RAVENNA FERMO IMMAGINE / 4. Il Cristo apollineo e il Cristo bizantino in San Vitale, canoni di bellezza ed estetica del potere fra Occidente e Oriente

Io penso che San Vitale sia un luogo del destino. Nel senso che in San Vitale compaiono immagini che trasmettono qualcosa di conclusivo, qualcosa di definitivo. Per esempio in quel saluto tra i due Cristi che si guardano in volto. Il Cristo apollineo compare qui per l’ultima volta nell’arte tardo antica, riflesso ormai interiorizzato del tramonto avvenuto dell’impero romano d’Occidente. Di fronte gli sta il Cristo bizantino, maestoso e severo, che si appresta a benedire con le tre dita della mano destra secondo l’uso della liturgia ortodossa. Quale percorso artistico è stato compiuto perché i due Cristi si ritrovassero, faccia a faccia, in San Vitale?

BRAUDEL, IL MEDITERRANEO E I MODELLI ICONOGRAFICI STRATIFICATI

Questo fermo immagine proverà a tener dietro alle loro tracce e per farlo immaginiamoci di trovarci davanti ad un grande schermo, vastissimo e colorato. Uno schermo che possiamo chiamare con una parola precisa: Mediterraneo. “Che cos’è il Mediterraneo?” si chiedeva Fernand Braudel, che si dava una risposta: “mille cose insieme. Non un paesaggio, ma molti paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma diverse civiltà sovrapposte le une alle altre. Il Mediterraneo è un crocevia antichissimo; non uno spazio in cui le civiltà si scontrano, ma luogo complesso in cui si incontrano”. Quando le tre religioni monoteiste, in tempi diversi, germogliarono intorno alle sponde del Mediterraneo, impiantarono le radici su un substrato profondamente impregnato dal razionalismo greco, ma anche da tradizioni che provenivano dalla notte dei tempi e che si rifacevano ai Sumeri, ai Caldei, agli antichi Egizi.

Sebbene nessuno dei quattro Vangeli descriva Gesù in modo dettagliato, la tradizione cristiana ha avuto, sin dal suo inizio, diversi modelli iconografici di rappresentazione. Dal cosiddetto Cristo “alessandrino” o apollineo, più vicino al classico modello statuario greco, giovane e imberbe, al Cristo “siriaco”, dai capelli lunghi, con la riga in mezzo e la barba, tendente all’impostazione estetica degli imperatori del tardo impero. Il Cristianesimo riconosce nell’immagine, dopo le primissime incertezze legate ai divieti della tradizione ebraica, un elemento fondativo e identitario, un potente supporto per le sue liturgie e ancora uno strumento di evangelizzazione universale.

ALESSAMENO, IL GRAFFITO BLASFEMO SUL PALATINO

Probabilmente è l’immagine riferita a Gesù più antica del mondo; tuttavia non è una immagine di culto, ma piuttosto una iscrizione su un muro di gesso, a Roma, che ridicolizza sia i cristiani, che Gesù stesso. Nell’immagine si può notare una persona di fronte a un uomo crocifisso con testa d’asino.

L’iscrizione recita “Alessameno adora il suo Dio”. Essendo la crocifissione il castigo riservato ai peggiori criminali (fino al quarto secolo) si intende che la testa dell’asino vuole rendere l’immagine offensiva. Il suo valore risiede tuttavia nel fatto di attestare la presenza dei cristiani a Roma già nel primo secolo, data alla quale il graffito risale. 

L’ARTE PALEO CRISTIANA O DEL POTERE IMPERIALE… SI FA BIZANTINA

Il cristianesimo inizia a diffondersi fin dal primo secolo con la predicazione degli apostoli e dalla Palestina giunse presto nelle grandi metropoli dell’impero. Alessandria, Antiochia e presto anche a Roma. Le manifestazioni che ci sono note dell’arte cristiana risalgono al terzo secolo e consistono soprattutto in pitture e piccolissime sculture. In questa prima fase l’arte paleocristiana riprende forme e modelli appartenenti allo stile tardo-antico. Anche per una ragione pratica: pagani e cristiani si rivolgono ai medesimi artisti.

Ciò che cambia è il significato che i cristiani attribuiscono alle loro immagini e che rappresenta una specie di linguaggio cifrato, riconoscibile solo dagli stessi cristiani. Solamente a partire dal terzo secolo il linguaggio figurativo cristiano inizia una progressiva e lenta marcia autonoma rispetto a quello pagano. Nel 313, con l’Editto di Milano, Costantino istituisce la libertà di culto e alla fine delle stesso secolo Teodosio (editto di Tessalonica nel 380) stabilisce il cristianesimo come religione di stato e mette fuori legge il paganesimo.

Il cristianesimo entra a far parte sempre più solidamente nelle istituzioni pubbliche, appoggiato dagli imperatori e ciò ha determinato una decisa diffusione di opere cristiane alternative a quelle pagane, ora considerate in maniera negativa. Tuttavia la tradizione classica non verrà completamente abbandonata e sarà periodicamente ripresa come modello di riferimento nei secoli a venire.

Tra quarto e quinto secolo, favorita dagli imperatori, l’arte cristiana si sviluppa con crescente disponibilità di mezzi e autonomia di immagini simboliche. In Oriente la corte di Bisanzio sarà il suo principale centro di irradiazione, elaborando una propria speciale iconografia che associa tra loro le più vivaci espressioni di Siria-Palestina, con la più intensa spiritualità e astrazione di derivazione asiatica. In Occidente, sedi privilegiate dello sviluppo dell’arte paleocristiana sono Roma e Milano. In seguito Ravenna diventerà la capitale dell’impero d’Occidente e accoglierà l’originale sviluppo dell’arte bizantina ravennate.

(CONTINUA NELLA PUNTATA DELLA PROSSIMA SETTIMANA)