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RAVENNA FERMO IMMAGINE / 8. Teodorico il Grande, rex quasi imperatore e il suo “Codex Argenteus” di Wiliaric, lo scriba

Da Galla Placidia a Teodorico. Salutiamolo dunque anche noi con le ultime parole del suo ministro e segretario personale, Aurelio Cassiodoro “… non vi fu razza tra i regni occidentali con cui Teodorico non avesse stretto amicizia o rispetto, alla quale non avesse imposto supremazia durante la loro vita”.

Nel 456 gli Ostrogoti si stabilirono in Pannonia, a sud-est del Danubio, sotto la protezione dell’Impero Romano Orientale. Il potere degli Unni era stato annientato e gli Ostrogoti erano di nuovo liberi. Probabilmente fu in questo periodo che divennero cristiani. Uno dei tre re ostrogoti al governo aveva un figlio di nome Teodorico, che più tardi sarebbe stato chiamato Teodorico il Grande. Come garanzia per un trattato di pace, questo principe goto, all’età di sette anni, fu mandato a Costantinopoli dove crebbe alla scuola delle armi romane e della scaltra politica bizantina: scuola mirabile per un barbaro pieno d’ingegno, di audacia e di ambizione che era destinato ad un grande avvenire.

Teodorico era ben accetto alla corte di Leone (si dice anche che l’imperatore lo adottò). La vita di corte nella Costantinopoli imperiale fu senza dubbio una parte decisiva della formazione di Teodorico. Nel 471 Teodorico fu proclamato Re degli Ostrogoti. Con la sua gente si spostò verso la penisola balcanica. Aiutò l’imperatore a soffocare una sommossa e ne fu ampiamente ricompensato. Divenne infatti comandante supremo dell’esercito, la più alta carica militare dell’Impero d’Oriente: potè così entrare a Costantinopoli con una trionfale processione, ebbe una statua eretta in suo onore e, nel 484, fu console per un anno, la più prestigiosa onorificenza dell’Impero.

A vantaggio dell’Impero – e a proprio vantaggio – sconfisse, costrinse alla resa e proprio a Ravenna fece uccidere Odoacre, che aveva controllato l’Italia per più di un decennio. Dopo anni di lotte, Teodorico e gli Ostrogoti potevano stabilirsi in Italia e, nel 493, Teodorico divenne il re sovrano di questa regione dell’impero. Formalmente diventò vassallo dell’imperatore d’Oriente, ma in pratica governava in modo indipendente. Agli occhi dei Romani i Goti erano barbari e tuttavia erano accettati come detentori del potere e i Goti, d’altra parte, esibivano un proprio orgoglio etnico che mostravano soprattutto nell’abbigliamento: capelli lunghi e vestiario in pellame.

Anche per quanto riguarda la religione i Goti erano barbari agli occhi dei Romani. Erano cristiani, senza dubbio, ma non cattolici. Assieme ad altre popolazioni germaniche erano considerati ariani e agli occhi della chiesa cattolica del Papa romano, erano senz’altro eretici. I Goti avevano le proprie chiese e la propria liturgia a sottolineare la distinzione dai Romani. L’esteriorità della vita ecclesiastica richiedeva grandiosi edifici e splendide vesti liturgiche, ma anche libri sacri, preferibilmente di meravigliosa bellezza. Il CODEX ARGENTEUS era uno di questi libri, forse il più prezioso manoscritto gotico, creato proprio a Ravenna e con buona probabilità destinato ad essere ammirato nella più importante chiesa gotica: in Sant’Anastasia o nella chiesa palatina di Teodorico (forse la stessa Sant’Anastasia).

Sotto Teodorico il regno ostrogoto in Italia era diventato la principale potenza territoriale d’Europa. I privilegi a lui concessi ne facevano una sorta di vice-imperatore per la parte occidentale, al punto che il sovrano seguiva un cerimoniale delle apparizioni pubbliche non dissimile da quello dell’imperatore d’Oriente. Tuttavia il sovrano goto ebbe sempre l’accortezza di non abbandonare mai il titolo di rex: in tal modo gli imperatores Anastasio e Giustino, che si susseguirono sul trono di Costantinopoli durante il suo lungo regno, poterono comunque fingere che l’equilibrio raggiunto già a suo tempo con Odoacre – e quindi il riconoscimento da parte del re barbaro del loro supremo potere – fosse mantenuto.

Codex Argenteus
Codex Argenteus

IL CODEX ARGENTEUS

Il Codex Argenteus (letteralmente libro d’argento) è il più prezioso tesoro librario della Svezia e uno dei più preziosi manoscritti del mondo. È una testimonianza dei quattro Vangeli in lingua gotica. La traduzione dei Vangeli dal greco al gotico fa realizzata nel IV secolo ad opera del vescovo gotico Wulfila, che fu anche il vero responsabile dell’invenzione dell’alfabeto gotico.

Gli archi alla base di ciascun foglio incorniciano passi paralleli del testo sovrastante. Il codice fu redatto come libro destinato a diventare oggetto di lusso, forse per lo stesso Teodorico. In origine probabilmente era racchiuso in una preziosa coperta decorata con perle e pietre preziose. Il testo del manoscritto è uno dei più antichi e completi documenti in gotico, tramandati alla posterità.

Probabilmente il Codex Argenteus fu redatto a Ravenna durante la dominazione ostrogota e nel corso del regno di Teodorico il Grande, all’inizio del VI secolo. Fu scritto su una pergamena sottile di altissima qualità, con inchiostro d’oro e d’argento.

Da un altro manoscritto proveniente da Ravenna (Orosio: Adversus paganos ora presso la biblioteca Laurenziana di Firenze) si riporta una nota circa lo scriba: “Questo libro è stato prodotto nel laboratorio del maestro scriba Viliaric”.

Wiljarith è un nome gotico di cui Viliaric è una forma latinizzata, alternativa allo stesso nome. Si tratta di uno scriba goto a Ravenna nella prima metà del sesto secolo, attivo con il proprio ben equipaggiato laboratorio, in servizio – assieme ai sacerdoti – presso la cattedrale di Santa Anastasia (o nella basilica palatina di Teodorico). La connessione tra il maestro Wiljarith ed il Codex Argenteus è una tentazione troppo forte per poter essere celata: è possibile che l’autore dello splendido Codex sia proprio “Wiljarith bokareis”. “Wiliaric, lo scriba”. Parole di Lars Munkhammar.

mausoleo teodorico