CERCANDO MARIOLA PER RAVENNA / Il Censis, la società irrazionale, lo scemo del villaggio e quel malinteso senso del pluralismo che dà spazio ai no vax

Negli ultimi tempi mi è capitato più volte di scrivere associando la ‘crisi di razionalità’ che attraversa il mondo contemporaneo alla vicenda della pandemia e, in particolare, al manifestarsi del fenomeno no vax. Con mia sorpresa, il Censis nel rendere pubblico il 55° Rapporto Annuale sulla situazione del Paese – quello relativo all’Anno Domini 2021 – parla addirittura di “società irrazionale”. Da 55 anni, il Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese, appunto, e proprio quest’anno se ne esce con questo hasthag sorprendente #societàirrazionale. C’è di che riflettere

Ma vediamo la sintesi del Report Censis sul punto Gli italiani e l’irrazionale.Accanto alla maggioranza ragionevole e saggia si leva un’onda di irrazionalità. – scrive il Censis – È un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni di persone) il Covid semplicemente non esiste. Per il 10,9% il vaccino è inutile e inefficace. Per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Per il 12,7% la scienza produce più danni che benefici. Si osserva una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste. Dalle tecno-fobie: il 19,9% degli italiani considera il 5G uno strumento molto sofisticato per controllare le menti delle persone. Al negazionismo storico-scientifico: il 5,8% è sicuro che la Terra sia piatta e il 10% è convinto che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna. La teoria cospirazionistica del «gran rimpiazzamento» ha contagiato il 39,9% degli italiani, certi del pericolo della sostituzione etnica: identità e cultura nazionali spariranno a causa dell’arrivo degli immigrati, portatori di una demografia dinamica rispetto agli italiani che non fanno più figli, e tutto ciò accade per interesse e volontà di presunte opache élite globaliste.”

L’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale, sia le posizioni scettiche individuali, sia i movimenti di protesta che quest’anno hanno infiammato le piazze – continua Censis – e si ritaglia uno spazio non modesto nel discorso pubblico, conquistando i vertici dei trending topic nei social network, scalando le classifiche di vendita dei libri, occupando le ribalte televisive.”

Ma il Censis, giustamente, vuol vederci più chiaro. Quindi cerca di spiegare da dove nasce il fenomeno:L’irrazionale che oggi si manifesta nella nostra società non è semplicemente una distorsione legata alla pandemia, ma ha radici socio-economiche profonde, seguendo una parabola che va dal rancore al sovranismo psichico, e che ora evolve diventando il gran rifiuto del discorso razionale, cioè degli strumenti con cui in passato abbiamo costruito il progresso e il nostro benessere: la scienza, la medicina, i farmaci, le innovazioni tecnologiche. – si legge nel Report – Ciò dipende dal fatto che siamo entrati nel ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali. Questo determina un circolo vizioso: bassa crescita economica, quindi ridotti ritorni in termini di gettito fiscale, conseguentemente l’innesco della spirale del debito pubblico, una diffusa insoddisfazione sociale e la ricusazione del paradigma razionale. La fuga nell’irrazionale è l’esito di aspettative soggettive insoddisfatte, pur essendo legittime in quanto alimentate dalle stesse promesse razionali.”

Ed ecco alcuni dati: “L’81% degli italiani ritiene che oggi è molto difficile per un giovane vedersi riconosciuto nella vita l’investimento di tempo, energie e risorse profuso nello studio. Il 35,5% è convinto che non conviene impegnarsi per laurearsi, conseguire master e specializzazioni, per poi ritrovarsi invariabilmente con guadagni minimi e rari attestati di riconoscimento. Per due terzi (il 66,2%) nel nostro Paese si viveva meglio in passato: è il segno di una corsa percepita verso il basso. Per il 51,2%, malgrado il robusto rimbalzo del Pil di quest’anno, non torneremo più alla crescita economica e al benessere del passato. Il Pil dell’Italia era cresciuto complessivamente del 45,2% in termini reali nel decennio degli anni ’70, del 26,9% negli anni ’80, del 17,3% negli anni ’90, poi del 3,2% nel primo decennio del nuovo millennio e dello 0,9% nel decennio pre-pandemia, prima di crollare dell’8,9% nel 2020. Negli ultimi trent’anni di globalizzazione, tra il 1990 e oggi, l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite: -2,9% in termini reali rispetto al +276,3% della Lituania, il primo Paese in graduatoria, al +33,7% in Germania e al +31,1% in Francia. L’82,3% degli italiani pensa di meritare di più nel lavoro e il 65,2% nella propria vita in generale. Il 69,6% si dichiara molto inquieto pensando al futuro, e il dato sale al 70,8% tra i giovani.”

