho sempre detto che Giovanni XXIII era anche il mio papa –, Don Milani, il Sessantotto. Anni nei quali molto si stava ripensando, criticando, mettendo in questione quasi tutto. Come l’obiezione di coscienza al servizio militare. Con Mario, obiettarono altri sei giovani e fecero quasi un anno di prigione. Il racconto di Mario si sofferma sulle condizioni nel carcere militare agli inizi degli anni Settanta. Condizioni tremende. Inutilmente chiesero – loro, gli obiettori – il rispetto della Costituzione.

La Costituzione? Qui non comanda la Costituzione. Qui comandiamo noi, rispondevano i capi militari. Lo stesso stile aleggia attorno a Il Mondo al contrario, del generale Vannacci, che, evidentemente, ignora la Costituzione o ne ha disgusto. Ma, a partire dall’esempio dato da Mario Pizzola, in tempi non veloci ma non biblici – molti i tentativi non riusciti – in Italia è arrivata la legge che autorizza l’obiezione di coscienza al servizio militare. Ma il servizio militare, ha ricordato Mario, nella legge risulta solo sospeso. Attenzione, quindi.

Pizzola

Nei giorni seguenti il Vertice ambientalista ha offerto alla città altri momenti di incontro e, aggiungerei, di studio. Uno sguardo veloce su quello che ho potuto seguire. Vincenzo Balzani, un chimico dell’Università di Bologna che ha rasentato il Nobel, è perentorio. Il mercato non riesce a difendere il clima. Fotovoltaico, eolico, idroelettrico è energia inesauribile e per tutti, ma negli ultimi anni la produzione di questa energia è diminuita, pur essendo più economica del gas e del carbone. Qui trovo una risposta alla affermazione di de Pascale. I fossili sì, le rinnovabili no. A chi giova? Vittorio Marletto, fisico, già responsabile clima dell’Arpae, ricorda che Guterres ha detto “zero emissioni” entro il 2040. Quindi la strada da seguire è tagliare i sussidi alla produzione di energia fossile e sostenere le rinnovabili “democratiche” perché per tutti.

Mark Jacobson, scienziato di fama mondiale della Standford University, ritiene che il 100% di rinnovabili sia possibile in tempi brevi e sia economico, ben più della produzione di energia da fonti fossili e del nucleare, di difficile e lenta realizzazione, molto costoso, e sicuramente spada di Damocle. Ma se pale eoliche, costruite in sei mesi, per 14 anni non ricevono autorizzazioni, come ci dice Marletto, ecco un’altra risposta alla questione segnalata da de Pascale. Abbiamo ascoltato poi Massimo Polidoro, in collegamento dagli USA, dove si trova ad Harvard, che ci interpreta il negazionismo climatico, che, in realtà, riguarda una esigua minoranza di scienziati. Le evidenze scientifiche riconosciute dalla quasi totalità del mondo della scienza confermano il nesso fra fossili e emergenza climatica.

Allora, i negazionisti? Sono dottor Stranamore – così interpreto l’analisi di Polidoro – legati al mondo repubblicano di Trump. Incredibile! Come i no vax, da noi, vicini al mondo di Salvini, e non solo. Da tenere presente questo ricorrente nesso fra disprezzo per la democrazia e disprezzo per la scienza. Margherita Venturi, dell’Università di Bologna, segnala il nucleare che torna a fare capolino. Fra l’altro in modo del tutto esplicito, nelle giornate OMC. Il nucleare è insostenibile, a partire dal problema, irrisolvibile, delle scorie. Fusione nucleare pulita? Utopia. I non ancora nati avranno a che fare con le scorie che si accumulano. Che dire, una bella eredità.

Il convegno del 26 ottobre del Vertice ambientalista ha analizzato il nesso fra crisi climatica, l’ingiustizia sociale degli eventi estremi e la gestione del territorio. Le politiche ambientali vanno riprogettate, a partire da fiumi e territorio. Ho avuto una diretta e devastante esperienza di alluvione, e molto ho visto e ripensato.

