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RAVENNA FERMO IMMAGINE / 13. In San Vitale la consacrazione di Massimiano e un personaggio misterioso, che non si chiama Argentario

Giungiamo così all’ultimo dignitario che nel corteo di Giustiniano occupa lo spazio tra l’imperatore e il vescovo Massimiano. Forse perché privo di altri contrassegni, salvo la sola fibula sulla spalla destra, peraltro sufficiente a far decadere l’attribuzione del soggetto ritratto nel banchiere ravennate Giuliano Argentario, committente di fantasia della basilica, attribuita propriamente al vescovo Ecclesio.

NON MI CHIAMO GIULIANO ARGENTARIO

Giuliano Argentario è il personaggio che ha collezionato il maggior numero di attribuzioni le quali, man mano, ci hanno allontanato dalla possibile e più verosimile attestazione. In brevissima successione si susseguono Giuliano Argentario, Belisario, Narsete, Giovanni di Vitaliano, Giustino figlio di Germano.

Secondo Deichmann “l’assenza di ogni carica pubblica collegata al nome di Giuliano sembra indicare che egli agì come privato cittadino, non come funzionario pubblico o su incarico della chiesa: per questo motivo non può essere identificato come il cortigiano posto tra l’imperatore Giustiniano e il vescovo Massimiano del mosaico della basilica di San Vitale”.

Personaggio ignoto

GIUSTINO FIGLIO DI GERMANO?

Ipotizzare chi sia l’individuo che, al momento della sostituzione della testa del vescovo Vittore con quella di Massimiano venne inserito tra quest’ultimo e Giustiniano è ancora più arduo degli altri personaggi. Il nome di Giovanni nipote di Vitaliano si portò sempre dietro la macchia del tradimento compiuto dal nonno verso Giustino e fu sempre guardato con sospetto da Giustiniano.

Personalmente – osserva Cosentino – penserei più a Giustino, il figlio maggiore di Germano. La notizia della campagna che avrebbe dovuto essere condotta da quest’ultimo in Italia, nel 549 dovrebbe essere stata conosciuta a Ravenna. Massimiano, in previsione della venuta dei due, avrebbe potuto sostituire la testa di Vittore con la propria e inserire anche quella di un personaggio che, come Giustino figlio di Germano, era potenzialmente uno degli uomini più accreditati a succedere a Giustiniano. Non a caso, poco dopo essere asceso al trono, Giustino II fece arrestare il suo omonimo cugino e poi lo fece assassinare” .

Massimiano

MASSIMIANO, GRANDE PROTAGONISTA

L’altro grande protagonista del corteo di Giustiniano si presenta col proprio nome proiettato in grande sullo schermo della parete. E forse non a caso.

Le notizie su di lui provengono tutte dal liber pontificalis Ecclesiae Ravennatis, scritto nel IX secolo da Agnello ravennate che dichiara di aver avuto a disposizione gli scritti dello stesso Massimiano. Diacono presso la chiesa di S. Maria Formosa a Pola, Massimiano viaggiò prima ad Alessandria e poi a Costantinopoli dove fu presto introdotto alla corte di Giustiniano e da lui si guadagnò stima e affetto.

Alla morte del vescovo di Ravenna, Vittore, nei primi mesi del 545, di fronte ai rappresentanti della Chiesa ravennate giunti in Oriente per chiedere la concessione della cattedra vescovile, Giustiniano rifiutò preferendo affidare il ministero a Massimiano, che fu in tal modo consacrato il 14 ottobre 546 a Patrasso dal vescovo di Roma, il papa Vigilio, dirottato per ordine imperiale durante il suo viaggio verso Costantinopoli.

La notizia dell’elezione di Massimiano portò subito agitazione tra il popolo ravennate che non approvava la scelta dell’imperatore, tanto che il nuovo vescovo dovette faticare non poco per essere accolto dai cittadini. Al suo arrivo in Italia, alla fine del 546, il clero e i fedeli mostrarono nei suoi confronti ostilità e freddezza, rifiutandosi di accoglierlo in città. Oltre al modo in cui era avvenuta l’elezione, per l’evidente ingerenza della corte imperiale negli affari ecclesiastici e sui diritti della Chiesa, era messa fortemente in discussione anche l’ortodossia di Massimiano, che appariva allineato alla politica religiosa giustinianea.

Nei primi mesi del suo episcopato Massimiano fu costretto a risiedere fuori della porta di San Vittore e, tuttavia, grazie alla sua abilità diplomatica e alla sua indiscussa energia pastorale, egli riuscì poco a poco a riconciliarsi coi cittadini di Ravenna, che finalmente lo accolsero solennemente all’interno della città. L’attività pastorale di Massimiano si estese dal 546 al 556 e si distinse per due grandi campi di interesse: uno legato al suo impegno edilizio, quale organizzatore, riformatore e costruttore di edifici di culto; l’altro, connesso alla sua produzione letteraria.

Fibula d'oro

Il maggior risultato che ci interessa in questa sede fu la dedica della chiesa bizantina di San Vitale. La costruzione della basilica, iniziata sotto l’episcopato di Ecclesio e continuata dai successori Ursicino e Vittore, fu terminata proprio sotto Massimiano.

Il mosaico in San Vitale, databile al 547, ci presenta la sua immagine, raffigurato accanto all’imperatore Giustiniano e alla sua corte, in abiti pontificali con in mano la croce della benedizione, il capo calvo e la barba corta, con uno sguardo austero e profondo.

Un’altra importante chiesa consacrata da Massimiano fu Sant’Apollinare in Classe, la cui costruzione, decisa da Ursicino e continuata con Vittore, fu ultimata da Massimiano stesso. La basilica fu eretta presso il porto fortificato di Classe fuori dal centro urbano con il fine di raccogliere le reliquie di Apollinare, successivamente traslate entro le mura della città.

Al suo episcopato risale anche la cattedra d’avorio di pregiatissimo valore artistico che l’imperatore Giustiniano, a dimostrazione della stima e dell’affetto verso Massimiano, fece intagliare a Costantinopoli e poi trasportare a Ravenna.

Due soli flash conclusivi circa il vescovo Massimiano. Giuseppe Bovini scrive: “Si può dire che sia il più bel ritratto tra quanti si conservano nei mosaici di Ravenna”.

Mentre Monsignor Giovanni Montanari propone di individuare il diacono alla sua sinistra, nel futuro vescovo Agnello (556-569) che sarà il successore di Massimiano: “Agnello diacono è il clericus primo col libro, cioè con la cultura, accanto a Massimiano”.

Cattedra d'Avorio