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Gregorio Caravita e Giovanna Bosi Maramotti: opere e testimonianze degli ebrei in Romagna

Il 7 ottobre 2023 Hamas scatena in Israele una strage che provoca in Medio Oriente un conflitto immane, riportando purtroppo all’ordine del giorno, in ogni parte del mondo, scontri di ogni genere sul diritto all’esistenza del popolo ebraico. Lo stesso giorno a Sant’Alberto, presso la Casa Guerrini, “nel venticinquennale di Giovanna Bosi Maramotti”, prima donna parlamentare di Ravenna, eletta alla Camera dei Deputati nel 1976 per il PCI, viene presentato il libro “Una donna dal pensiero forte”, a cura del figlio Andrea Maramotti e di Ivan Simonini, contenente suoi scritti e testimonianze autorevoli. Il 30 novembre muore Gregorio Caravita, personalità di rilievo nella nostra città, esponente della DC per oltre 40 anni della sua vita. Gli pubblico il mio saluto, ricordandone le tante attività ed opere. Tra queste, fondamentale, il volume sugli ebrei in Romagna durante il regime fascista. Mi scrive Andrea Maramotti: “Bel ricordo. Ho conosciuto Gregorio, quando era direttore del Garibaldi e presidente dell’Associazione Amici di Israele, alla quale fui iscritto”. Gli rispondo che lo sono stato anch’io. Il giorno dopo, mi trasmette in copia la pagina 197 del libro che aveva concorso a produrre per onorare sua madre. Vi si legge, riportata con le parti essenziali, la recensione dell’opera di Caravita da lei scritta, pubblicata dalla rivista La Piê nel 1991. Questa pagina, spuntata quasi per prodigio come da una sepoltura, dimostra che, quando ci sono statura ed onestà intellettuali, le distinzioni politiche non fanno velo per riconoscere, apprezzare e condividere le ragioni e i meriti altrui. Ma è soprattutto di un’attualità eccezionale, che fa riflettere. La riporto perciò di seguito, pensando che, in tanto grigiore, possa illuminare.

“EBREI IN ROMAGNA di Gregorio Caravita.

[…] Caravita ci mette sotto gli occhi una verità amara, intessuta di servilismi, di silenzi, di responsabili assensi, di zelanti applicazioni delle circolari, quando non di delazioni. Ci sono, certo, anche gli atti di coraggio, di altruismo, di ribellione all’assurdo, ma essi non ci autorizzano a sentirci liberi da una responsabilità collettiva, dietro alla quale sta la lunga odissea di un popolo senza pace, dileggiato, ghettizzato, perseguitato, disperso per secoli. Il volume ‘Ebrei in Romagna’, pur recando come sottotitolo ‘Dalle leggi razziali allo sterminio’, perché è su questo arco di tempo che si è svolta la ricerca, offre anche una sintesi storica degli antefatti, sempre in area romagnola, dalla presenza ebraica in epoca imperiale ai non numerosi nuclei ebraici delle nostre città dell’Ottocento; e non tace sull’atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti di queste minoranze. È una storia che non ci fa onore.

Basta aprire le prime pagine del libro per avvertire che qualcosa di drammatico e di irrazionale corre lungo tutta la storia degli Ebrei in Italia e in Romagna. Nella ‘Presentazione’ Caravita dice chiaramente in quel suo secco, scabro –  e proprio per questi caratteri, più efficace – che lungo tutto il percorso della sua indagine si è trovato di fronte ad una ‘rimozione collettiva’: documenti smarriti, carte scomparse, atti bruciati, sottratti, cartelle di archivi vuote. Per ‘ricostruire la memoria di un segmento della nostra storia, perché il tempo non cancelli le ultime orme’, l’ autore ha affrontato una ricerca disperata e disperante, scovando documenti, ascoltando testimoni, inseguendo le labili tracce ancora possibili tra i registri dei Comuni, tra le carte delle prefetture, delle carceri, delle comunità ebraiche, dell’esercito, e ha accumulato una tale enorme quantità di notizie da lasciare sgomento il lettore. Il quale troverà tra questi nomi, molti appartenenti a famiglie scomparse, lembi di una vecchia memoria, volti di compagni di scuola, di persone conosciute. […] Proprio perché l’autore si mette in disparte, non interviene con commenti e giudizi e lascia parlare i fogli raccolti di una memoria che si vorrebbe perdere, l’intento di ‘ricostruirla’, di far emergere dall’oblio quei nomi, è raggiunto in modo particolarissimo, si direbbe inconsueto, e inequivocabile”.

Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna.

Commenti

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  1. Scritto da Andrea Maramotti

    Ringrazio di cuore il dott. Ancisi, Capogruppo in Consiglio comunale. Questa sua comunicazione mi ha commosso, non me l’aspettavo. Sono pienamente d’accordo, quando ci sono onestà intellettuale, senso civico e intelligenza delle cose, i confini cadono da soli. Singolarissime coincidenze: il 7 ottobre, la morte del dott. Gregorio, che ha scritto un libro che rimarrà, e di nuovo la guerra in Palestina. Ricordo anche le sue iniziative come presidente della Associazione Amici di Israele, le lapidi, le ricerche dei nominativi, delle storie di tante persone. Un giorno venne in biblioteca al Conservatorio per informazioni su un tenore che alla partenza dei cittadini italiani ebrei deportati, intonò “Va pensiero”. Ricordo bene la sua partecipazione alle vicende oggetto della sua ricerca. E così attuale il suo libro. Ci vuole la pace, non ci sono alternative. Oppure il tragico epilogo già detto da Gandhi: andando avanti ad occhio per occhio, dente per dente, rimarremo tutti ciechi.