Coraggio e dedizione: Sofia Collinelli, figlia d’arte, adora le sfide ed è pronta a nuovi traguardi

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La chiamano la “panterina” ravennate ed è da poco rientrata a Ravenna dopo aver gareggiato con la maglia azzurra ai Giochi Olimpici di ciclismo (YOG) a Buenos Aires. Parliamo di Sofia Collinelli, l’atleta 17enne del sodalizio piacentino VO2 Team Pink, che dopo questa avventura terminata con un settimo posto di squadra, è ritornata a casa per riprendere la sua routine quotidiana, fatta di impegni scolastici e nuovi allenamenti da programmare in vista della stagione invernale.

La incontriamo a casa sua un pomeriggio, dove ci riceve insieme a papà Andrea Collinelli, che è anche il suo allenatore, nonchè direttore sportivo della formazione Donne Juniores del VO2 Team Pink, dove milita Sofia, e che nel 1996 ad Atlanta vinse il titolo di Campione Olimpico nell’Inseguimento individuale. Sofia ci accoglie con un grande sorriso, è molto solare e lascia subito intravedere dalle sue risposte una forte personalità, temprata forse dai duri allenamenti che svolge ogni giorno e dalle importanti competizioni agonistiche che la vedono confrontarsi e mettersi alla prova con atleti provenienti da tutto il mondo.

Sofia, i tuoi traguardi sportivi sono noti a tutti, l’ultimo la partecipazione ai Giochi Olimpici di Buenos Aires, ma tralasciando per un momento lo sport, cosa fa Sofia quando ripone la sua bici da corsa? Sappiamo che sei anche una studentessa modello.

Quando non mi alleno e non sono in viaggio, è vero, mi concentro molto sulla scuola – frequento il 4° anno di Ragioneria, indirizzo turistico – per cercare di portarmi avanti nello svolgimento dei programmi didattici. Il tempo è sempre poco e riuscire a coinciliare allenamenti, gare e impegni scolastici a volte non è semplice. Mi trovo molto bene con i miei compagni di classe e per fortuna ho degli ottimi insegnanti che, soprattutto nei periodi dell’anno in cui sono impegnata con gli appuntamenti della stagione, mi supportano e cercano sempre di venirmi incontro. Inoltre da circa due anni il Miur ha attivato il programma di Sperimentazione Studenti Atleti di Alto livello, in cui sono inseriti atleti come me impegnati in competizioni di un certo livello e che tramite una differente calendarizzazione delle verifiche in classe ci aiuta a non restare indietro nello studio. Ad esempio, quando abbiamo gare nel weekend, siamo esentati dalle verifiche ed interrogazioni del lunedì. Le svolgiamo più avanti, nel corso della settimana.

Tra appuntamenti sportivi e studio sei quindi sempre impegnatissima, riesci a ritagliarti del tempo libero? 

Diciamo di sì, anche se non è facile. Quando sono in pausa dagli allenamenti, come in questi giorni, in attesa di riprendere quelli della stagione invernale, riesco ad avere più tempo da dedicare ai miei amici e alla mia famiglia. Dopo lo studio mi concedo momenti di riposo ed esco con gli amici, nel fine settimana vado a qualche festa, insomma cerco di svagarmi un po’ come tutti gli altri ragazzi della mia età. 

Quando hai iniziato a praticare ciclismo? Sicuramente papà Andrea ha avuto un ruolo determinante in questa scelta…

Sì, ovviamente. È stato lui a mettermi per la prima volta in sella ad una bici, avevo sei anni. Da quel momento è nata una passione immensa per questo sport, ho iniziato a praticarlo assiduamente, a seguire i consigli di mio padre che è diventato anche il mio allenatore. Poi le prime gare di strada e pista, individuali e a squadra, la convocazione in nazionale, l’oro ai Campionati Mondiali su pista inseguimento a squadre dello scorso luglio ed infine la vittoria del titolo a squadre agli europei Juniores e del bronzo su pista individuale. È stata una lunga cavalcata, che ha richiesto tanti sacrifici, alla fine ripagati da grandi soddisfazioni e importanti traguardi raggiunti. 

Soffermandoci ancora sul rapporto con tuo padre, che è anche il tuo coach, senti su di te la tensione-responsabilità del cognome che porti?