Il 27 ottobre si conclude anche il Vertice ambientalista con Leonardo Setti, dell’Università di Bologna e coordinatore del Centro per le comunità solari. Fa parlare numeri, spietatamente. Negli anni Settanta, in Europa, si sono avuti 46 eventi climatici estremi. Oggi sono diecimila, verso il 2030 saranno quarantamila. Come mai questa sventura? Perché in Oriente, in particolare in Cina – un esempio fra molti analoghi altri – non si va più in bicicletta, ma in auto, e si costruiscono grattaceli scaldati con il gas metano. Il petrolio sarà finito fra dieci anni. Il gas ci sarà fino al 2070. Eni ha appena concluso un accordo con il Qatar per forniture di gas che arriveranno a Piombino e poi forse a Ravenna. Setti aggiunge. Il Qatar fornisce armi a Hamas. Cortocircuiti continui fra energia e guerra.

Allora, conti alla mano, se non vogliamo soccombere – Setti aggiunge che fra dieci anni se nulla cambia Russi sarà sott’acqua, figuriamoci Ravenna, penso – le città debbono essere velocemente riconvertite in città solari, rinnovabili al 100%. Le comunità solari sono già nate, anche a Ravenna. Siamo personalmente responsabili, elettrifichiamoci con il sole, dal basso. Questione politica, è un potere che abbiamo. Potremmo così togliere terreno al mercato del fossile. È necessario un nuovo patto fra generazioni, dice Anna Fedriga, di Fridays for Future. Cambiare dal basso, aggiunge Barbara Domenichini, della Casa delle donne. Rinnovabili e ambiente, bene comune. Un autogoverno delle comunità, in merito a beni comuni – ambiente, energia, acqua – è possibile, molte sono realtà che esistono, anche da secoli. Oggi, è necessario.

Ma il 27 ottobre è stata anche la giornata della Camminata per la Pace. Una camminata che misure imposte dalla questura hanno rimpicciolito nel percorso e condizionato fortemente nella forma. Nessuna possibilità di percorrere strade della città. Piazza del Popolo off limits, per un evento che la occupa. Piazza Gandhi, neppure. Quindi, camminata di 100 metri e senza candele, dalla Stazione a piazza Anita. Candele vietate. Perché? Potevamo bruciarci o aggredire per bruciare. Più di trenta associazioni, tutte note per il loro civismo e impegno, da sempre, per la pace, messe quasi all’angolo. Migliaia di persone, in tante città, da Roma a Firenze, hanno potuto muoversi liberamente e con tante candele e torce, unico fuoco pacifico da noi conosciuto e voluto. Che dire? Anche in questo caso la Costituzione è applicata in modo diseguale, in Italia. Perché manifestare senza violenza è un diritto scritto in Costituzione.

Camminata per la pace_1

E ora, un veloce sguardo dall’alto e d’insieme , per vedere meglio, dopo avere steso alcuni fili della storia dei giorni appena trascorsi. Cosa vedo? Vedo storie che non si incontrano. Che non hanno un luogo dove incontrarsi. Fortezze chiuse, al cui interno si confrontano circuiti chiusi, aperti solo alla stampa. Stampa che, con una sola eccezione, non si apre all’ascolto di un altro Vertice, quello ambientalista. Vertice, questo, in spazi aperti, ma che non hanno visto la presenza di chi governa, o di chi può interagire, dissentire, discutere, confliggere. Confrontare ragioni diverse, interessi diversi. Esiste, a Ravenna e non solo, una cittadinanza attiva, recentemente ringiovanita per la forte partecipazione di giovani, a partire dai Fridays for Future. Abbiamo visto, anche al Vertice ambientalista, giovani studentesse dell’Università, di grande intelligenza e creatività, che hanno informato, anche per strada, mostrando al computer loro lavori sul cambiamento climatico. A Ravenna esiste anche un mondo femminista, che fa cultura e fa proposte. Forse sta creandosi una rete che potrebbe farsi mondo, dove in queste settimane storie si sono incontrate, riconosciute, in dialogo, femminismo e ambientalismo. Una rete esterna alla Fortezza.

Quindi, due mondi, un cielo diviso sopra Ravenna. È un mondo per ora fatto di lillipuziani, in attesa che il gigante si addormenti? Vorremmo invece – noi, donne e uomini lillipuziani – che il gigante si svegliasse subito e si mettesse in ascolto, possibilmente interattivo, con i lillipuziani. Fra i lillipuziani ci sono docenti universitari, scienziati di chiara fama, in Italia, in Europa, negli USA. Non solo persone definite con ironia anime belle. Io, cittadina priva di formazione scientifica, chi dovrei ascoltare, con ragionevole fiducia, i produttori di energia fossile, nel gigantesco mercato mondiale, o gli scienziati, quelli non trumpiani, che obbediscono solo alla scienza e alla loro coscienza?

