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Alluvione. Ancora una volta la politica inadempiente scarica le colpe sugli animali

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Il sindaco  di Ravenna De Pascale ha rilasciato dichiarazioni relative all’esondazione dei fiumi della scorsa settimana, temendo il ripetersi di una situazione analoga nei prossimi giorni; egli afferma che “Con un fenomeno simile i problemi non sono le alberature negli alvei dei fiumi o le buche negli argini create da istrici o nutrie. Situazioni simili ci vedono protetti solo se prevediamo invasi e casse di espansione, che aiutino nei casi di siccità” –  ci chiediamo quindi  perché questo importante lavoro di prevenzione non sia stato eseguito – per poi arrivare a concludere comunque che “Questa esperienza ci porta su una dimensione in cui mai più potremo ascoltare le lamentele di chi non vuole che si abbattano alberi dentro agli alvei fluviali o voglia soprassedere al controllo delle specie alloctone come le nutrie, che vanno azzerate”.

Ricordiamo che Ravenna è seconda solo a Roma per consumo di suolo, con un incremento nel 2020-2021 di  68,66 ettari: vaste distese di terreno perse per sempre a favore del cemento, su cui ci si dovrebbe interrogare per tentare di porre rimedio. Invece, come sempre, niente di più facile che scaricare la colpa sugli animali, che sono le vittime dei danni ambientali causati dalla dissennatezza umana, e non gli artefici.

Il sindaco conclude che : “Le protezioni necessarie all’equilibrio ambientale che abbiamo costituito non sono più sufficienti per via dei cambiamenti climatici” , come se i cambiamenti climatici non fossero frutto di politiche miopi e distruttive,  che da anni smontano ecosistemi pezzo per pezzo.

In prima linea assieme ai politici per cancellare il diritto di esistere a qualsiasi esemplare di fauna selvatica, la sempre presente Coldiretti, che lamentando i presunti danni all’agricoltura, non ricorda che proprio l’esclusione delle nutrie dalla fauna selvatica con la legge n 116 del 2014, causando il decadimento della legge 157/92, impedisce il risarcimento dei  danni causati dalla nutria alle produzioni agricole.

In questi anni centinaia di migliaia di nutrie sono state sterminate  su tutto il territorio italiano con i metodi più barbari (solo in sei mesi, nel 2016, vennero trucidate 1700 nutrie nel comune di Ravenna, e da allora l’accanimento è aumentato).

Dopo milioni di Euro spesi e tante vite innocenti cancellate, la stessa Ispra è giunta alla conclusione che l’eradicazione della nutria è impossibile, visto che la pressione venatoria causa un aumento del tasso riproduttivo e del tasso di immigrazione: sarebbe il momento, per una politica lungimirante e davvero attenta all’ambiente, di ripensare alla convivenza con la fauna selvatica.

Il biologo Samuele Venturini spiega molto chiaramente che: “..la nutria predilige sempre l’incolto e solo se costretta dalle circostanze tenderà a nutrirsi delle piantine coltivate presenti a pochi metri dall’argine. Essendo una preda tende sempre a rimanere nei pressi delle rive dei corsi d’acqua dove risiede la sua tana… Va ricordato che la nutria non è un animale fossorio obbligato, solo se le condizioni del territorio sono insufficienti a procurare alla nutria il relativo riparo allora è costretta a scavare la propria tana nell’argine per poter sopravvivere alle condizioni climatiche e mettersi al riparo dai predatori. Ciò avviene quando si ha un eccessivo diserbo degli argini e una mancanza di piantumazione delle sponde. Queste due caratteristiche, se rispettate, sarebbero di per sé sufficienti a evitare danni prevedibili di smottamenti causati da un eccessivo sfruttamento del suolo e da una cattiva conduzione dei fondi agricoli.”

Quindi, la nutria scava tane negli argini solo se l’uomo ha operato eccessivo diserbo e non ha piantumato le sponde; queste semplici operazioni sarebbero sufficienti ad evitare smottamenti e a salvare vite di animali vittime di una politica sciagurata che vede nell’ambiente una mera risorsa da sfruttare per i propri interessi, anche quando questi sono in palese contrasto con lo stesso benessere umano.

È davvero il momento di voltare pagina, sono necessari invasi e casse di espansione per i nostri fiumi, è necessario ovviare al diserbo degli argini e alla mancanza di piantumazione, ed adottare sensati provvedimenti ecologici nei confronti della fauna selvatica; nel caso della nutria in particolare, che si investano i milioni di Euro spesi dissennatamente per le campagne di eradicazione in  reti antinutria – antigambero, che consentono un miglioramento dell’infrastruttura,  e in campagne di sterilizzazione.

Associazione CLAMA Ravenna odv

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Commenti

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  1. Scritto da Maurizio Ricci

    Non ci arrivo: “la sempre presente Coldiretti, che lamentando i presunti danni all’agricoltura, non ricorda che proprio l’esclusione delle nutrie dalla fauna selvatica con la legge n 116 del 2014, causando il decadimento della legge 157/92, impedisce il risarcimento dei danni causati dalla nutria alle produzioni agricole…”
    OSSIA: i danni provocati dalle nutrie non sono rimborsabili.
    Quindi io, agricoltore, cerco di eliminarle, ad evitare nocumento per le mie coltivazioni: mi parrebbe ragionevole.
    Voi vorreste, invece, che io – lo stesso agricoltore – mi dedicassi a piantumazioni al di fuori dei miei appezzamenti produttivi per “rendere meno appetibile” a questi topacci le piantine coltivate?
    Beh, è come chiedere ad una Banca di spargere banconote sul marciapiede antistante la filiale per distogliere i ladri ed evitare così le rapine

  2. Scritto da BA

    Un corso d acqua va preso per quello che è, io penso agli scariolanti che si fecero il mazzo per contenere il percorso di un fiume, poi sono arrivati arbusti e alberi che hanno favorito la fauna, ma un fiume non può essere considerato un parco va considerato per quello che è altrimenti accettiamo le conseguenze.

  3. Scritto da Disboscatore Mascherato

    Le nutrie vanno sterminate senza se e senza ma: sono animali del tutto estranei al nostro ambiente.