Consar Ravenna, il capitano Riccardo Goi suona la carica: “C’è una grande energia positiva in squadra, non vediamo l’ora di tradurla in campo” foto

È il faro della Consar Ravenna e mai come quest’anno la luce dei riflettori è puntata su di lui. Classe 1992, il libero Riccardo Goi, originario di Viadana in provincia di Mantova è alla decima stagione con il club ravennate. Il capitano della Consar, stabilitosi a Ravenna da diversi anni riflette sempre più valori come attaccamento alla maglia e riconoscenza verso una realtà che lo ha accolto (più volte) a braccia aperte.

Avviatosi al volley nel settore giovanile della Gabeca, società con sede a Monza, “Ricky” è stato saltuariamente aggregato alla prima squadra nella stagione 2009-2010. L’anno dopo Goi è passato all’Edilesse Conad Reggio Emilia in Serie A2 rimanendovi per tre annate. Il debutto di Riccardo in suolo ravennate è avvenuto nel 2013/2014 con l’allora CMC Ravenna. L’esordio in Serie A1 sarà il primo di tanti passi sino alla vittoria della Challenge Cup nel 2017-2018 con l’allora Bunge Ravenna. Prima di tornare a Ravenna nel 2021 “Ricky” ha disputato due stagioni altrove, rispettivamente in A1 con Vero Volley Monza nel 2019/2020 e con Prisma Taranto in A2 nell’anno successivo.

Attualmente Consar Ravenna sta affrontando la fase di preparazione in vista della stagione 2024-2025. Lunedì 19 agosto la prima squadra è stata presentata al ristorante “il Molinetto” (celebre sponsor del team) e sono iniziati gli allenamenti.

L’INTERVISTA

Riccardo, che tipo di lavoro avete svolto negli allenamenti? 

“Stiamo seguendo la tabella di marcia. Nella prima mattinata, come in tutte le preparazioni, la squadra ha svolto lavoro fisico assieme al preparatore in sala pesi. Nel pomeriggio ci siamo dedicati alla circolazione della palla togliendo un po’ di ruggine da tutti noi (ride ndr). Ci attende molto lavoro fisico nei prossimi allenamenti per rinforzare le gambe, in particolare attraverso il movimento di palla. Anche mercoledì mattina, 21 agosto, abbiamo fatto una seduta di palla con successivo lavoro fisico”.

Qual è il clima attuale all’interno dell’organizzazione?

“Ad inizio stagione spesso c’è un clima molto positivo e propositivo, con tanta voglia di cominciare dopo mesi di stop. Le nostre aspettative sono tutte positive e vedo un bel gruppo di ragazzi con un bagaglio d’esperienza notevole, nonostante l’età media non sia alta, per i livelli in cui si cimenta. Ritengo che i giovani dovranno essere bravi a fare squadra il prima possibile. La voglia di fare bene e la positività che abbiamo dobbiamo trasferirle in campo il prima possibile”.

Generico agosto 2024

Che rapporto hai con coach Valentini?

“Personalmente non avevo mai lavorato con Antonio, ma chiaramente lo conoscevo perché l’ho affrontato in più di un’occasione come avversario. Quando Valentini ha allenato a Ravenna io non facevo parte della squadra. Detto tutto questo ho sempre sentito parlare bene di lui e siamo partiti con il piede giusto”.

Quali sono state le tappe più importanti della tua carriera?

“Ho iniziato a giocare a Casal Maggiore dove già vivevo, quindi tutto è partito da lì. Un altro passo importante per me è stato affacciarmi al mondo di alto livello quando frequentavo la 5^ superiore giocando in A2 con Reggio Emilia. Attorno ai 20 anni sono arrivato a Ravenna e da qualche tempo mi ci sono stabilito. Sono stati sei anni importanti quelli in cui ho giocato a Ravenna, prima di fare altre due esperienze fuori da questo club. La stagione 2024-2025 sarà la decima che affronto con il team e penso di poter dire di essere un ravennate a tutti gli effetti. Anche la mia vita al di fuori della pallavolo si svolge prevalentemente a Ravenna. Quest’estate mi sono sposato ed è da sette anni che frequento la città. Venivo qui anche prima di giocare per la Consar perché c’è il mare (sorride)”.

Se dovessi scegliere la miglior stagione che hai disputato a Ravenna?