Certo, non solo a Ravenna c’è un problema di democrazia per chi, Costituzione alla mano, ritiene che la partecipazione sia un dovere. Manca il luogo del conflitto, e senza conflitto non c’è democrazia. Altro problema. Come possono avere rappresentanza i lillipuziani là dove si decide, cioè nelle Istituzioni? In un paese dove la legge elettorale vigente è incostituzionale? Domanda per ora senza risposta.

Studentesse

Commenti

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  1. Scritto da Giovanni lo scettico

    Se gli olandesi riescono a vivere con la loro terra sotto il livello del mare, perchè noi no?

  2. Scritto da (San) Michele

    Di lillipuziana, in questo sproloquio che vorrebbe ammantarsi di riferimenti dotti ma che in realtà faticherebbe a trovare spazio financo in un centro sociale, c’è solo la inesistente capacità analitica di chi, di questo va dato atto, conferma verbosamente quanto dichiarato in premessa, cioè la propria capacità di vedere la città dall’alto.
    Si, dall’alto di una ideologia intrisa di stereotipi e malcelato livore, che al “cielo sopra Ravenna” agggiunge nebbia e nubi minacciose, anzichè squarci di sole!
    Un bel bagno di realtà non farebbe male, a questa spocchiosa intellighenzia che pretende, per diritto…civile, di poter spiegare agli altri il mondo.

  3. Scritto da Direttore

    Maria Paola Patuelli – come al solito – ha fatto una serie di riflessioni serie a cui lei ha pensato bene di rispondere – in maniera peraltro anonima – con parole sprezzanti e senza apportare nessun reale contenuto, nemmeno critico. Solo disprezzo per chi non la pensa come lei. Ha sprecato l’ennesima occasione. LA REDAZIONE

  4. Scritto da (San) Michele

    Cortese Direttore,
    non potendo disporre di decine di cartelle di spazio, ho espresso – in modo inevitabilmente conciso ma altrettanto puntuale e certamente educato – un punto di vista non in linea con quello della dott.sa Patuelli (credo non sia un delitto) e, pare di capire 😋, nemmeno col suo (idem).
    Apprezzo che abbia dato spazio al mio intervento, cosa tutt’altro che scontata e della quale le do atto, ma rigetto fermamente sia gli epiteti, quelli si sgradevoli, che Lei mi rivolge, sia gli intenti che mi attribuisce.
    Quanto al mio presunto anonimato, che tale non è, la rassicuro dicendole che nel momento in cui, per scrivere commenti, oltre ad una e-mail sarà richiesto fornire altre generalità, non avrò certo problemi a farlo.
    Un saluto.

  5. Scritto da mirko

    Gentile direttore questo abc della democrazia è a mio avviso un bel percorso, interessante ed educativo. Grazie.

  6. Scritto da Porter

    Vorrei dire la mia. Affermare che se non ci convertiamo al solare si va sott’acqua sarebbe vero se TUTTO IL MONDO si convertisse al solare assieme a noi occidentali.
    L’energia verde costa più di quella fossile almeno fino ad oggi e per costo intendo quello senza incentivi statali che non possono esserci per tutti. Nel mondo non occidentale continueranno come prima fottendosene se Ravenna va in acqua.
    Se per ipotesi miracolosa in Italia in cinque anni tutto fosse riconvertito al verde i ghiacciai polari continuerebbero a scioglersi lo stesso innalzando il livello dei mari.
    Così fra dieci anni, se l’allarme è vero, noi italiani saremo più poveri ed a mollo ugualmente. Meglio fare come gli olandesi come acutamente commenta Giovanni lo scettico.

  7. Scritto da garbino

    Poiché in democrazia contano le maggioranze, le fotografie a corredo dell’ articolo confermano che il pensiero dell’ autrice è minoritario (basti vedere i partecipanti alle varie manifestazioni). La democrazia e la libertà in Italia ci sono altrimenti nessun articolo né presidio espressione di una minoranza mai ci sarebbe potuto essere.