No, assolutamente, o meglio, diciamo che mio padre è molto bravo a non trasmettermi questo senso di responsabilità da cui potrebbero scaturire ansie e paure. Anzi, proprio perchè ha vissuto esperienze sportive simili alle mie, è in grado di capire perfettamente i miei stati d’animo, le mie paure ed incertezze. Poi, da parte mia, c’è grande apertura: condivido con lui i miei pensieri,le mie insicurezza senza alcun timore. I suoi consigli sono preziosi, mi aiutano a non abbattermi e a guardare alla vita sempre con positività. E poi quando siamo insieme ci divertiamo veramente tanto, scherziamo di continuo.

Quante volte ti alleni durante la settimana e con chi?

Tutti i giorni, per almeno due ore. Di solito subito dopo scuola, dalle 15 alle 17, per sfruttare appieno le ore più calde e luminose della giornata. Corro da sola, a volte raggiungo a Madonna dell’Albero un gruppo di amatori e poi da lì ci dirigiamo verso le colline forlivesi o nelle campagne di Sant’Alberto. Terminato l’allenamento, ritorno a casa e mi butto sui libri. 

L’aspetto che ami di più di questo sport?

La fatica delle salite e l’ebrezza delle discese. Amo studiare i percorsi, capire come affrontare quelli più difficili e come poter migliorare le mie prestazioni. 

Nessun timore del rischio?

No, anzi, il rischio mi accende. Ho un animo un po’ “spericolato”, lo ammetto. Mi diverto un sacco quando corro e l’idea di fare fatica, di provarla durante un allenamento o una gara, non mi paralizza. 

Ti è mai capitato di pensare “adesso mollo tutto”? Tanti giovani come te abbandonano lo sport durante l’adolescenza…

Sì, una volta. Esattamente alla fine della terza media, quando avevo da poco iniziato le superiori. La mole di studio era aumentata notevolmente, il tempo libero a disposizione scarseggiava sempre più, credevo di non farcela. Tutto era diventato un po’ troppo. Vedevo le mie amiche uscire, andare alla feste e ritrovarsi con gli altri ragazzi del gruppo. Poi, un giorno, mio padre mi ha inviato un messaggio, dove mi raccontava che anche lui alla mia età aveva vissuto un momento simile e come era riuscito a superarlo. E che lui avrebbe accettato qualsiasi mia decisione, perchè mi capiva. Sinceramente è bastato il suo supporto per farmi ritornare in carreggiata. Da quel momento in poi non ho avuto più alcun cedimento. So che lo sport mi impegna tantissimo, ma è anche grazie ad esso che ho avuto l’opportunità di vivere esperienze uniche, di viaggiare molto e conoscere tantissimi altri giovani atleti come me. È uno sport a cui dono il meglio di me, ma che in cambio mi fa vivere emozioni incredibili, uniche.

Sofia, fra un anno terminerai le superiori, e poi? Cosa vorresti fare da grande?

Non penso di iscrivermi all’università. Porterò avanti la mia carriera sportiva, con l’obiettivo di entrare a far parte delle forze armate. Mi piacerebbe entrare in Polizia. 

E restando sul piano sportivo, qual è l’obiettivo che ti sei posta per la nuova stagione?

Sicuramente fare molto bene ai mondiali pista 2019. E poi il sogno più grande resta sempre quello di partecipare ad un Olimpiade, la prossima è in programma nel 2020 a Tokyo, poi a Parigi nel 2024. Vedremo, io ce la metterò tutta, come sempre.

E Sofia e l’amore, invece?

C’è un amore, sì. È un ragazzo di Ravenna, con cui sto da quasi tre anni. Riusciamo a ritagliarci degli spazi per noi durante la settimana, anche se con grandi difficoltà dovute soprattutto ai miei impegni sportivi. Quando sono a casa, ci vediamo a volte la sera dopo lo studio o nei weekend. È un ragazzo in gamba, che mi sostiene e mi capisce. E cosa importante, mi lascia libera nel vivere le mie esperienze e fare le mie scelte.

                                        
                                          Sofia Collinelli, oro ai mondiali 2018 su pista inseguimento a squadre


Erika Digiacomo



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