“Sicuramente l’annata in cui abbiamo vinto la Challenge Cup. Quella è davvero una delle stagioni che ricordo con maggior piacere: sia per la vittoria che abbiamo conseguito, sia per il gruppo che si era formato. Non che gli altri gruppi in cui ho militato fossero meno validi, ma quella formazione ha saputo fare squadra non solo in campo, ma anche al di fuori di esso. Un fattore che ha aiutato molto per arrivare alla vittoria. Anche l’anno scorso è stato importante per me perché ero in una situazione particolare. Essendo tra i più esperti del lotto mi sono trovato a lavorare con tanti ragazzi giovani e penso che, oltre ad aver disputato un buon campionato, siamo riusciti anche a creare un bel gruppo. Riassumendo tutte le stagioni ti lasciano qualcosa, ma se devo proprio sceglierne una in particolare allora dico 2017-2018.

Com’è avvenuta la prosecuzione del tuo accordo con Consar Ravenna?

“In maniera naturale, direi. Al termine della passata stagione abbiamo fatto il punto della situazione e sia il sottoscritto che la società avevano come obiettivo quello di proseguire assieme”.

L’essere la bandiera della squadra ti crea molta pressione? 

“Direi di no, è una condizione che vivo molto serenamente da qualche anno. Il ruolo che occupo mi trasmette un forte senso di responsabilità e mi preme essere un riferimento anche dal punto di vista umano, aldilà delle prestazioni tecniche. Mi piace trasmettere ai più giovani l’esempio su come un giocatore si dovrebbe comportare e come funziona la vita del professionista. Credo che tutti i giovani si affaccino al gioco della pallavolo con lo scopo di trasformarlo in un lavoro. Mi piacerebbe lasciargli qualcosa che possono portarsi dietro”.

Generico agosto 2024

Che rapporto hai con la città di Ravenna?

“In questa città si respira subito una grande cultura pallavolista, soprattutto all’interno dell’organizzazione. La città di Ravenna è molto legata agli stupendi periodi della Messaggero e della Teodora. Chiaramente si tratta di stagioni che non ho vissuto personalmente perché non ero ancora nato! (ride). L’heritage del volley ravennate è palpabile ogni volta che si entra al Pala de André. Non essendo originario di Ravenna forse il mio giudizio è un po’ di parte, ma non posso che parlare bene della città e non ho mai sentito un compagno di squadra lamentarsene. Ravenna è una città a misura d’uomo con tante offerte e servizi e oltretutto è vicino al mare. Se devi staccare un attimo con la routine, soprattutto in estate, è perfetta. Tornando al club penso che in A2, di società organizzate bene come Ravenna, ce ne siano davvero poche…”

Ci sono motivazioni particolari dietro al numero di casacca che indossi da tempo?

“A Ravenna ho sempre avuto il numero 10 e ormai mi ci sono affezionato. Il club mi assegnò il 10 al mio esordio a Ravenna e, da bravo ragazzo giovane, non feci storie (sorride). Se qualcuno me lo dovesse chiedere farei fatica a cederlo, ma non c’è nessun motivo particolare dietro alla scelta. Mi ci sono affezionato, via!”.

Hai dei rimpianti nella tua carriera?

“No, perché le scelte che ho fatto in quei precisi momenti avevano senso per me. Ho scelto come sentivo di fare, soprattutto quando ho optato per diverse squadre in cui giocare. Certo è capitato che una stagione non sia andata come magari qualcuno sperava, ma del senno di poi son piene le fosse. Penso di aver sempre accettato il verdetto con il cuore in pace”.

Quali fattori ti hanno spinto a mollare il calcio concentrando tutte le tue forze sulla pallavolo?

“Premetto che lo sport mi piace davvero tutto e, soprattutto quando ero piccolo, ne praticavo diversi. Da quando sono professionista riesco a praticare altri sport solo fuori stagione. Quando ho scelto di optare per la pallavolo piuttosto che per il calcio è perché me la stavo cavando meglio nel volley. Fino alla seconda/terza superiore praticamente praticavo sia il calcio che il volley, poi dal momento in cui mi hanno chiamato in serie B a Viadana ho dovuto fare una scelta. Concludendo, penso sia stato soprattutto il caso a spingermi e, in seconda istanza, la costanza che ho espresso nella pallavolo”.

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