Foolish Pazzia

Non ci sono dubbi che tutti questi fenomeni colpiscano anche la nostra provincia. Non c’è nessun motivo per cui non ne sia colpita, visto che siamo tutti iperconnessi. E più di una qualche avvisaglia c’è stata: dal tentativo no vax e no Green Pass di bloccare il Porto al medico di medicina generale che spacciava finti Green Pass.

Naturalmente, è strano pensare che andando al bar o al ristorante, a teatro piuttosto che al cinema, potrei imbattermi anch’io – nella pragmatica e ragionevole Ravenna – in un individuo convinto che il Covid non esista o che la terra sia piatta. Non mi è mai capitato finora. Se ne incontrassi uno lo guarderei con un misto di divertimento e di stupore, come si guarda un fenomeno da baraccone. E faticherei a nascondere il disappunto. Eppure il Censis mi dice che in giro per Ravenna ce ne sono cinque o sei ogni cento di esemplari umani che la pensano in questa maniera. Una esigua minoranza, certo, ma non proprio fenomeni isolati. Stento a crederci. Ma devo crederci, a questo punto.

Quand’ero piccolo, nella mia piccola comunità era ancora viva la figura dello scemo del villaggio, che col tempo era diventata quella del patacca del paese. Quello che diceva le cose più incredibili, che la sparava sempre più grossa alzando di volta in volta l’asticella, che aveva visto o fatto cose meravigliose a sentire lui (o lei), oppure sosteneva con piglio le tesi più strampalate. Ma allora la cosa finiva in una risata o in un’alzata di spalle al bar, in bottega, o al campetto di calcio davanti alla chiesa. Chiusa lì.

Adesso, invece, nell’epoca del villaggio globale la rete funge da eccezionale megafono di tutte le minchiate più minchiate che si possano immaginare. E quindi i terrapiattisti non sono più isolati ma si ritrovano in rete e fanno rete. E così i no Covid e i no vax. E così tutti gli altri fancazzisti.

Ci dice il Censis che di fronte all’incapacità delle élite mondiali, europee e italiane di dare una prospettiva razionale di crescita economica, di inclusione e di ascesa nella scala sociale a milioni di persone, nella società prendono corpo rivoli sempre più grandi e impetuosi di insoddisfazione, di rabbia, di protesta contro tutto e tutti. Soprattutto fra gli esclusi, ma non solo. L’onda finisce per sommergere tutto ciò che è establishment, sistema e pilastro della ‘razionalità costituita’. Sbatte contro tutti coloro che sono visti o percepiti come élite, autorità o ‘potere costituito’: dagli scienziati giù giù fino agli intellettuali e ai politici più assennati, quelli che non la sparano grossa e non pescano nel torbido, ma cercano di fare ‘discorsi costruttivi e ragionevoli’.

Ma quando si ha paura o persino fame, quando la casa brucia e di fronte non c’è nessun santo a cui aggrapparsi, insomma quando uno ha perso ogni riferimento e speranza, anche il lume della ragione vacilla e i ‘discorsi costruttivi e ragionevoli’ vanno a farsi friggere. Prevale ogni genere di esasperazione e di demagogia. Le parole volano. Paura e rabbia si autoalimentano. La rete fa da megafono. E poi naturalmente ci sono organizzazioni che lavorano per far collassare la razionalità costituita già traballante, per suscitare paure, aizzare rabbia e protesta. Perché il loro obiettivo è destabilizzare. Non a caso, in discussione è la stessa democrazia come forma più alta di organizzazione politica (si veda la tabella che segue, sempre del Censis.)

Tabella

La maggioranza assiste attonita e incerta sul che fare. Segue ancora le élite che mostrano di avere ancora un po’ di sale in zucca. Ma talvolta vacilla. Perché dall’altra parte urlano e strepitano. Alzano la voce e le mani per prendersi la scena e sembra quasi diventare quello il segno prevalente, il senso comune. Così non è. Ma così a volte sembra, anche per colpa dei media che raccontano la realtà senza filtri “razionali”. È un po’ la sindrome manzoniana. Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto per paura del senso comune” scriveva il lombardo nei Promessi Sposi, a proposito del clima durante la peste.

