FEM NEWS – LA FINESTRA FEMMINISTA / Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, va detta tutta, perché c’è 1 femminicidio ogni 11 minuti nel mondo

Il 25 novembre è stata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne. È vero. È una definizione lunga e quest’anno – forse più di quelli passati –  TV, giornali e social hanno preso molte scorciatoie per nominarla. Internazionale è stata la prima parola a cui si è rinunciato. 14 lettere, troppe da dire e da scrivere. Eppure sacrificare il carattere dell’internazionalità della violenza maschile sulle donne è un errore rosso.

Il rapporto appena pubblicato dalle Nazioni Unite segnala che nel 2020 delle 81.100 donne e ragazze vittime di omicidio nel mondo, 45.000 sono state uccise dal marito, dal partner o da altri parenti. Conti alla mano 1 femminicidio ogni 11 minuti e nella nota del rapporto si specifica che il dato è certamente sottostimato. Ma il carattere dell’internazionalità della violenza maschile sulle donne non è dato solo dai dati e dalle statistica. È un concetto molto chiaro e fondante sin dalle origini. Nel 1981 durante il primo incontro femminista latinoamericano e caraibico, svoltosi in Colombia, per ricordare il triplice femminicidio delle sorelle Mirabal, stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo, poi gettate in un precipizio, a bordo della loro auto per simulare un incidente, nasce l’idea di una giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne.

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Nel 1991 il Center for Women’s Global Leadership comprende che la violenza maschile sulle donne non è un crimine qualsiasi ma è una violazione dei diritti umani. Viene violato il diritto alla vita, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità, all’identità delle donne, si rafforza e riproduce la subordinazione della donna all’uomo e si pongono ostacoli allo sviluppo di una società democratica. È solo nel 1993 che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva la Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne, ufficializzando la data scelta 12 anni prima dalle attiviste latinoamericane e considera la Giornata come l’inizio dei 16 giorni di attivismo sulla violenza di genere che precedono la Giornata mondiale dei diritti umani del 10 dicembre.

Anche il colore rosso, da cui le scarpe, le panchine, i muri, le sedie, le sciarpe, i guanti, i fiori rossi e chi più ne ha più ne metta, viene dal Messico. È stata Elina Chauvet, architetta e artista, a realizzare nel 2009 l’installazione Zapatos Rojos ispirata in particolare al femminicido della sorella per mano del marito e più in generale all’ondata di femminicidi avvenuta a Ciudad Juárez durante gli anni Novanta. Successivamente l’installazione è stata replicata un gran numero di volte in Messico e in molti altri paesi come Argentina, Ecuador, Canada, Stati Uniti, Spagna, Italia e Norvegia.

Internazionale è il movimento Ni una menos, nato in Argentina nel 2015, estesosi rapidamente come mobilitazione globale in altri Paesi sudamericani, Messico, Perù e Cile, fino a raggiungere la Polonia, dove nel 2016 grazie alle proteste di piazza è stata bloccata una proposta di legge per vietare le interruzioni di gravidanza in caso di gravi malformazioni del feto, e gli Stati Uniti, che hanno dato impulso al movimento di denuncia di molestie e abusi sessuali #MeToo. In tutti i 206 Stati del mondo, che siano paesi grandi e potenti, o piccoli e sconosciuti, che siano nazioni o federazioni, indipendenti o sovrani, le donne e le ragazze temono per la loro vita per il solo fatto di essere nate femmine. Non succede a nessun uomo e ragazzo che nasce in uno dei 206 stati del mondo per il solo fatto di nascere maschio.

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Persa internazionale, è la volta della seconda parola più lunga a cui tutto sommato nella smania dell’essere rapidi e incisivi si può anche rinunciare e così la giornata diventa contro la violenza maschile sulle donne. Ma sacrificare l’eliminazione è un errore rosso. Va bene sensibilizzare, educare, informare, conoscere ma le Nolite internazionali vogliono che ogni forma di violenza maschile sulle donne sia eliminata. Eliminata. Non una donna in meno, non una morta in più, come scrive la poeta e attivista femminista argentina Susana Chavez, uccisa nel 2011 a Ciudad Juarez a soli 36 anni. Se la violenza maschile sulle donne fosse eliminata oggi ciascuna di noi avrebbe ancora accanto a sé la propria madre, la propria figlia, la propria nipote, la propria amica e il mondo avrebbe ancora ogni anno, almeno, le 45.000 donne e ragazze uccise.

Se la violenza maschile sulle donne fosse eliminata saremmo tuttie infinitamente più ricchie di intelligenze, culture, saperi, creatività. Perchè, si domanda Nolite, l’espressione tolleranza zero si è così facilmente diffusa e radicata tanto da entrare a far parte del linguaggio comune di ciascunoa per indicare inasprimento di sanzioni, divieti, pene detentive, azione di repressione contro attività ritenute reati come l’immigrazione clandestina, e siamo invece disposti a rinunciare a dire e a scrivere eliminazione quando parliamo di violenza maschile sulle donne? In fondo l’immigrazione clandestina è un reato minore che viene punito con una sanzione pecuniaria, mentre le violenze maschili sulle donne non solo sono crimini ma sono anche violazioni dei diritti umani. È importante dire e scrivere 12 lettere in più perché sono 12 lettere che fanno la differenza sulla vita di milioni di donne e ragazze. La differenza che corre tra una vita da viva e una da sopravvissuta, una vita da sana e una da ferita, una vita da libera e una da oppressa, una vita sicura da una in difesa.

Eppure, nonostante la rinuncia a internazionale e a eliminazione, Giornata contro la violenza maschile sulle donne sembra essere ancora troppo lungo. Quale parola sacrificare? Maschile. Terzo errore rosso. La violenza non è neutra. In una recente intervista Elena Ferrante dice: “Noi donne, in qualsiasi parte del mondo, viviamo fin dalla nascita immerse nella cultura maschile. La lingua è maschile, la famiglia è maschile, la religione è maschile, le leggi sono maschili, le istituzioni statali sono maschili, la letteratura è maschile, le arti sono maschili, le scienze sono maschili, l’educazione è maschile”. La violenza è maschile e c’è un’unica possibilità per eliminarla.

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Gli uomini devono smettere di uccidere, stuprare, ferire, perseguitare, dominare, opprimere, sfruttare, umiliare le donne e le ragazze. Gli uomini devono smettere di fare guerre sui corpi delle donne. Le più di 45.000 donne e ragazze vittime di femminicidio nel mondo ogni anno sono state uccise da più di 45.000 uomini e ragazzi. Chi sono? Dove sono? Sono condannati? Sono impuniti? Dopo avere tolto la vita che vita fanno? Da decenni le donne vive gridano nelle strade e nelle piazze che toccare una è come toccare tutte e si trovano fuori dai tribunali per dire sorella noi ti crediamo. Perché quando un uomo uccide o agisce violenza su una donna gli altri uomini non si sentono coinvolti, al contrario, si sentono quasi assolti?

Perché quando un uomo che agisce violenza cerca giustificazione nell’amore o nell’onore, gli altri uomini non dicono che non gli credono? Nessuna ragazza né donna può dirsi al sicuro dall’essere esposta a molteplici e multiple forme di violenza e di discriminazione. A nessun uomo né ragazzo capita, perché il mondo è loro e per loro. Eppure gli uomini possono interrogarsi sulla radice culturale dove la violenza nasce e prospera, possono confrontarsi e ragionare insieme sulla loro sessualità, sulle relazioni intime, sull’amore, possono cercare di non mettere superficiali e ideologiche barriere e distanze tra loro stessi e uomini che agiscono violenza. Come per le donne non basta denunciare così per gli uomini non basta condannare chi gestisce i propri sentimenti ricorrendo a sopraffazione e violenze.

Non basta neanche una giornata contro la violenza sulle donne, una giornata povera e vuota che rischia di ridursi a una sterile e ripetuta celebrazione se rinuncia al suo complesso e profondo significato, se rinuncia a internazionale, a eliminazione, a maschile.

Bisogna prendersi 2 secondi in più per dire, 1 riga in più per scrivere Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne. Se vogliamo vivere tuttie fuori e lontano da un sistema patriarcale misogino e violento, la violenza maschile sulle donne deve essere eliminata internazionalmente.

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FemNews di Nolite

Ogni settimana si apre una finestra femminista su RavennaNotizie, dalla quale ogni settimana si respira aria pungente, si espongono germogli al sole, si stende la biancheria profumata al sapone di Marsiglia, si appendono lunghe trecce di aglio e peperoncino, ci si rilassa con un bicchiere di vino e l’ultima sigaretta, si parla con il vicinato, si accarezzano felini senza nome cantando Moon river, si guarda oltre con occhiali di genere. Nasce così una rubrica autonoma rispetto alla testata che gentilmente la ospita, pluralista, apartitica, decisamente femminista, che cerca di trovare il modo di agire per trasformare il mondo. Fem News ha una firma collettiva NOLITE – imperativo negativo latino omaggio alla condivisa cultura umanistica, alla passione politica, alla compulsione alla lettura, alla madre Atwood (Nolite te bastardes carborundorum, Non consentire che i bastardi ti annientino), alla lotta ancillare per dire no al pensiero dominante patriarcale, coloniale e specista.