Collego a questa ampia riflessione alcune parole di Enrico Mentana, che sento di dover sottoscrivere al cento per cento. Ve le ripropongo: «Mi onoro di non avere mai ospitato nei tg che dirigo esponenti dei no vax. A chi mi dice che così impongo una dittatura informativa, rispondo che adotto la stessa linea rispetto ai negazionisti dell’Olocausto, ai cospirazionisti dell’11 settembre, ai terrapiattisti, a chi non crede allo sbarco sulla luna e a chiunque sostiene posizioni controfattuali, come lo sono quelle di chi associa i vaccini al 5G o alla sostituzione etnica, al Grande Reset, a Soros e Gates o scempiaggini varie» così Mentana, che poi aggiunge: «Per me mettere a confronto uno scienziato e uno stregone, sul Covid come su qualsiasi altra materia che riguardi la salute collettiva, non è informazione. È come allestire un faccia a faccia tra chi lotta contro la mafia e chi dice che non esiste, tra chi è per la parità tra uomo e donna e chi è contro, tra chi vuole la democrazia e chi sostiene la dittatura».

Enrico Mentana
No vax

Condivido parola per parola. Ho assistito in questi mesi e settimane a troppi talk show in tv in cui – la maniera a volte è perfino grottesca – si dava ampio spazio alle teorie no vax per un malinteso senso del pluralismo. È solo un modo disinvolto e deresponsabilizzato di contribuire alla confusione organizzata. Dice, cerchiamo la verità, confrontando diversi punti di vista. Ma quale contributo alla verità può portare lo scemo o patacca del villaggio, quello che sostiene che il Covid non esiste o che la terra è piatta, contro ogni evidenza? Che razza di punto di vista è, dal momento che è fondato sul nulla cosmico? È una minchiata e basta. Chiamiamo le cose con il loro nome. Tutto questo una volta sarebbe stato seppellito da una sana risata. Perché una volta il medico era il medico del paese e lo scemo era lo scemo del villaggio. E in quella narrazione tutti si riconoscevano. Non sempre il medico ci prendeva. E qualche volta, fra una minchiata e l’altra, anche lo scemo del villaggio diceva qualcosa di sensato. Ma nella sua imperfezione, quella rappresentazione del mondo aveva un senso.

Oggi date allo scemo del villaggio una tribuna, una purchessia, e la sua scemata finirà in rete, si propagherà. Sotto quella risata allora non finirà lo scemo, ma ci rimarrà il buon senso (e con quello tutti noi). Ecco perché ha ragione Mentana e non c’è ragione di proporre un confronto fra uno scienziato e uno sciamano, pretendendo di farne una cosa seria. Ma mi faccia il piacere! direbbe Totò. Censis docet. 

Commenti

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  1. Scritto da Ferdinando De Cristofaro

    Spero non paghiate sto….tizio

  2. Scritto da Alex

    Sig. De Cristofaro lei è uno di quei 6 su 100 .

  3. Scritto da Maurizio Ricci

    Articolo chiaro e condivisibile completamente.
    Un unico punto mi lascia perplesso: in apertura del sunto del rapporto Censis si legge “….Per il 31,4% è un farmaco sperimentale (immagino si parli del vaccino) e le persone che si vaccinano fanno da cavie…..” .
    Ma la percentuale di vaccinati è – fortunatamente – ben più ampia del 68,6% (il complemento algebrico di questi critici). Forse un refuso? O questi si sono vaccinati ugualmente, pur essendo convinti di fungere da cavie?

  4. Scritto da Direttore

    Sono i dati ufficiali riportati dal Censis. LA REDAZIONE

  5. Scritto da Andrea

    Quando mi sono vaccinato la prima volta, mi hanno fatto firmare una liberatoria,in cui,tra le altre cose, era scritto qualcosa tipo:”non si possono prevedere effetti collaterali a lungo termine”. Quindi si, anch’io sono dell’idea che probabilmente sto facendo da cavia,ma per uscire dal casino in cui siamo sono disposto a farlo e, comunque ho fiducia nelle persone che hanno prodotto il vaccino(non nelle case farmaceutiche che lo distribuiscono) e sono convinto che l’abbiano fatto nel migliore dei modi.